“ODIERAI IL PROSSIMO TUO”

Vincenza Luprano

“Odierai il prossimo tuo” (1) è uno di quei libri che già dopo le prime 50 pagine hai voglia di condividere con tutti i tuoi amici e conoscenti, di qualsiasi ambito. Mi era capitato solo un’altra volta, forse in maniera anche più forte, con la ‘Laudato sii’ di Papa Francesco, ma andiamo con ordine.

E’ arrivato in casa inaspettato nei primi giorni di clausura imposta a causa del Covid 19. Hanno suonato al citofono: ’C’è un pacco’. E già si è creato il panico, ‘qualcuno aspetta un pacco?’ è risuonato nella casa senza ricevere risposta. Vado fuori per ritirarlo, ripetendomi con attenzione la procedura anticovid. Lo trovo abbandonato sul brecciolino di casa, senza avere neanche il tempo di ringraziare chi me l’ha consegnato. Lo prendo con i guanti, tolgo il cartone esterno e velocemente lo ripongo nel bidone del riciclo carta. Mi compare un libro bianco con una scritta rossa grande che non leggo neanche, perché troppo concentrata ad evitare il virus.

Entro in casa e lo ripongo sul divano dicendo a Marco: ‘è arrivato un libro, l’hai ordinato tu?’. ‘Oddio no, non lo poggiare sul divano e poi no, è di Zuppi, cose tue di chiesa’. Morale: è rimasto abbandonato sullo sgabello del pianoforte per due giorni finchè non siamo andati a recuperare l’involucro esterno e abbiamo capito che ce lo avevano regalato dei cari amici di Marco di Bologna. Anche perché, un libro che ha per titolo ‘Odierai il prossimo tuo’, anche se è scritto dal cardinale Zuppi, istintivamente ti allontana, come se non ti riguardasse, come se fosse un futuro che riguarda gli altri, ma non te, perché neanche al presente ti coinvolge, è un sentimento che non ti appartiene. Invece quando lo cominci a leggere ne vieni rapito, perché è tutto così logico e semplice, 2+2 fa ovviamente 4 e tutte le tue ricerche di quadratura del cerchio per giustificare i tuoi comportamenti lontani dall’Evangelo non hanno senso, ti accorgi che i tuoi arzigogolati ragionamenti, pur di non amare, non trovano spazio e la tentazione di metterci del tuo viene automaticamente sbattuta fuori.

Ti rendi conto subito che comportarsi e vivere come cristiani non è difficile, anzi è una cosa fattibile alla portata di tutti. C’è l’amore per il prossimo insieme a noi stessi, un noi a cui non si può rinunciare e che è facile da agire, un dialogo costante con Dio e i fratelli per togliere la paura ed essere felici, tutto qua. Laddove non trova esempi personali di vita, il cardinale Zuppi, per spiegarsi, ricorre a scritti e azioni di altri in maniera semplice ed efficace. Non fraintendetemi, non è un libro da mulino bianco, ma un libro sulla convinzione di un vescovo che in ogni povero c’è Dio, che in ogni uomo, sia questo migrante o il tuo compagno di banco durante la Messa, non puoi che vedere un fratello o una sorella, con tutte le difficoltà che questo comporta, ma che con il dialogo e il discernimento si possono superare. In alcuni momenti è anche profetico quando afferma che non esistono i muri alti fino ai cieli che fermano le pandemie. Insomma nessuna difesa personale è possibile dall’altro o dalla natura se non nella certezza, riadattata, che ‘sarò io stesso, dice il Signore, un muro di fuoco che ti circonderà’ (Isaia). Il modello che imperversa del ‘fai da te’ o ‘non dipendere dagli altri’ si può vincere con una scuola di fraternità, togliendo tutto lo spazio vitale all’odio.

Quando ‘ti chiedi in che momento sia diventato socialmente accettabile e normale passare accanto alla povertà altrui e tirare dritto’ come scrive mia nipote Ilaria appena tornata da Lima, il cardinale Zuppi risponde con la frase di un saggio uomo macedone ‘terribili quei tempi in cui occorre essere eroi per rimanere umani’. Tanti, per fortuna, restano umani, tra credenti e non credenti.

Solo due sbavature ho rilevato: la troppa indulgenza con le chiusure del cardinale Biffi alle altre religioni e la poca passione sul tema della difesa della natura, ma, forse, appartengono alla mia innata tentazione di guardare la pagliuzza nel discorso dell’altro, piuttosto che ad un effettivo sentimento.

Finire il libro non è stato comunque indolore, mi è rimasto un forte dolore alle reni dettato dalla paura di non riuscire alla fine ad essere umana, nonostante il cammino sia ben delineato e chiaro, ma la consapevolezza, si sa, è già un primo passo importante.

(1) Matteo Maria Zuppi, Lorenzo Fazzini “Odierai il prossimo tuo”, Piemme ed, 2019, pp. 192

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