COMUNITA’ SCIOLTE, CATTOLICI CHE RESTANO E CHE ESCONO

Episodi di repressione da parte della gerarchia cattolica di percorsi di vita ecclesiale che si misurano col mondo che cambia sempre più velocemente non sono una novità del presente. Nè saprei dire se si siano intensificati rispetto al passato. Quel che mi sembra nuovo è che le vicende vengono a conoscenza di un pubblico più largo rispetto al passato e anche le decisioni di coloro che subiscono le repressioni vengono alla luce del sole.

È il caso della esperienza di Saint-Merry a Parigi, chiusa un anno fa d’imperio.

Per comprendere i due testi che si propongono di seguito bisogna conoscere cosa è accaduto nel febbraio 2022 all’esperienza del Centro Saint Merry di Parigi. « Si tratta della decisione di Mons. Aupetit, arcivescovo di Parigi, di por fine all’esperienza del centro pastorale Saint-Merry, nel quartiere delle Halles. Nel 1975, sulla scia del Concilio Vaticano II, l’arcivescovo di allora, Mons. Marty, affidava a padre Xavier de Chalendar e ad una équipe di laici, la missione di “inventare modi nuovi per la Chiesa di domani”. È giocoforza constatare che questa missione, oggi, fa problema per la gerarchia della Chiesa di Parigi ». (Guillaume de Fonclare in “La Croix” del 22 febbraio 2021)

« Saint-Merry era, per i laici, una vera esperienza di collaborazione e di assunzione di responsabilità nella vita di una comunità e di una parrocchia, un impegno enorme da parte di queste persone per far vivere il Vangelo al di là della sacrestia, per impegnarsi nella società, essere sensibili alle sue trasformazioni, avvicinarsi ai più fragili, ai più lontani dalla Chiesa. Tutto questo ha permesso alla parrocchia di offrire un luogo agli emarginati, ai non credenti o poco credenti, ai più poveri, ai migranti, in poche parole alle famose periferie di cui parla papa Francesco. Questo genere di progetti può svilupparsi con le generazioni più giovani? Si ha l’impressione che la risposta sia no ». (Isabelle de Gaulmyn in “La Croix” del 20 febbraio 2021).

Queste notizie e queste riflessioni ci giungono grazie al gruppo di finesettimana.org degli amici di Verbania-Pallanza e della rassegna stampa curata da Giancarlo Martini. Anche lì una esperienza, la comunità di Santo Stefano, nata dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II e chiusa di fatto una anno fa dal Vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla.

La vicenda della comunità di Santo Stefano

Leggendo queste storie mi viene da pensare che col Concilio si stia chiudendo la partita facendo fuori lee esperienze più avanzate e più dialoganti con la società.

Di fronte a queste decisioni c’è chi rimane e chi decide di uscire dalla chiesa cattolica. Ecco le due testimonianza tratte da finesettimana.org

Nonostante tutto, esco. Carpenter

Nonostante tutto, rimango. Duprez.

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