Una questione meridionale è esistita (ed esiste ancora) anche nell’ambito della storia religiosa in Italia che è largamente storia del cattolicesimo. Lo diciamo non da storici ma da uomini che in questo sud cattolicissimo si sono ritrovati cattolici sin dall’infanzia e hanno seguito ad esserlo cogliendo quanto di nuovo andava emergendo nella società e rendendo la propria militanza (che brutto sostantivo!) più accettabile dalla propria coscienza.
Il “Manifesto 4 ottobre”
Ma iniziamo dalla fine: il “Manifesto 4 ottobre” (1) è una lettera aperta che un gruppo di uomini e donne indirizzano alla chiesa locale di Brindisi e Ostuni il 4 ottobre 2014. Si definiscono “laici che fanno riferimento al Vangelo e alla Costituzione della Repubblica”. Il 4 ottobre, oltre ad essere la data del suo lancio, è anche la festività di san Francesco dal quale il nuovo papa aveva preso il nome. Ci sembrava un data che esprimeva coincidenze con le aspirazioni di rinnovamento che il documento conteneva. Si trattava di un appello in cui si manifesta un disagio ad accettare l’attuale modello di chiesa. Scrivevamo: “Le chiese occidentali vivono come in un inverno culturale. Manca loro quella speranza che è il punto forte di altre chiese non europee. Questo inverno ecclesiastico ha due facce: l’identificazione esclusiva del cristianesimo con la civiltà occidentale e un modello di vita di chiesa che ruota solo attorno alla dottrina e al diritto canonico.” Eravamo incoraggiati dal nuovo papa: “Papa Bergoglio, soprattutto con le sue scelte e il suo stile di vita, è convinto che non farebbe giustizia alla logica dell’incarnazione pensare ad un cristianesimo monoculturale e monocorde” e cerca di riportare la fede cristiana, fiaccata e stanca in Occidente, al suo centro evangelico e alla radicalità evangelica, attingendo (senza un facile copia-incolla perché le differenze culturali, religiose, sociali e politiche sono troppo grandi) alla freschezza umana e spirituale dell’America Latina. “
Si formulavano alcune proposte.
Il “Vangelo senza zavorra” come ritorno all’essenziale della fede cristiana ma con la precisazione che ” “Vangelo senza zavorra” non vuol dire giustificazione dell’analfabetismo religioso e svalutazione della ricerca e del documentato confronto teologico. Quale fede e quale Dio? Quali prove della Sua esistenza? Quale Rivelazione, quale interpretazione e fondazione di essa? Quale rapporto tra fede e scienza moderna? “
“Una chiesa povera: la riforma della istituzione ecclesiastica”. Scrivevamo: “Alle masse di poveri d’oggi che non hanno da mangiare e da bere una chiesa come fa a rendersi credibile nell’annuncio di Gesù di Nazareth se non si libera della sua opulenza e del suo potere? La chiesa-istituzione deve essere povera (non misera), deve essere “sobria e solidale” utilizzando risorse funzionali al suo servizio: la trasparenza non basta per giustificare le sue ricchezze.”
“Chiesa povera e potere esterno” in cui auspicavamo “più profezia e meno ingerenza, più attenzione al bene di tutti e nessuna in difesa dei interessi ecclesiastici da parte della chiesa istituzione, ma più impegno e più responsabilità da parte dei laici, che non si capisce perché non debbano difendere le scelte politiche fatte con coerenza, “sempre e comunque” “.
“Chiesa povera e potere interno” dove si indicava Il patto delle catacombe del 16 novembre 1965 come modello ispiratore per i vescovi.
“La “molestia spirituale” e il primato della coscienza responsabile” per riaffermare il valore della coscienza: ” Perché ci si lamenta di non avere laici adulti nella fede quando lo sforzo esclusivo dell’insieme dei mezzi pratici per attuare l’insegnamento di Cristo è quello di “formare coscienze rette” e non quello, prima di tutto, di rispettarle?”.
