Maurizio Portaluri
Non intendo fare un resoconto di un interessante incontro che un piccolo gruppo pugliese di genitori cristiani, e anche cattolici, di figli LGBT, “L’Ulivo della Vita” ha tenuto con una coppia di uomini cristiani.
Non è facile che persone omoaffettive (termine che, si è convenuto, definisce meglio di omosessualità una condizione che non può ridursi alla sessualità) si dichiarino credenti e cristiani dopo le esperienze di discriminazione che quasi sempre hanno vissuto nella chiesa cattolica. E invece no. Andrea ci ha detto che proprio durante il papato di Benedetto XVI, quando la condanna morale della “omosessualità” si è fatta più forte, ha sentito il bisogno di affermare la sua omoaffettività e il suo diritto a vivere una vita in comune con la persona che ama conservando la fede.
Mi soffermerò su alcune espressioni che mi hanno colpito per la loro potenza comunicativa ma anche emozionale (cioè capace di muovere pensieri).
Andrea e Gianluca
“Difficile essere cristiano nel mondo LGBT e essere LGBT nel mondo cristiano”.
“Continuo ad essere cristiano, lontano dalla pratica religiosa. Avevo nostalgia di Dio: quando si conosce una persona si può non parlarne ma si ha nostalgia”. E così l’incontro con Gianni Geraci del gruppo Il Guado di Milano, ha aiutato uno dei nostri amici a conciliare l’essere cristiano con l’essere gay. Nel forum cristiani LGBT del 2010 Andrea e Gianluca hanno deciso di creare il progetto Ruah a Trieste. La sua pagina internet si apre con una frase che non lascia dubbi sull’intento: “Niente ci separerà dall’amore di Dio, che è in Gesù Cristo. Cristiani omosessuali in cammino”
“La mia fede non passa attraverso la certificazione di qualcuno”
“Ho operato un processo di ablazione del superfluo che fa rimanere il nocciolo, cioè Gesù Cristo”
“Partecipo anche a celebrazioni cattoliche ma mi sembrano sempre più come una visita all’ufficio protocollo”
“A volte il clero cattolico si è avvicinato a noi ma non abbiamo ricevuto nessun sostegno e si è poi allontanato. Certo clericalismo è molto sostenuto anche dai laici”
“Cerchiamo di recuperare alcune buone prassi da altre chiese, come l’atteggiamento verso le donne e le teologhe”
“Sono cattolico per tradizione geografica. Questo mi fa capire che la religione è cosa diversa dalla fede, dalla vita spirituale e da Dio”
Dai genitori sono venute altre locuzioni molto forti
“Chi abbandona la chiesa cattolica o la fede deve farlo in libertà non perché è stato discriminato”.
“Andarsene dalla chiesa cattolica è come fare una piacere, togliersi dai piedi”
“La discriminazione dei gay nella chiesa cattolica la può contrastare bene una madre che vive la storia di un figlio gay”
“Quelle delle donne e delle persone omoaffettive sono discriminazioni accomunate dalla motivazione di una condizione naturale”
“La discriminazione dei gay e delle donne nella società e nelle chiese ha una radice comune: il patriarcato”
Non conclusioni
Quella della fede è sempre una lotta personale con i dubbi della ragione, con le idee messe in circolazione dalla religione, con le sbarre di una istituzione, di un regime, di un insieme di riti che vuole imprigionare, omologare, controllare. E’ stato bello ascoltare la voce di coloro per i quali questa lotta, che ci accomuna tutti e tutte, è resa più difficile dalla discriminazione e dal pregiudizio.
9 gennaio 2023