SULLA CHIESA OGGI

L’articolo che segue del prof. Fulvio De Giorgi* è stato pubblicato il 25 gennaio 2021 su Quotidiano di Puglia con il titolo “FRANCESCO UN BALUARDO CONTRO “MURI” E “MERCATI” e si inserisce nel dibattito avviato sullo stesso giornale dopo alcuni rilievi critici del prof. Galli della Loggia sulla “politica interna” di Bergoglio e ripreso anche da questo blog.

Fulvio De Giorgi

L’intervento di Ernesto Galli della Loggia su “I grandi temi che la Chiesa ha pensato di non vedere” ha suscitato un vasto dibattito, che ha anche già visto le riflessioni, su questo giornale, di Antonio Greco, Maurizio Portaluri e Vito Angiuli, riflessioni diversamente orientate. E tuttavia mi pare che in questa discussione talvolta si scantoni e si cerchi, parlando di tante cose, di distrarre l’attenzione dal cuore del problema.

Galli della Loggia ha mosso una critica complessiva al pontificato di Bergoglio: questo è il centro della discussione. E gli interventi successivi si distinguono tra coloro che esplicitamente apprezzano e sostengono papa Francesco e coloro che parlano d’altro, forse per dissimulare la loro sfiducia nel papa. Questa è la cartina al tornasole dell’intero dibattito: per capire chi non sostiene Francesco basta verificare chi non lo nomina.

Dunque Galli, con considerazioni storiche che non condivido (sulla «Cristianità» e sul «compromesso cristiano-borghese») ma che richiederebbero un approfondimento specifico che ora non posso fare, solleva due questioni importanti a livello di Chiesa-istituzione: la democrazia interna (anche se l’esempio addotto non c’entra ed è fuorviante) e il ruolo delle donne. Due questioni vere: chi può negarlo? Ma Galli poi dice che Francesco non affronta tali problemi e perciò non vede – a differenza dei suo predecessori, da Montini a Ratzinger – la crisi gravissima della Chiesa e della stessa fede cristiana nel mondo contemporaneo. Francesco, secondo Galli, è attento alle questioni sociali “esterne”, ma disattento agli aspetti pastorali ed ecclesiali “interni”. Conclude pertanto che la via di Francesco non porta lontano.

Ora è davvero sorprendente come Galli non si accorga che la realtà è, in modo clamoroso e lampante, diversa da quello che lui afferma: anche rimanendo ai due esempi che fa, come non vedere che è proprio con il pontificato di Francesco che si è riacquistata nella Chiesa la libertà di parola tanto sulle trasformazioni strutturali interne (e il papa parla di via sinodale e di piramide rovesciata) quanto sul ruolo ecclesiale anche ministeriale delle donne! Se, da una parte, forse non conoscendo il punto di vista teologico del papa, Galli non può vedere, per altri aspetti temo che non voglia: semplicemente perché si oppone alla prospettiva di Bergoglio e si schiera tra gli oppositori (cioè nel campo delle destre veteroliberali, trumpiane di diversa osservanza e varietà).

L’abbaglio di Galli è non capire che, nella visione di Francesco, “esterno” ed “interno” si saldano. Il problema cioè non è: Cristo sta sparendo dal mondo contemporaneo, sempre più vuoto di Lui, dobbiamo perciò riportarlo nella società. Il problema è se, come cattolici, crediamo al Vangelo o no. Se ci crediamo, noi vediamo Gesù ad ogni angolo del mondo contemporaneo: nei poveri, nei migranti disperati, negli affamati, negli oppressi, negli ultimi, uomini e donne, vecchi e bambini. “Ogni volta che avete fatto del bene a questi fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” (Mt 25, 40). Allora ecco la via, che è sociale solo perché è religiosa, cristologica, evangelica. Farsi prossimo: come il buon Samaritano (riferimento essenziale dell’ultima enciclica Fratelli tutti). Toccare la carne di Cristo. Vivere il Vangelo.

Purtroppo Galli è un esempio colto di analfabetismo religioso. E Francesco ha affermato: «L’analfabetismo religioso di oggi dobbiamo affrontarlo con i tre linguaggi, con le tre lingue: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani. Tutte e tre armonicamente». Nella lingua della mente Francesco segue l’anti-nichilismo già affermato da Ratzinger, aprendolo ad uno sviluppo plurale (l’immagine del poliedro); nella lingua delle mani è vicino alla latinoamericana teologia del popolo. Ma al centro c’è la lingua misericordiosa del cuore, che l’ultimo Paolo VI aveva indicato, parlando di Civiltà dell’Amore, come la prospettiva pastorale dei tempi contemporanei, non a caso fortemente rilanciata da Francesco.

Da qui deriva, però, una scelta di campo: l’opzione preferenziale per i poveri, che è la scelta pastorale fondamentale della Chiesa dal Concilio ad oggi, anche se non sempre attuata con nettezza. In tale linea, che potremmo dire di personalismo comunitario, evangelizzazione e liberazione umana si incontrano e si immedesimano. Ovviamente, per essere coerente e autentica nel contesto storico di oggi, questa prospettiva non può non opporsi al neoliberalismo (che esalta l’individuo e nega la comunità, la solidarietà sociale) e al populismo sovranista (che esalta la comunità nazionale, ma nega la persona umana e la sua dignità, per esempio nei migranti). È una forte prospettiva sociale “esterna”, ma che ha un cuore religioso “interno”: perché neoliberalismo e populismo sovranista sono le due facce di un materialismo pratico egoista e di un’Idolatria del denaro. E qui, probabilmente, Galli non accetta Francesco e preferisce chi gli si oppone in nome del mercato e dei “muri” per difendersi dai poveri.

*ordinario di Storia dell’educazione nell’Università di Modena e Reggio Emilia

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One Reply to “SULLA CHIESA OGGI”

  1. Papa Francesco apre alle ragioni che ci servono, torna alla essenzialità, si riconosce in Francesco arricchendo la Chiesa di spiritualità “concreta”.i suoi effetti li vedremo dopo quando una crosta sarà caduta.

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