RAPPORTO 2018 SULLA SECOLARIZZAZIONE

Antonio Greco

Dal 1995 al 2015 esiste in Italia un monitoraggio della società italiana e una ricerca sulla diffusione della secolarizzazione in Italia. Non è un sondaggio che potrebbe essere manipolato o che comunque potrebbe essere influenzato da fattori psicologici. Sono dati, ricavati da fonti ufficiali, sui comportamenti effettivi dei monitorati e non sulle opinioni. La ricerca è finalizzata a costruire un indice nazionale di secolarizzazione che misura quanto nella vita concreta gli italiani sono obbedienti alle regole della chiesa cattolica e quanto la società italiana è sempre più autonoma dalla chiesa e quanto la stessa società si secolarizza con il passare degli anni.

La ricerca fa capo alla Fondazione Critica liberale, di cui è direttore Enzo Marzo, che da oltre trent’anni è giornalista del Corriere della Sera. La Fondazione pubblica la rivista “Critica Liberale”, mensile di sinistra liberale.  Questa rivista nel numero di dicembre 2018 ha pubblicato, in collaborazione con l’Ufficio Nuovi Diritti della Cgil nazionale e grazie ai fondi Otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi, il “Rapporto 2018 sulla secolarizzazione e la laicità in Italia”. Nello stesso numero è stato pubblicato anche il VII Rapporto sulle confessioni religiose e tv (dal settembre 2010-agosto 2011 al settembre 2016-agosto 2017), 22 Tabelle, Fonte Geca Italia,  l’VIII rapporto sui telegiornali (dal 2009 al 2016), 16 Tabelle, sempre Fonte Geca Italia, (Tempi di notizia dei soggetti confessionali nei Telegiornali, Valori assoluti e percentuali) e un Focus su Papa Benedetto XVI e Papa Francesco (dal 2009 al 2016), 2 Tabelle, Fonte Geca Italia (Tempi di parola ai due Papi e Tempi di notizia dei due Papi, in valori assoluti e percentuali).

Il commento a questi ultimi rapporti è di Enzo Marzo e ha per titolo “Il monopolio televisivo della chiesa cattolica durante il tramonto di Renzi”.[1]

Uno “sguardo lungo” e la evoluzione decennale 

Il rapporto 2018 sulla secolarizzazione mette insieme le statistiche provenienti da ISTAT, Ufficio statistico del Vaticano, Conferenza Episcopale Italiana, Ministero dell’Economia, Servizio nazionale della Conferenza episcopale per l’insegnamento della religione cattolica, Miur, Ministero della salute e IMS Health (società specializzata in ricerche di marcheting sul mercato sanitario) e riporta i dati, anno per anno, rilevati dal 1995 al 2015.

Gli indicatori del Rapporto sono suddivisi in 5 macro aree e sono 135.

A – Sacramenti e liturgie, con 36 indicatori così suddivisi: Battesimi (7 indicatori)[2], Prime comunioni e confermazioni (3 indicatori), Matrimoni (8 indicatori), Nuove ordinazioni diocesane (18 indicatori);

B – Finanziamento della chiesa, con 18 indicatori;

C – Educazione, con 45 indicatori così suddivisi: Ora di religione (4 indicatori), Istituti scolastici (22 indicatori), Alunni (11 indicatori), Educazione cattolica alunni (8 indicatori);

D – Chiesa nel sociale, con 16 indicatori;

E – Scelte etiche in osservanza del magistero, con 26 indicatori così suddivisi: Separazioni concesse (5 indicatori), Divorzi (4 indicatori), Filiazione (3 indicatori), Consumi di anticoncezionali orali (3 indicatori), Interruzioni volontarie di gravidanza (11 indicatori).

Il commento al Rapporto è di Lorenzo Di Pietro e ha per titolo: “Più secolarizzazione, con eccezioni (mai così pochi sacerdoti)”.

