IL POPOLO E LA SCELTA DEL VESCOVO

La scelta di un vescovo in una diocesi oggi è appannaggio del nunzio apostolico della nazione di appartenenza. Ma non è stato sempre così nella storia della chiesa. Si pensi alla elezione di Ambrogio a Milano da parte del popolo. E speriamo che non sarà sempre così. Uomini, donne e cittadini cominciano a muoversi per chiedere di essere sentiti nella definizione di un profilo di vescovo adatto alla loro comunità. Per adatto si intende in grado di entrare in sintonia con la comunità che vanno a presiedere (non a comandare) e con la storia vissuta da quella comunità. Si tratta di scegliere una guida che aiuti la comunità a vivere il vangelo in un preciso contesto storico e culturale. Qui di seguito pubblichiamo un appello che alcune firme individuali e associative della diocesi di Caserta (il primo firmatario è Sergio Tanzarella professore di Storia della Chiesa antica alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale a Napoli)  hanno indirizzato al papa e al nunzio apostolico in Italia delineando un profilo di vescovo che a loro parere potrebbe essere utile nella diocesi campana. Ma ci sono dei precedenti. Nel 2020 a Genova un’altra richiesta in tal senso fu formulata da un gruppo di uomini e donne della chiesa locale. Nel 2002 Noi Siamo Chiesa elaborò una lunga e articolata proposta per un percorso di consultazione guidato dallo stesso cardinale Martini. Entrambe queste iniziative sono consultabili al seguente indirizzo http://www.noisiamochiesa.org/?p=7883

Notiamo con piacere che non siamo i soli ad avere interesse per questo tema. Nel documento con cui nel 2014 si dette inizio a questa nostra esperienza di riflessione  https://manifesto4ottobre.blog/2014/10/10/manifesto-del-4-ottobre/  una delle proposte riguardava proprio l’elezione dei vescovi. Scrivevamo nel paragrafo “Chiesa povera e potere interno”: “Una chiesa povera è anche una chiesa in cui, al suo interno, il vescovo esercita il governo di persone e cose come “vicario di Cristo” e non del pontefice romano o, peggio, della curia vaticana. A chi spetta scegliere e nominare un vescovo di una chiesa locale? Ribadita la inaccettabilità di qualsiasi interferenza politica esterna alla vita ecclesiale, ma anche il dato certo che il diritto della curia romana di nominare un vescovo in una chiesa locale non ha un fondamento teologico ma è una prassi storica, quale voce dovrebbero avere tutte le componenti della chiesa locale nella scelta del suo vescovo? 
Un problema questo enorme che tocca il cuore del potere ecclesiale e sul quale il silenzio di laici e preti appare singolare e strano. Non ci si può lamentare, a nomina avvenuta, se un nuovo vescovo interrompe o cancella un lavoro di decenni di una chiesa locale e se le alate affermazioni della Lumen Gentium sul primato del popolo di Dio, uomini e donne, rimangono retoriche e vuote. 
Il potere di governare una chiesa locale deriva al vescovo dall’essere testimone della Resurrezione di Cristo e il suo potere giuridico e amministrativo è basato ed è secondo a questa testimonianza. A riguardo, commuove rileggere il “patto delle catacombe che il 16 novembre 1965 quaranta vescovi, padri conciliari, firmarono a chiusura del Vaticano II (Patto delle Catacombe, 1965, in, fra tanti, Raffaele Luise, Con le periferie nel cuore, ed. San Paolo, 2014, pag. 143.). La semplicità evangelica delle proposte di vescovi (e non di pazzi contestatori), che vissero ciò che sottoscrissero, cozza con la dura realtà e con le contraddizioni di altri modi più mondani e meno evangelici di governare una chiesa locale.” Troviamo confortante che anche nel documento dei cristiani di Caserta si chieda di sottoscrivere il Patto delle catacombe. 

Caserta, 6 novembre 2020

Al carissimo papa Francesco,

e all’arcivescovo Emil Paul Tscherrig (Nunzio Apostolico in Italia),

Anche se purtroppo, in quanto laici, non ci viene ancora richiesto alcun consiglio sulla designazione del nuovo vescovo di Caserta avvertiamo il dovere di farci carico di fornirvi il profilo del vescovo di cui la nostra diocesi ha grande bisogno. Non vogliamo darvi dei nomi, sebbene certo li abbiamo, ma affidarvi un impegno.

