TAVOLA ROTONDA ECUMENICA
IN VISTA DEL 5° CENTENARIO DELLA RIFORMA PROTESTANTE
Brindisi, Scuola media “G. Salvemini”, venerdì 28 ottobre 2016
Fortunato Sconosciuto
Il quinto centenario della Riforma luterana giunge dopo un cinquantennio di itinerario ecumenico fatto di incontri e dialogo tra la Chiesa cattolica e le Chiese riformate che, tra gli altri documenti ha portato alla “Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della giustificazione” sottoscritta nel 1999 dalla Federazione Luterana Mondiale e dalla Chiesa Cattolica Romana e al testo “ Dal conflitto alla comunione” sottoscritto nel 2013 dalla “Commissione Luterana-Cattolica Romana sull’unità”:
Quest’ultimo riprende i contenuti della “Dichiarazione” e li sviluppa in un contesto che ripercorre le vicende fondamentali che segnarono la divisione del ‘500 per poi situarli dentro le grandi “sfide” della nuova era ecumenica e globale. Si tratta di un testo in cui gli aspetti storici, dottrinali, spirituali e pastorali sono armoniosamente intrecciati al di là degli spazi concessi nella sua economia:avrebbe perciò bisogno di attenzione, di studio, di confronto e di traduzione/verifica in iniziative che potrebbero riavviare in modo più diffuso una comune testimonianza evangelica di animazione e di servizio rivolta alla liberazione e all’esercizio della dignità sociale di tutti gli uomini, a partire dalla condizione di coloro spogliati ormai anche del necessario.
Almeno tre elementi mi sembrano debbano essere di immediata, anche se approssimativa, considerazione.
Il primo riguarda l’invito rivolto alla “guarigione” delle memorie, oggetto di conflitto esasperato e a volte degenerato nel corso dei secoli; si tratta, infatti, nel complesso, di una memoria “malata”,ripetitiva e irrigidita nel recinto della sua presunta irriducibile giustezza, progressivamente estraniata rispetto alle domande antiche e sempre nuove che emergono dalla vita, bisognevole perciò di uno “sguardo autocritico” e del farmaco sempre efficace della “relazione”. Due prospettive, la cattolica e la luterana, si sono contese la verità “storica”: hanno bisogno di uscire da irricevibili certezze e portarsi sul terreno di un confronto e di un dialogo in cui riscoprire limiti e ricchezze reciproche.
Il secondo elemento ha per oggetto un’affermazione per lo meno impegnativa contenuta nel testo: nei “cattolici e luterani” e nelle “comunità nelle quali vivono la loro fede…..sta germogliando la consapevolezza che il conflitto del XVI secolo è finito”. E’ difficile valutare la portata reale di tale assunto, sia per le differenze nazionali e locali che caratterizzano le varie confessioni, sia per le nuove distanze generazionali che si vanno determinando; ma soprattutto perché il messaggio nascosto e diffuso che coltiva l’indifferenza, unitamente all’emergere di nuovi riti paganeggianti promossi dall’industria culturale neo-liberista, vanno producendo effetti diffusivi, cognitivi e comportamentali, così mutevoli che non si fa quasi in tempo a studiarli e capirli, e già sono cambiati. Rimane certamente il grande valore implicito presente nella presa d’atto del germoglio: l’invito ad accompagnare, sostenere e far maturare questa primavera.
Il terzo elemento è costituito dalla individuazione di cinque imperativi: partire dalla prospettiva dell’unità, lasciarsi trasformare dall’incontro con l’altro, compiere “passi concreti” nella direzione della ricerca dell’unità visibile, riscoprire insieme la potenza del Vangelo di Gesù Cristo, testimoniare insieme l’annuncio evangelico nel servizio al mondo.
E’ appena il caso di ricordare che si tratta di imperativi su cui Papa Francesco ritorna per così dire quotidianamente e su cui offre esempi di testimonianza. E nel discorso rivolto alla chiesa italiana riunita a Firenze nel novembre 2015 ha voluto porgere due indicazioni pastorali privilegiate: con la prima ha chiesto un impegno sempre rinnovato a favorire e promuovere “l’inclusione sociale dei poveri”, con la seconda ha raccomandato di “essere fermento di dialogo, incontro, unità” e di non avere paura: fare esperienza di dialogo vuol dire “fare qualcosa insieme, non da soli, tra cattolici”.
La nostra terra brindisina, storicamente di frontiera, di passaggio e di incontro potrebbe far tesoro di questa sua particolare memoria e favorire la commemorazione della Riforma luterana all’insegna dell’ascolto, della ricerca e della accoglienza.