Sacramenti e liturgie

Nel 1995, il primo anno del Rapporto, si sposavano in Italia circa 290.009 coppie. Di queste, ben 232.065 lo facevano con “rito concordatario”, in chiesa, e solo 57.944 con quello civile. Dopo dieci anni, nel 2005, il numero totale dei matrimoni era sceso a 247.740, la quantità di quelli religiosi calata a 166.431 e quella dei civili salita a 81.309. Nel 2015, si sono sposate in totale in Italia 194.377 coppie e di queste solo 106.333 l’hanno fatto in chiesa; il numero di matrimoni civili è cresciuto ancora, superando quota 88.044. Dunque, nel 1995, in percentuale l’80 per cento degli italiani si sposava in chiesa, mentre vent’anni dopo, nel 2015, ha compiuto questa scelta solo il 54 per cento delle coppie.

La conferma a questa tendenza di allontanamento dalla chiesa cattolica viene confermato da questo altro indice: I bambini nati fuori dal matrimonio: nel primo anno di rilevazione, il 2001, erano 53.542, quattordici anni più tardi, nel 2015, erano quasi triplicati, 139.611. Nello stesso intervallo di tempo, i nati da coppie sposate sono diminuiti di parecchio, passando da 481.740 a 346.169.

La tendenza alla secolarizzazione e all’indebolimento dell’attaccamento degli italiani alla religione viene confermata dal sacramento dell’ordine. Le nuove ordinazioni di preti sono in caduta verticale. Nel 1995, la Chiesa Cattolica aveva sfornato 533 nuovi sacerdoti; vent’anni dopo, nel 2015, le nuove ordinazioni si sono quasi dimezzate: 342. Il clero è sempre più anziano ma con 25.000 parrocchie da servire.

Altri indicatori sembrano mostrare una secolarizzazione meno accentuata: per prime comunioni e cresime, anch’esse calate negli ultimi anni, ma ancora molto numerose e popolari. La ragione della difformità va ricercata nel fatto che prime comunioni e cresime, oltre a rappresentare splendide occasioni per festeggiamenti luculliani, sono sacramenti relativamente “light”, poco impegnativi. Quella di sposarsi in chiesa o di farsi ordinare prete è una decisione che ha conseguenze serie e importanti per la vita di chi le compie, mentre la cresima è definita con amarezza dagli stessi preti il “sacramento dell’addio”, il momento nel quale si conclude, con tanto di solenne certificato, la partecipazione dei giovani alla vita della Chiesa.

Finanziamento

 Se la secolarizzazione avanza, le risorse materiali della chiesa cattolica non sembrano affatto in crisi: benché le firme per l’8 per mille fossero in calo costante dal 2003 (89,2%) al 2015 (79,9%), il gettito fiscale trasferito dallo Stato alla Chiesa è cresciuto esponenzialmente, superando il miliardo di euro nel 2010 (977 ml di anticipo + 90 ml di conguaglio). Nel 2015 il trasferimento è stato di 1.013 ml. Eppure dei 40 milioni di italiani che ogni anno compilano la dichiarazione dei redditi, nel 2015 solo il 42,8 %, (18 milioni) ha dato indicazioni sulla destinazione del proprio otto per mille. Ma per l’infernale meccanismo voluto da Craxi nel 1984, a finire nelle tasche delle confessioni religiose non è soltanto l’otto per mille del reddito di chi si è espresso ma di tutti i 40 milioni di contribuenti. Nel 2015 a indicare la chiesa cattolica come destinatario dell’otto per mille è stato il 34,2% dei contribuenti. Ma secondo un rapporto della Corte dei Conti, qualche dubbio è lecito sollevare anche su questa percentuale, in quanto sulla base di indagini a campione effettuate dalla Agenzia delle Entrate, sono emerse irregolarità sull’otto per mille in quasi il dieci per cento dei casi, con dichiarazioni falsificate o sostituite.

 Un dato curioso emerge dal rapporto se si considera che invece l’indicatore delle donazioni spontanee, in vent’ anni, segnala una diminuzione di esse di un terzo: 22.397 ml nel 1995 e una riduzione progressiva fino alle 9.687 ml del 2015.

Educazione

Il numero degli studenti che si avvalgono dell’ora di religione aumenta nel 2015 di un decimo di percentuale: dall’87,8 al 87,9. Nel 1995 la percentuale era del 93,9. Nel 2014 gli insegnati di religione laici avevano sfiorato il 90%.

Gli istituti cattolici diminuiscono di 70 unità e per effetto del calo demografico diminuiscono anche gli studenti che frequentano istituti cattolici.