Non serve che il nuovo vescovo sia un buon amministratore quanto un evangelizzatore che metta al primo posto la gioia del Vangelo da condividere quotidianamente con tutti.

Egli deve aderire non verbalmente ma concretamente al magistero di papa Francesco ed essere un vescovo che ha un episcopio dalle porte sempre aperte a tutte le ore del giorno per ricevere sempre tutti senza appuntamento e senza protocolli, un vescovo che dà la preferenza ai più impoveriti e alle vittime di ingiustizie e razzismo e che è del tutto disinteressato a coltivare amicizie e relazioni con i potenti.

Vorremmo un vescovo senza gemelli d’oro, senza l’abbigliamento ecclesiastico di costosissime sartorie e senza le insegne del potere, un vescovo che appena può scenda per strada, che visiti le case dei malati e dei poveri, che frequenti l’ospedale, che non taccia dinnanzi alle ingiustizie e alla distruzione sistematica dell’ambiente di cui è vittima Caserta e la sua provincia, che condivida la vita con noi del popolo, che non predichi la rassegnazione ma annunci la liberazione del Vangelo, che affermi in nome di Gesù Cristo il primato assoluto della Pace contro ogni giustificazione della guerra e delle armi. Per far questo non occorrono convegni e giornali ma un lavoro profondo di presenza, ascolto e formazione delle coscienze.

Vorremmo che con il nuovo vescovo si interrompa il ferreo uso del trasferimento da un’altra diocesi, perché il vescovo non è un prefetto o un funzionario ministeriale che debba ambire ad una sede più prestigiosa, l’epoca costantiniana dovrebbe essersi conclusa.

Escludete pertanto tutti coloro che vogliono venire a Caserta, quelli che chiedono intercessioni e ambiscono a cattedre elevate. Per questo vorremmo che voi sceglieste tra i tanti parroci che ci sono in Italia, preti e uomini esemplari, non carrieristi e che non hanno studiato da vescovi ma da semplici pastori. Ve ne sono moltissimi in Italia che hanno promosso comunità vive, che hanno anteposto a tutto l’effimero e alla pompa il dialogo sempre aperto con la cultura in nome del Vangelo, il servizio quotidiano ai poveri e agli ammalati, l’ascolto attento ai segni dei tempi e l’amore per lo studio finalizzato alla liberazione e non al potere e al successo.

Carissimo papa Francesco e gentilissimo arcivescovo, colui che sceglierete deve essere un vescovo disposto a mettere la propria firma, dopo oltre cinquant’anni, su quel Patto delle Catacombe che è uno degli impegni più importanti maturati negli anni del Concilio Vaticano II.

Che il nuovo vescovo sia disposto ad ispirarsi da subito a quelle parole del Patto: «Ci impegniamo a condividere, nella carità pastorale, la nostra vita con i nostri fratelli in Cristo, preti, religiosi e laici, perché il nostro ministero costituisca un vero servizio; così: ci sforzeremo di “rivedere la nostra vita” con loro; formeremo collaboratori che siano più animatori secondo lo spirito che capi secondo il mondo; cercheremo di essere il più umanamente presenti, accoglienti… saremo aperti a tutti, qualsiasi sia la loro religione (Mc 8,34s; At 6,1-7; 1Tm 3, 8-10)».

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Sergio Tanzarella – ordinario di storia della Chiesa Pont. Fac. Teolog. Italia Meridionale

Maria Marino – Apostolato della Preghiera, Antonietta D’Albenzio – Angelo degli ultimi

Annamaria Antonino – Casa di Emmaus,Nicola Lombardi – Caserta Città di Pace

Vincenzo Del Piano – Associazioni ciechi univoc,Centro Sociale ex Canapificio

Agesci Caserta 3,Agesci Caserta 4, Agesci Recale, Agesci Casagiove

Domenico Fiorinelli – Presidente Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali

LIPU sezione Caserta, WWF Caserta,Comitato Città Viva,Agesci Caserta 2

Agesci Caserta 5, Italia Nostra sezione Caserta, Agesci Caserta 1, Agesci Zona Caserta

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