Infine, nel paragrafo “donne e chiesa, nel sud” ci chiedevamo “Non sarebbe ora di mettere fine al paradosso di una chiesa che è donna e la cui gerarchia è composta solo da maschi?”
Indicavamo alcune iniziative concrete come quella “che in ogni periferia (quartiere o paese) si mettano in atto opportune iniziative di ascolto, di ricerca e di studio” per incontrare tutte le persone impegnate per il bene dell’uomo; la trasparenza dei bilanci delle diocesi; la trasformazione della beneficenza in opere di carità e giustizia; la rinuncia da parte di vescovi e preti ai titoli onorifici; l’assunzione di una prospettiva di sinodalità permanente nelle decisioni più importanti, la preparazione comunitaria dell’omelia domenicale e l’ascolto dei commenti dei partecipanti all’ingresso della chiesa; la proposta di “momenti di preghiera presieduti ed animati da donne come avviene ormai in molte chiese del mondo cattolico e a creare gruppi di ascolto per il sostegno contro la violenza alle donne in ogni parrocchia.”
Il “Manifesto” non ebbe risposte pubbliche, solo qualche messaggio privato di apprezzamento e una richiesta di incontro da parte della presidenza diocesana dell’Azione Cattolica. Quando i portavoce, Fortunato Sconosciuto e Cinzia Mondatore, andarono a raccogliere le impressioni dell’Arcivescovo prima di rendere pubblico il documento, mons. Domenico Caliandro mostrò di aver notato alcuni passaggi in cui ci lamentavamo che la nomina dei vescovi fosse ancora esclusiva prerogativa della curia romana. Quanto al resto disse semplicemente di sapere benissimo chi fossimo i promotori del documento. Nessun problema per la sua pubblicazione.
Chi erano i promotori del documento?
Scrivevamo nell’incipit di questa nota che anche per la chiesa cattolica italiana c’è una questione meridionale. Il Concilio Vaticano II arriva in un Sud uscito da poco dal latifondismo ed alle prese con una industrializzazione forzata ed eterodiretta. Il mondo ecclesiale è fortemente clericalizzato, antimodernista, politicamente allineato alla Democrazia Cristiana ma con molte nostalgie fasciste e monarchiche. Il dissenso cattolico è più un fenomeno politico con diversi gruppi di “Cristiani per il socialismo” e poche comunità di base. In Puglia l’esperienza più longeva fu quella di Conversano. Il Concilio viene accolto con entusiasmo solo da pochi laici e preti.
La chiesa ha bisogno di sganciarsi dal potere politico ed economico e per fare questo a Brindisi si tenta una via, quella di un’Azione cattolica (AC) che fa della “scelta religiosa” il grimardello per far entrare il Concilio nella vita diocesana. Sarà la presidenza di Michele Di Schiena, magistrato ed ex aclista, a pilotare questa esperienza che ha, per alcuni anni, come sponda anche l’arcivescovo Settimio Todisco. É il 1976 e in Puglia c’è un altro vescovo su questa linea, vicino a Mazzolari, è don Michele Mincuzzi che da ausiliario di Bari andrà prima a Ugento e poi a Lecce.(2) Sarà lui a far eleggere vescovo don Tonino Bello. Sono gli anni in cui l’Ac di Brindisi fa “scandalo”. Evangelizzazione e promozione umana: emarginazione, emergenza abitativa, pornografia, colonizzazione energetica, crisi del modello industriale sono i temi che si coniugano con l’evangelizzazione. A Michele Di Schiena seguiranno le presidenze di Fortunato Sconosciuto e di Giancarlo Canuto. Di Schiena diviene per 6 anni consigliere nazionale ma si scontra con l’area Monticone che è collaterale ad una Democrazia Cristiana ormai agonizzante nel cui rinnovamento ancora crede. L’arcivescovo Todisco non reggerà alle pressioni della curia romana perché questo tipo di Ac fa male alla DC: l’esperienza viene interrotta con il mancato rinnovo della presidenza di Canuto perché, questa la motivazione, l’Ac deve tornare ad essere “più spirituale”.
