ARMIDO RIZZI E GLI AMICI

Di seguito uno scritto dei suoi amici salentini, Antonio Greco e Cinzia Mondatore, in occasione della pubblicazione del saggio curato da Carmine Di Sante sull’opera di Armido Rizzi nel 2018.

“Dentro la Bibbia”

Il testo di Carmine Di Sante, che abbiamo letto, è una ottima antologia della Teologia Alternativa di Armido. “Alternativa alla filosofia e alla teologia che avevo imparato, dove su cento tesi (un gesuita alla fine degli studi doveva dare un esame su cento tesi) non ce n’era una che dicesse “Dio è amore”. Infatti la filosofia e la teologia imparate negli anni di formazione di Armido erano strutturate attorno al pensiero greco.

A questa dottrina io non avevo più creduto; e tutto quello che ho studiato e scritto liberamente è dunque un modo di pensare una “teologia alternativa”: non solo nel senso di opposta a quella classica ma nell’accezione positiva di intendere l’amore per Dio quale viene inteso dalla Bibbia (Antico e Nuovo Testamento), cioè non come eros ma come agape: amore per il Dio “altro”. Questo è stato ed è un “pensare dentro la Bibbia”: servendomi degli esegeti ma non fermandomi ad essi, perché il “pensare” esige un passo oltre l’esegesi. Perciò il mio impegno di teologo è stato una volontà di commento approfondito al kerygma, cioè all’annuncio dell’Antico e del Nuovo Testamento”.

Le 376 pagine dell’antologia di Di Sante rinviano a più di venti libri, ai tantissimi articoli e saggi che Armido ha scritto e sintetizzano in modo molto chiaro e convincente gli elementi essenziali della teologia alternativa rizziana. Ma chi ha seguito in questi anni Armido, come noi, ha trovato il testo, necessariamente, non esaustivo.

La novità più pregnante della ricerca teologia di Armido, pur nella sua autonoma di pensiero, è nel fatto che ciò che Armido ha pensato, ha anche vissuto. Il suo pensiero si comprende molto di più quando si collega alle sue scelte di vita: audaci, coerenti e militanti.

Tre anni fa lo stesso Armido ha scritto:

Pur provenendo da una famiglia povera (di una povertà dignitosa), venni colpito dalla scoperta teologica, e scrissi due lunghi articoli appunto sulla Teologia della Liberazione, con particolare riferimento a Gutierrez. Ma la vera scoperta esistenziale la feci una decina di anni dopo, quando – nel 1983 – venni chiamato a fare un corso di teologia a Lima, in Perù. Il corso durò poco (circa una settimana); ma la mia presenza in Perù si prolungò per tre mesi; e fu questa la ragione per cui venni a contatto con la povertà nel senso più forte del termine: ricordo come, nell’entrare in quelle case, venivo come aggredito da visioni disumane, e per almeno un mese mi venne ogni volta il nodo alla gola.

Tornato a casa, mi venne chiesto di scrivere qualcosa sull’esperienza fatta; e scrissi un libretto dal titolo L’oro del Perù: la solidarietà dei poveri(“dei” è qui genitivo oggettivo). Da allora tutto quello che ho scritto è in qualche modo legato a questo tema. Anche il mio piccolo best-seller (Dio in cerca dell’uomo. Rifare la spiritualità) è in sostanza un cercare quell’amore che non è l’amore di eros (cioè l’amore che cerca di salire verso Dio perché è il sommo bene (cosa che avevo imparato da Tommaso d’Aquino, il quale appunto si rifaceva ad Aristotele). Chi cerca il volto di Dio lo trova nei poveri, chi vuol vivere il suo amore deve servire i poveri. Poveri non sono soltanto coloro che non hanno beni economici, ma coloro che sono ammalati, umiliati, prigionieri, carcerati, stranieri, ecc. (cfr. per esempio Mt 25, 31ss.)” (in “pretioperai” n. 109/110 del dicembre 2015).

Chi ha avuto la fortuna di aver conosciuto pensiero e vita di Armido, come noi, sa bene di non essere stato aiutato soltanto a “pensare altrimenti la fede cristiana dentro la Bibbia” ma anche a “vivere altrimenti dentro la Bibbia”, in questi tempi molto difficili, da adulti, con “lotta e benedizione”, come più volte abbiamo sentito dirci da Armido.

Impossibilitati a poter partecipare alla presentazione del testo di Carmine, chiudiamo questo breve scritto servendoci delle parole (per non ripetere le sue) di un altro teologo, amico di Armido, don Giuseppe Ruggieri:

La situazione attuale dello spirito umano è segnata inoltre dal discorso scientifico. Il racconto cristiano, confrontato con la cultura scientifica, appare ingenuo. (…) Il dissidio tra scienza e fede è molto diverso dagli altri due grandi dissidi epocali che hanno segnato la storia della fede cristiana: quello con una filosofia autonoma dalla fede, che vide impegnato il genio di Tommaso (…) e quello con l’approccio storico-critico alle Scritture (…). In gioco non è questo o quel risultato della pratica scientifica (origine dell’universo, origine della specie umana ecc.) ma il presupposto metodico: non accettare nessuna autorità estranea a quella che proviene dal controllo intersoggettivo. Tentare di sciogliere questo nodo, cercando concordanze possibili tra i singoli elementi dei rispettivi racconti, non porta molto lontano. E la fede, che ho sperimentato nella lotta quotidiana con l’angelo sconosciuto che apparve a Giacobbe, esige ben altro: esige la lotta e la benedizione, dove la benedizione è accoglimento, capacità cioè del racconto credente di accogliere altri racconti, che non vengono assorbiti ma continuano a vivere “benedetti”, anche se diversi e contrari”. (Giuseppe Ruggieri, Della Fede, Carocci ed., Roma, 2014, pp.13.14).

Grazie, per tanto e per tutto, ad Armido, ad Alberta, a Benedetta e a Carmine.

Lecce 19.10.2018 Cinzia e Antonio

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