Chiesa nel sociale

Aumentano dell’uno per cento gli istituti di assistenza e beneficienza cattolici, mentre rimane pressoché invariato il numero di ospedali, ridotto di una unità, ma costante da tre anni a 102, ben lontano dai 243 del 2007.

I centri di aiuto alla vita fino al 2014 cresciuti fino a raggiungere le 355 strutture, diminuiscono per la prima volta nel 2015, passando a 347.

Scelte etiche in osservanza del magistero

Oltre al dato del numero più alto di separazioni nel 2015 con 2.400 casi in più rispetto al 2014, un altro dato preoccupante, difficile da interpretare ai fini della secolarizzazione della società, è la diminuzione del consumo di anticoncezionali orali (o ormonali). Difficile dire se sono cresciute altre forme di contraccezione o questa riduzione sia dovuta all’uso della contraccezione di emergenza più diffusa a seguito di alcune sentenze e alla decisione della Regione Lazio di non esonerare gli obiettori di coscienza dal somministrarla.

Continua la lenta discesa del numero di aborti che nel 2015 ha toccato la cifra di 87.639. Stabili gli obiettori di coscienza dei ginecologi, il 70 %.

Secondo Lorenzo Di Pietro, di Critica Liberale, il risultato del Rapporto 2018 (la fotografia di come evolve la società italiana rispetto al suo rapporto con il credo cattolico) è “un risultato misto” sul processo di secolarizzazione della società italiana. “Alcuni fenomeni suggeriscono una inversione di tendenza rispetto alla china calante del rapporto tra gli italiani e la fede cattolica. Altri numeri continuano invece a confermare la tendenza storica, cioè quella di un costante allontanamento, per lo meno nelle sue manifestazioni pubbliche”.

A chi può interessare il Rapporto?

I dati vistosi di questo Rapporto non sembrano interessare a molti perché sono pochi coloro che si interessano di laicità e di libertà religiosa in Italia. Anche in questo campo è visibile il ritardo delle classi dirigenti che sono rimaste aggrappate a vecchie usanze clericali degli anni ’50 mentre i cittadini e la loro cultura sono molto cambiati. Altrettanto si può dire dei vertici ecclesiastici italiani.

In questi giorni, il 19 luglio, ricorre l’anniversario dei settanta anni dalla emanazione del decreto del Sant’Uffizio che scomunicava i comunisti (1949). Quale italiano e cattolico oggi potrebbe immaginare un atto similare di ingerenza ecclesiastica nella vita politica? Eppure la sorpresa viene da politici che, con il rosario in mano, sognano la creazione di una chiesa italica e patriottica, separata dalla attuale reggenza di papa Francesco.

Ma è proprio vero che il ritardo è solo delle classi dirigenti e non dei cittadini e/o dei singoli cattolici?

I numeri del Rapporto 2018 ci dicono che allo scoglio del cinismo e alla inconsapevolezza di gran parte dei vertici politici ed ecclesiastici molti italiani e cattolici rispondono con un distacco silenzioso ma inesorabile dal tradizionale credo religioso.

11 luglio 2019

[1] Tutti i dossier sono pubblicati nel numero dell’annuale “Critica liberale”, edita da Biblion Edizioni, vol. XXV, n. 233, settima serie, n. 1, dic. 2018. Sito internet: criticaliberale.it

Sul commento di Marzo ai due rapporti e al Focus torneremo in futuro.

[2] Non potendo riportare tutti e 135 gli indicatori, riportiamo solo, a mo’ di esempio, quelli sul battesimo: Battesimo, battesimi tra 0 e 7 anni, battesimi oltre il 7.mo anno, battesimi 0-7 anni sul totale dei nati vivi (%), battesimi oltre il 7.mo anno sul totale dei battezzati (%), nati vivi fuori del matrimonio, nati vivi all’interno del matrimonio.

 

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One Reply to “RAPPORTO 2018 SULLA SECOLARIZZAZIONE”

  1. Secolarizzazione! Può durare in un passaggio temporale di grandi distrazioni e di grandi ignoranze. Ma non può continuare, i testimoni saranno la convinzione testimoniale.Tutto è finito, ideologie e idee, la Chiesa dura da duemila anni e durerà fino alla fine dei tempi e nulla prevarrà su di essa. La certezza del cristiano nel mondo ma non del mondo.

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