Raffaella Guadalupi
Le donne oggi sono consapevoli delle conquiste che nella società civile hanno fatto partendo dalla Prima Guerra mondiale quando i fatti hanno dimostrato che le donne, appartenenti agli strati sociali più diversi, potevano svolgere, forse anche meglio, lavori e attività maschili. E questo in tutti i campi: nella famiglia, nel lavoro, nella politica, nei tribunali, nelle arti, nella ricerca, ecc..
Le donne, che come sempre sono la stragrande maggioranza nella chiesa, si chiedono, sempre più numerose, perché solo nella chiesa esse debbano accettare e mettere in pratica quanto decidono, ai livelli più diversi, degli uomini e soltanto loro (dal sacerdote al papa).
Adriana Valerio, è una storica e teologa italiana. Da più di trent’anni impegnata nel reperire fonti e testimonianze per la ricostruzione della memoria delle donne nella storia del cristianesimo. Tra le prime italiane laureate in teologia, ha posto alla fine degli anni ’80 la questione della storia dell’esegesi femminile, divenendo una delle più riconosciute esperte nel campo. Ha scritto numerosi testi. L’ultimo di essi è: Il potere delle donne nella Chiesa. Giuditta, Chiara e le altre, Laterza, Roma-Bari 2016.
In questo ultimo testo l’autrice dimostra, attraverso una attenta e ricca documentazione, che non è stato sempre così. E’ la parte più ampia e interessante del lavoro di ricerca storica ed ecclesiologica: il Vecchio Testamento, Gesù di Nazareth, San Paolo, la Chiesa delle origini, il monachesimo, il Concilio di Trento, la Controriforma e l’allontanamento delle donne dal “sacro” e infine i più recenti tentativi di inclusione.
Negli ultimi tre capitoli l’autrice formula una proposta quasi utopica: una nuova immagine di madre-Chiesa, una nuova forma di autorità che includa il femminile e il maschile ed una nuova idea di “un Dio fragile e presente”.
Concludo citando le parole che, pochi giorni prima di morire, Papa Luciani pronunciò all’interno di un messaggio: “…Dio è anche madre…”. Era il 10 settembre 1978. Ero allettata e ascoltavo un giornale radio. Quelle furono per me parole incomprensibili e imbarazzanti. Ora non lo sono più.