Bruno Mitrugno, già Direttore della Caritas Diocesana di Brindisi
Un Sud a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013) e a non fare figli, infatti nel 2013 continuano a esserci più morti che nati. Un Sud dove la popolazione continua a impoverirsi, con un aumento del 40% di famiglie povere nell’ultimo anno, perché manca il lavoro, le famiglie assolutamente povere sono cresciute oltre due volte e mezzo, da 443mila (il 5,8% del totale) a 1 milione 14mila (il 12,5% del totale), cioè il 40% in più solo nell’ultimo anno.
Sono alcuni dati che emergono dal Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2014 presentato l’altro ieri a Roma.
E dai dati Istat sulle povertà diffuse ieri emerge drammaticamente che specialmente al Sud un italiano su quattro è a rischio povertà.
Questo dato certamente allarmante è specchio della grave situazione economica che anche la nostra Regione Puglia e la nostra provincia di Brindisi in particolare stanno attraversando.
In attesa degli improrogabili interventi che il governo centrale e quello regionale soprattutto dovranno mettere in atto per dare risposte significative a questa drammatica situazione, voglio offrire una riflessione esperienziale sulle risposte possibili in termini di fattiva solidarietà con chi fa fatica ad andare avanti.
Il notevole aumento di individui che si rivolgono ai centri di assistenza , parrocchie e servizi alle persone si può ricondurre a dinamiche di tipo diverso, legate di volta in volta all’effetto penalizzante della crisi economica : licenziamenti, difficoltà a trovare nuovi lavori, ma anche alle politiche di contenimento della spesa messe in atto a livello nazionale, che con le loro forti ricadute in ambito regionale e comunale, hanno ridotto l’offerta di servizi e di fatto determinato l’allargamento della platea dei non aventi diritto ad aiuto e sostegno da parte delle istituzioni pubbliche.
Il rischio è che le situazioni di momentanea difficoltà economica, fin qui affrontate attraverso interventi di sostegno economico e riduzione del danno sociale, scivolino verso situazioni di cronicizzazione e progressiva esclusione sociale.
La persona in difficoltà che si rivolge alla Caritas, da cliente occasionale diventa cliente abituale, ci dicono gli operatori di questo Organismo ecclesiale.
Alcuni costi sono difficilmente comprimibili – come le bollette delle utenze energetiche, le rate di un debito o di un mutuo, l’affitto, le famiglie si vedono costrette a risparmiare su altre voci come l’istruzione, la salute ed anche il cibo, con conseguenze sul lungo periodo che possono essere drammatiche.
A partire da tali sollecitazioni siamo chiamati ad interrogarci, ancor più di prima, sul ruolo dei poveri nella vita del nostro Paese e quale priorità viene data alle condizioni dei più deboli; bisogna sicuramente continuare con l’impegno nella lotta alle ingiustizie sociali , ma a chi oggi 31 ottobre 2014 chiede aiuto attraverso il patronato di un sindacato o l’assistente sociale di turno, il parroco del quartiere o il medico di base non si può più continuare a rispondere, abbi pazienza noi ci stiamo impegnando per la giustizia sociale, troppo comodo !
Credo che occorra dare risposte concrete , occorra condivisione e corresponsabilità personale e di gruppo, altrimenti è mera demagogia , e abbiamo sotto i nostri occhi la realtà che tale atteggiamento ha causato in questi ultimi anni.
Occorre far uscire le povertà dalle quattro mura .
Associazioni, Sindacati, Partiti , Parrocchie devono mettere le loro strutture e le loro organizzazioni capillari al servizio vero, tangibile per offrire risposte e gesti concreti di aiuto e solidarietà a chi pone il problema della impossibilità di portare avanti giornalmente la propria famiglia.
Qualche mese fa a Brindisi un piccolo movimento politico cittadino di fronte alla difficoltà di accoglienza di immigrati, mise la propria sede a disposizione di 10 persone , una piccola cosa , un gesto di grande sensibilità.
In alcune grandi città sono state messe in atto iniziative di solidarietà da parte di professionisti che mettono al servizio dei più poveri la loro professionalità (medici in particolare).
Bisogna allora mettere in atto iniziative che coinvolgano cittadini, imprese, associazioni ed istituzioni, per l’attivazione di servizi di aiuto concreto, quotidiano per i più poveri.
Organizzare da parte dei Partiti e Sindacati, assemblee di quartiere sulle Povertà ed Emarginazioni, sulle risorse di quel particolare territorio , e sulle possibili risposte, per far toccare con mano alla gente la propria passione per i poveri.
Iniziative queste a costo zero, con l’utilizzo di spazi pubblici o ecclesiali.
Occorre pensare a un Tavolo delle Povertà presso la Prefettura per coordinare e mettere comunitariamente in atto , tra tutti i sindaci, i sindacati , la ASL, la Confindustria iniziative vere e sostenibili di solidarietà sociale su scala provinciale (piccoli empori della solidarietà con il contributo di grandi centri della distribuzione alimentare presenti sul territorio);
La Comunità dei Braccianti, grande organizzazione degli anni sessanta, offriva patrocinio ai contadini analfabeti e viveri alle loro famiglie nelle situazioni di particolare bisogno.
Non si tratta, per Partiti , Sindacati e Associazioni di fare mera elemosina , anche se purtroppo ormai c’è bisogno anche di quella , ma di indicare con la promozione di iniziative vere , concrete, che una risposta c’è per arginare la sempre crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri e contemporaneamente lottare insieme ai senza voce contro le cause strutturali delle povertà.