L’esperienza umana e religiosa degli anni ’70 e ’80 non si disperde. In rivoli diversi si trasforma per molti dei partecipanti in esperienza politica per lo più locale, amministrativa, ma anche sociale nei movimenti per il diritto alla salute ed all’ambiente salubre. Sarà anche la preparazione di alcuni incontri pubblici a tenere le fila di un’amicizia: Armido Rizzi, Frei Betto, Adele Corradi, Raniero La Valle. Per alcuni di noi il confine tra esperienza socio-politica e religiosa si assottiglia sempre di più. Ma il desiderio di essere come laici responsabilmente parte della chiesa riaffiora più volte. Molti vivevano (e vivono ancora) l’esperienza della loro parrocchia con tutte le difficoltà in cui si dibatte questa istituzione anacronistica o di movimenti ecclesiali. Il problema della riforma della istituzione religiosa rimane comunque importante anche per chi ricerca vie nuove per la fede e la spiritualità.
Cosa resta?
Qualche settimana fa è nato l’Archivio per l’Alternativa “Michele Di Schiena”. Michele ci ha lasciato nel giugno scorso e abbiamo pensato che questi decenni di cammino comune nella chiesa e nella società meritassero di essere ricordati.
Il blog e la sua alimentazione sono le attività residue di quella esperienza avviata negli anni ’70. Viene spontaneo andare alla ricerca di una istituzione, di una identità, di una casa per poter anche esibire un vessillo o una maschera. Chi siete voi del manifesto4ottobre a Brindisi? A questa domanda non possiamo rispondere se la risposta richiede necessariamente il nome di un contenitore. Il silenzio dei nostri interlocutori originari ci ha spinto e aiutati a prendere il largo, ad incontrare riflessioni fuori dal coro tra i cattolici ed i cristiani e anche tra gli atei e gli agnostici. Possiamo dire che il M4O è stata una opportunità di ricerca religiosa e spirituale libera nella quale ogni domanda era legittima ed ogni decisione di impegno rispettata. Abbiamo trovato atei che cercano nel Vangelo una nuova umanità (3), uomini e donne di religione che sono stanche della mitologia e confrontano la fede a cui sono stati educati con quello che la scienza ci ha svelato sul cosmo e sulla natura. Siamo molto attenti al filone di ricerca della teologia post-religionale.(4) Aderiamo alla Rete Viandanti, che riunisce esperienze laicali non riconosciute, e Noi Siamo Chiesa. Abbiamo un difetto: siamo troppo intellettuali, leggiamo molto e scriviamo di quello che ci ha interessato. Non crediamo che chi non aderisce alla costruzione dottrinaria delle religioni deve essere considerato ateo o agnostico. Guardiamo sempre alla esperienza di Gesù di Nazareth, anche dei suoi testimoni attraverso i secoli, ma non rinunciamo al senso critico. Riteniamo che l’istituzione ecclesiastica sia per molti aspetti anacronistica e “controproduttiva”, per dirla con Illich, rispetto alle intenzioni. Ci piace l’espressione che ha usato in una delle sue interviste Anne Suopa (5), “cattolici da lontano”, rende molte cose di noi ma non la sentiamo esaustiva. Deluderemo i lettori e chi ci ha chiesto di raccontarci, ma vogliamo essere sinceri. Siamo un po’ quello che siamo stati e non siamo più e questo rende la nostra voce debole, ma siamo contenti e gelosi della nostra libertà.
Brindisi, 29 aprile 2021 Maurizio Portaluri e Antonio Greco
- articolo pubblicato sulla rivista Viottoli della omonima comunità cristiana di base di Pinerolo, n1/2021 giugno 2021
1) https://manifesto4ottobre.blog/2014/10/10/manifesto-del-4-ottobre/
2) https://manifesto4ottobre.blog/2020/08/31/la-rivoluzione-cristiana-in-puglia/
3) https://manifesto4ottobre.blog/2019/04/14/un-filosofo-ateo-recupera-un-cristianesimo-in-crisi/
4) https://manifesto4ottobre.blog/2021/03/31/una-spiritualita-oltre-il-mito/