TAVOLA ROTONDA ECUMENICA IN VISTA DEL 5° CENTENARIO DELLA RIFORMA PROTESTANTE
Brindisi, Scuola media “G. Salvemini”, venerdì 28 ottobre 2016
Vincenzo Antonello Micia
Nel 2017, quando i cristiani luterani celebrano l’anniversario dell’inizio della Riforma, non per questo festeggiano la divisione della Chiesa d’Occidente.
Nessuno che sia teologicamente responsabile potrebbe celebrare la separazione reciproca tra cristiani.Nel 2017 il modo più giusto per i cristiani cattolici e luterani di volgere indietro lo sguardo a eventi di 500 anni prima sarà quello di porre al centro il Vangelo di Gesù Cristo. Le divisioni che avvennero nel XVI secolo si radicavano in differenti concezioni della verità della fede cristiana.
Non si deve incolpare qualcuno per aver seguito la propria coscienza quando questa è formata dalla Parola di Dio. Quando cattolici e luterani ricordano insieme, da questa prospettiva, le controversie teologiche e gli eventi del XVI secolo, devono considerare le circostanze di quel secolo. Allora le convinzioni teologiche e il potere politico erano spesso intrecciati tra loro. Molti politici spesso usavano idee teologiche autentiche per raggiungere i loro fini, mentre molti teologi promuovevano le loro opinioni teologiche attraverso mezzi politici. In questa complessa arena dai molteplici fattori è difficile attribuire a singoli individui la responsabilità degli effetti di specifiche azioni e individuarli come i colpevoli.
Quello che è accaduto nel passato non si può cambiare, ma può invece cambiare, con il passare del tempo, ciò che del passato viene ricordato e in che modo. La memoria rende presente il passato. Mentre il passato in sé è inalterabile, la presenza del passato nel presente si può modificare. Il punto non è raccontare una storia diversa, ma raccontare questa storia in maniera diversa. Si richiede un approccio nuovo: non è più sufficiente ripetere semplicemente sulla Riforma i racconti di un tempo, che presentavano il punto di vista luterano e cattolico separatamente e spesso in contrapposizione reciproca.
Poiché questi racconti del passato erano per lo più ispirati da una reciproca opposizione, spesso non hanno fatto altro che inasprire il conflitto tra le confessioni, provocando anche talvolta un’aperta ostilità. Luterani e cattolici hanno molte ragioni per rinarrare la loro storia in modi nuovi. Si sono avvicinati gli uni agli altri attraverso relazioni familiari, attraverso il loro servizio missionario rivolto al mondo e attraverso la loro comune resistenza a tirannie in molte parti del mondo. Questi contatti hanno cambiato la reciproca percezione, rendendo più pressante la necessità di dialogo ecumenico e di ulteriori studi. Alla luce dell’indubbio rinnovamento della teologia cattolica che il Concilio Vaticano II ha operato, oggi i cattolici sono in grado di comprendere le preoccupazioni riformatrici di Martin Lutero e di considerarle con un’apertura mentale maggiore di quanto sembrasse possibile in precedenza.
Il programma riformatore di Lutero costituisce una sfida spirituale e teologica sia per i cattolici sia per i luterani del nostro tempo.L’implicita condivisione delle preoccupazioni di Lutero ha portato a una valutazione nuova della sua Riforma, la cui intenzione era quella di riformare, e non di dividere, la Chiesa. Il dialogo interreligioso implica oggi la rinuncia a schemi mentali che enfatizzano le differenze tra le confessioni. Nel dialogo i partner sono chiamati a individuare ciò che hanno in comune e solo allora esaminare le loro divergenze.
Queste differenze, tuttavia, non vengono trascurate o minimizzate, perché il dialogo ecumenico è la comune ricerca della verità della fede cristiana. La vera unità della Chiesa può esistere solo come unità nella verità del Vangelo di Gesù Cristo. Il fatto che la lotta per questa verità abbia portato nel XVI secolo alla perdita dell’unità nel cristianesimo d’Occidente appartiene alle pagine oscure della storia della Chiesa. Nel 2017 dobbiamo confessare apertamente che siamo colpevoli dinanzi a Cristo di avere infranto l’unità della Chiesa e questo anno giubilare può rappresentare l’occasione per la purificazione delle memorie secondo la verità del Vangelo (cf. Ef 4,4-6)
Ogni commemorazione ha il proprio contesto.Oggi, il contesto contiene tre sfide principali, che ci presentano delle opportunità ma anche delle responsabilità.
1) È la prima commemorazione ad aver luogo in un’epoca ecumenica.La commemorazione comune, quindi, è un’occasione per approfondire la comunione tra cattolici e luterani, i quali devono lasciarsi continuamente trasformare dall’incontro con l’altro e dalla reciproca testimonianza di fede.In questo modo cresce la comprensione, la collaborazione e il rispetto reciproci.
2) È la prima commemorazione che avviene nell’epoca della globalizzazione.Di conseguenza la commemorazione comune deve includere le esperienze e le prospettive dei cristiani del Sud e del Nord del mondo, dell’Oriente e dell’Occidente. Le Chiese del Sud vanno acquisendo un’importanza sempre maggiore all’interno del cristianesimo mondiale e in questa prospettiva sarà molto importante prendere sul serio i contributi, le domande e le prospettive di queste Chiese.
3) È la prima commemorazione a dover fare i conti con la necessità di una nuova evangelizzazione in un tempo segnato sia dalla proliferazione di nuovi movimenti religiosi sia, nel contempo, dalla crescita della secolarizzazione in molte parti del mondo. Mentre i precedenti anniversari della Riforma furono celebrati in territori omogenei dal punto di vista confessionale, o almeno in territori la cui popolazione era in maggioranza cristiana, oggi la situazione è diversa e i cristiani vivono in ogni parte del mondo in ambienti multireligiosi, in cui è praticamente sconosciuto gran parte di ciò che nel passato ha diviso la Chiesa.
Di conseguenza la commemorazione comune presenta l’opportunità e l’onere di dare una testimonianza comune di fede alle tante sfide che la storia oggi ci pone e soprattutto di contribuire alla creazione di cieli nuovi e nuove terre in cui possano trovare realizzazione le tante speranze delle donne e degli uomini del nostro tempo, specie degli ultimi, segno drammatico delle contraddizioni della nostra storia.