INVITO A LEGGERE MOINGT

Croire au Dieu qui vient (Credere al Dio che viene) è l’ultimo testo di Joseph Mongt che Gallimard ha pubblicato in Francia in due tomi dai sottotitoli molto significativi: Dalla credenza alla fede critica (t. I), Dalla fede critica alla fede che agisce (t. II).

Nella sua lunghissima vita, ultracentenaria, la ricerca e le pubblicazioni di M. sono molto numerose.

Tradotti in italiano di Moingt, invece, si trovano solo:

  • Dio che viene all’uomo, Queriniana, 2005;

  • I tre visitatori, conversazione sulla Trinità, Qiquajon, 2000;

  • Gesù è risorto, Qiqajon, 2010;

  • L’umanesimo evangelico, Qiquajon, 2015;

Considerato uno dei più grandi teologi francesi, abbiamo tradotto dal francese un appello-sintesi del pensiero di Moingt, firmato da Jean-Pol Gallez, ma co-firmato anche dallo stesso Moingt, così come lui stesso scrive. *

Non sono sicuro di avere il diritto di firmare, sottoscrivere o co-firmare l’appello che segue formulato da Jean-Pol Gallez, giovane teologo belga altamente qualificato, che ha analizzato il mio pensiero con metodo e profondità, così che non posso non riconoscerlo in ciò che egli dice. Scorgo in questo appello un futuro del mio pensiero che germoglia nel suo. Esso viene dalla stessa sorgente in cui io l’avevo scorto, così che questo pensiero gli appartiene come mi appartiene”. Firmato J. Moingt (ottobre 2017).

5 motivi del perché invitiamo a leggere l’appello e a conoscere il pensiero di Moingt?

  1. Moingt nei suoi scritti mette sempre insieme la ricerca storica e la sua lunga esperienza di vita. Il risultato di questa sintesi è un pensiero saggio e nello stesso tempo fortemente innovativo. Professore di rara eleganza, eccellente pedagogo, non solo di grande chiarezza, ma di cultura strabiliante sia sui Padri della Chiesa che sulla modernità, Padre Moingt ha influenzato profondamente la seconda metà del XX secolo fino ai nostri giorni. Non è un eretico né un avventuriero che distrugge senza prospettive e speranze;

  2. Padre Moingt è innanzitutto un eminente specialista di cristologia, la scienza che “stabilisce” che Gesù di Nazareth è Cristo, Figlio di Dio, Colui che è stato unto dal Padre. «Si tratta – scrive Moingt – di riscoprire fino a che punto Gesù ha “umanizzato” Dio. Potremmo dire che la salvezza è nel cammino di umanizzazione dell’uomo, e che Gesù ha dato l’impulso “umanizzando” Dio, insegnandoci a guardare a Dio come al Padre che abbiamo in comune, il Padre di tutti gli uomini, insegnandoci che si onora Dio non frequentando il tempio – Gesù non ha mai portato i discepoli al tempio, comunque non a cerimonie religiose, nel Vangelo non ce n’è traccia -, ma lo si onora rimettendo i debiti, amando i nemici». Ciò che Gesù ha di eccezionale non è di ordine religioso, ma umano.

  3. La sfida dell’uscita dal religioso si fa più pressante (e rischiosa) nel tempo del disincanto, nell’orizzonte post-moderno «svuotato dalla speranza del regno di Dio». Moingt la affronta in maniera diretta, dura: quale salvezza per la Chiesa? «L’avvenire può essere solo quello del Vangelo», esso «non consiste nell’assicurare innanzitutto la propria sopravvivenza in quanto istituzione religiosa, ma nel permettere al Vangelo di Gesù di passare al mondo attraverso di essa per annunciargli la salvezza, e adempierla». È insomma, sembra suggerire il teologo francese, il tempo del rischio: il rischio radicale del ritorno, della risalita nel tempo fino all’origine della Chiesa, una «nascita fuori luogo e fuori religione» sulle orme di Gesù «morto da bestemmiatore, in stato di esecrazione, fuori religione».

  4. “La Chiesa cattolica -scrive M.- si trova in un momento di passaggio. Si va verso qualcosa di diverso, verso un’altra maniera di fare Chiesa, il che di per sé non è tragico. È vero che ogni cambiamento ha in sé un aspetto inquietante, perché produce rotture, strazi, fratture; e queste parole, che sono prese dal vocabolario del corpo, di per sé stesse evocano sofferenze e pericoli. Ma questa evoluzione sarà l’avvento di un’era nuova, che non posso ancora immaginare per la Chiesa né per la fede cristiana, ma che non sarà necessariamente catastrofica. Non prevedo affatto una ripresa di potere, del potere perduto da parte della Chiesa sulla società, ma un altro modo di situarsi nel mondo e di mantenere la sua unità. Avrà forse meno visibilità, nel senso che la sua visibilità attuale è ampiamente legata alla sua struttura gerarchica e clericale; ma la sua gerarchia ha perso molta della sua credibilità interna ed esterna a causa dei suoi eccessi di potere sui fedeli e sulla società, e il clero, data la riduzione del reclutamento, ben presto non potrà più occupare lui solo i posti di responsabilità e di autorità che gli erano assegnati. La maggiore visibilità della Chiesa passerà quindi nell’ambito dei laici, perché ci saranno sempre meno rappresentanti del clero e quindi bisognerà affidare ai laici un numero sempre maggiore di posti di responsabilità. La Chiesa avrà meno visibilità a causa della forte diminuzione del numero dei suoi fedeli, ed una visibilità diversa, meno “vistosa”, se così posso dire, per il fatto che la sua dominante laica non la renderà più così fortemente diversa dal resto della società, le darà un volto meno specificamente religioso, meno legato ai culti e ai riti. […] Immaginare una simile evoluzione mi riempie di speranza, lo confesso, anche se certamente ci saranno meno persone che si diranno cattoliche. Ma il pensiero di tanta gente che sta lasciando la Chiesa continua a turbarmi. Non che io tema che il loro abbandono della Chiesa li destini all’inferno – perché non credo che Dio perseguiti con la sua ira coloro che l’hanno dimenticato -, ma perché la perdita di ogni vita spirituale farebbe loro rischiare di sprofondare per sempre nella morte, se è vero, per i credenti, che c’è vita eterna solo nell’unione con Dio.” (da Croire quand même, libre entretien sur le présent et le futur du catoìholicisme – Credere comunque, conversazione libera sul presente e sul futuro del cattolicesimo, pp. 147-149, traduzione: http://www.finesettimana.org).

  5. Ma M. non si è dedicato solo alla teologia speculativa, fondamentale e dogmatica. Ha indicato anche prospettive nuove e concrete per un rinnovamento ecclesiale e pastorale: quale chiesa oggi per un nuovo umanesimo evangelico? L’eucarestia è possibile solo se c’è un prete che celebra? La donna nella chiesa, ma in quale chiesa? A questi e tanti altri problemi la proposta di M. è chiara, profonda e organica.

Alla sera di una vita piena, questo saggio gesuita ci offre la possibilità di scoprire un cattolicesimo sereno, profetico e senza alibi per coloro che non vogliono cambiamenti per pigrizia o per interessi consolidati.

Antonio Greco

12 luglio 2018

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