Pubblichiamo la relazione con cui la professoressa Maria Paiano ha aperto la prima assemblea dell’Associazione Archivio per l’Alternativa “Michele Di Schiena” in qualità di presidente.
Maria Paiano
L’Associazione Archivio per l’Alternativa Michele Di Schiena alla fine è nata. Credo sia per tutti un momento di grande commozione. Ma è anche un momento di conforto, pur nel dolore per la perdita di Michele: perché la nascita di questa associazione, con il patrimonio documentario che ha già raccolto consente di recuperare e continuare a far “parlare” nel tempo le esperienze che Michele ha attraversato insieme a tutti voi e a tutti noi. Far parlare secondo modalità che già oggi si potrà cominciare ad individuare: credo lo si dovrebbe fare a partire dagli scopi statutari che sono quelli – li ricordo nella formulazione sintetica iniziale dello statuto, ripresa anche nel comunicato stampa – «di conservare, valorizzare e far conoscere un patrimonio archivistico relativo ad attività di carattere sociale, religioso e politico svolte dal 1972 a oggi nel territorio salentino e pugliese».
Le attività e gli impegni di cui si parla nello statuto sono esperienze che voi stessi (e anch’io, oramai alcuni decenni fa) avete vissuto o incrociato, in tutto o in parte; soprattutto, la maggior parte di voi (credo la quasi totalità), attraversandole ha riconosciuto inevitabilmente in Michele (e lo ha fatto, direi, quasi naturalmente, per come io stessa l’ho conosciuto) un importante e imprescindibile punto di riferimento, di guida sostanziale (quando non anche formale).
Michele è stato, per come l’ho conosciuto io, in primo luogo un uomo di fede e un uomo del Concilio. Questo suo profilo riguarda tutti i presenti, anche coloro le cui matrici di impegno nulla hanno a che fare con il cattolicesimo. Il suo modo di essere credente si è riverberato nella società più ampia e nella storia degli ultimi quarant’anni della comunità brindisina e pugliese. Una storia adesso tutta da scrivere, e che la nascita dell’Archivio per l’Alternativa a lui intitolato renderà possibile scrivere.
E infatti, vorrei sottolineare che a prescindere da quello che l’Associazione riuscirà a non riuscirà a fare, la documentazione che ha già raccolto, e che speriamo possa accrescersi, costituisce già di per sé un fatto importantissimo, perché avete raccolto e vi siete impegnati a tutelare un patrimonio documentario che certamente si presta ad utilizzi immediati (per ripensarne e divulgarne i contenuti), ma che consegnate anche agli uomini del futuro. Perché rendete possibile ricostruire la storia di questi 40 anni. Che qualche studioso, mettendo insieme e contestualizzando documenti, potrebbe scoprire essere una storia importante non solo per voi, ma per la comprensione di tratti importanti della storia ecclesiale, sociale e politica d’Italia e d’Europa.
Attraverso lo studio di piccole esperienze si capisce la grande storia. Uno storico che per me è stato anche un maestro (come non può non esserlo stato per tutti gli storici della Chiesa medievale e contemporanea), Giovanni Miccoli, richiamandosi al suo maestro Delio Cantimori, ha scritto:
«Tra i molti ricordi di Delio Cantimori figura una sua ricorrente raccomandazione: temi e questioni di carattere generale ricevono nuova luce se affrontati “di scorcio”. È perciò secondo un approccio particolare, apparentemente secondario, che conviene abbordarli. Solo tale visuale permette spesso di far emergere più chiaramente realtà altrimenti non sempre pienamente percepibili»1.
Miccoli si riferiva ad un tipo di esperienza ecclesiale di sensibilità del tutta opposta a quella di Michele: l’area dei tradizionalisti (da Marcel Lefebvre a Benedetto XVI).
Non so se gli amici presenti che hanno vissuto, tra le tante documentate, l’esperienza del gruppo politico “Presenza democratica” ricordano che ad un certo punto, credo attorno al 1987-88 (perchè io stavo lavorando alla mia tesi di laurea), comparve una studiosa di origini napoletane che stava facendo un dottorato in Inghilterra, una sociologa che stava studiando esperienze di lotta sociale contemporanee in Italia. Ci chiese di seguire i nostri incontri e stava sempre là zitta ad ascoltarci. Era un’antropologa e gli antropologi lavorano così. Gli storici hanno bisogno di documenti e adesso i documenti ci sono2.
Spero che qualcuno prima o poi si metta a studiare questa documentazione: una documentazione che per ora riguarda in larga parte la componente di matrice cattolica di questa assemblea ma che mi auguro possa accrescersi con il contributo di tutti. Tra un po’ chi l’ha raccolta vi spiegherà cosa ha fatto e vi illustrerà gli inventari che ha già messo a punto e che consentono già sommariamente di capire cosa vi sia dentro: e dunque, magari, di mettere a fuoco qualche idea su come valorizzarli anche subito, senza aspettare grandi ricerche. Selezionare qualche documento o tema sul quale riflettere, da riprendere e riproporre, da far conoscere.
Spero che interveniate numerosi per proporre occasioni e modalità della riflessione a più breve termine che si potrebbe condurre a partire dai documenti raccolti.
Ma io mi occupo soltanto di storia e sono in grado di proporvi solo considerazioni che hanno a che fare con la storia che si potrà ricostruire a partire da questi documenti nel medio e lungo periodo.
E a questo riguardo vorrei riprendere e sottolineare quanto all’inizio ho detto con più specifico riferimento alla figura di Michele: e cioè, che già quello che è stato raccolto, anche se relativo ad esperienze in larga parte diciamo così, caratterizzate confessionalmente, riguarda tutti perché il modo di essere credenti si riverbera necessariamente sulla società più ampia, come è stato per Michele. Il modo di essere cattolici ha ricadute significative sulla politica più generale: questo è vero in Italia ma è vero nel mondo. Sarà importante capire come le esperienze documentate dall’Archivio abbiano inciso sulla realtà ecclesiale, sociale e politica locale. E questa è una storia che riguarda tutti, anche i non credenti.
Consentitemi ancora una volta di citare al riguardo un passo di Miccoli, che è stato un grande storico della chiesa, medievale e contemporanea: «Non mi sento né sono membro di alcuna Chiesa o confessione cristiana (nonostante sia profondamente persuaso della grandezza e dell’importanza del messaggio di Cristo nella storia dell’umanità). Il mio interesse per la storia della Chiesa cattolica però non è neutro. Nel bene e nel male, infatti, profonda è ancora la sua influenza nella vita delle società, nella nostra società italiana in particolare: molto dipende dal tipo di cristianesimo che essa rappresenta e propone, e da come lo propone. Il suo modo di essere e i suoi orientamenti non sono perciò, né possono essere, questioni che interessano solo i credenti: riguardano e coinvolgono la vita di tutti»3.
Vorrei fare un piccolo esempio di come già la documentazione raccolta dall’associazione riguardi la storia di tutti. Vorrei fare una prima operazione di contestualizzazione: piccolissima e forse banale. In questi ultimi 60 anni, se c’è stato un evento ecclesiale che ha riguardato la vita di tutti e nella cui onda lunga si inscrivono le esperienze di cattolicesimo che adesso l’archivio consente di documentare, le esperienze che la componente di matrice cattolica di questa assemblea ha vissuto, è Il Concilio Vaticano II. Ho detto prima che Michele è stato un uomo del Concilio. Negli anni in cui io l’ho conosciuto vi faceva costante riferimento e in qualche modo ha orientato la mia vita professionale (che ha avuto inizio proprio con una ricerca sul Vaticano II).
Ma l’evento concilio (sul quale gli storici hanno fatto e fanno discussioni infinite su se e quanto sia stato un evento di rottura rispetto al passato) ha reso possibili ai cattolici (sia pure attraverso lotte interne faticose e dolorose) di poter essere, per così dire, “tranquillamente” democratici e di sinistra. Prima era molto più difficile, perché la cultura cattolica egemone e approvata dal magistero ecclesiastico (papa e vescovi) era una cultura che rendeva quasi “naturale” la militanza dei cattolici a destra, il sostegno a partiti e regimi di destra, anche reazionari. Negli anni tra le due guerre mondiali pressoché tutti i movimenti e regimi di destra hanno avuto il sostegno cattolico. Per comprendere il fenomeno bisogna guardare ad esso in termini non morali ma culturali.
Non vi annoio con altro su questo. Vorrei solo abbozzare una prima contestualizzazione di massima del primo patrimonio documentario raccolto dall’Associazione. Diciamo allora che questo patrimonio si colloca nel postconcilio e consente allo studioso di ricostruire un tassello della storia della chiesa del postconcilio. E non solo di quello che è stato il postconcilio nella chiesa, ma anche del modo in cui alcuni cattolici si sono posizionati nella storia politica e sociale d’Italia tra XX e XXI secolo in buona parte perché c’è stato il Concilio che ha aperto loro nuove prospettive, ha consentito loro di pensare un nuovo modo di vivere la propria fede. Analoghi modi, diversi da quelli egemoni, erano stati pensati anche prima, ma erano stati espressione di minoranze “profetiche” e non trovavano adeguata legittimazione. Dopo il concilio è stato possibile anche dare ad essi una legittimazione autorevole (anche se non scontata). E comunque, per quanto dicevo poco fa sul rapporto tra cattolicesimo e società italiana, questo materiale già raccolto consente di documentare un pezzetto anche della storia della società italiana dagli anni Settanta in poi.
Questo è il mio sguardo sull’Associazione. Forse per voi sarà uno sguardo troppo parziale. Ma in tutta onestà è l’unico sguardo che io riesca ad avere, e ho pensato di esplicitarvelo, pur essendo ben consapevole che le vostre attese sono altre e più ampie e senz’altro legittime. E tra un po’ le esprimerete e progetterete spero molte cose in conformità con queste attese.
Mi permetto soltanto di osservare – e prendetelo come un semplice suggerimento (diciamo che non lo dico nella veste di presidente, di semplice socia) – che lo statuto parla di un associazione culturale che si è impegnata a custodire e valorizzare un patrimonio documentario. A me sembra che sempre dai documenti custoditi si dovrebbe partire per programmare qualunque cosa, per avere prospettive di maggiore fecondità. Si possono fare molte cose, e spero oggi vengano fuori al riguardo molte idee.
Bologna, 27 marzo 2021
1 G. Miccoli, La Chiesa dell’anticoncilio. I tradizionalisti alla riconquista di Roma, Laterza, Roma-Bari 2011, p. VIII.
2 Nel corso della riunione Maurizio Portaluri ha ricordato che si trattava di Giuliana Prato, che ha pubblicato gli esiti raccolti sulla ricerca condotta a Brindisi nel saggio Political decision-making: environmentalism, ethics and popular participation in Italy, in Environmentalism. The View from Anthropology, Routledge, London 1993, pp. 174-188. L’autrice è stata ricercatrice in Antropologia all’Università del Kent.
3 G. Miccoli, La Chiesa dell’anticoncilio, cit., pp. IX-X.
Foto tratta da Quotidiano di Puglia del 21.3.2021 “Cinquant’anni di storia sociale politica e religiosa nel Salento. nasce l’Archivio Di Schiena” di Francesco Trinchera