MARIA DI MAGDALA NEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE. ROMANZO

Antonio Greco

Vorrei ma non so come. Se nulla posso fare per lenire la sofferenza anche di un solo volto a Gaza o a Nablus, almeno ho il dovere di capire e sapere, per immaginare, sperare e promuovere un altro futuro per Israele, i palestinesi, e anche per noi.

Fra i tanti libri su quanto sta accadendo in Palestina, in queste ore ne ho sulla scrivania:

  • Un saggio di filosofia, molto interessante: “Umanità violata. La Palestina e l’inferno della ragione”, di Roberta De Monticelli, pubblicato nel settembre 2024 da Laterza. Da un viaggio dell’autrice in Palestina viene fuori un libro molto denso che legge la questione-Palestina come un “nodo del pensiero”. Quanto sta accadendo in Palestina è irriducibile a una misura locale: è una apocalisse che narra di tutti noi, è un ‘nodo’ della storia mondiale.
  • Un romanzo: “Una maschera color del cielo”, di Bassem Khandaqji, pubblicato lo stesso nel settembre 2024 da edizioni e/o, ma scritto prima del 7 ottobre 2023. Vincitore nel 2024 dell’International Prize for Arabic Fiction, il più prestigioso riconoscimento per la letteratura di lingua araba.

Per ora, mi intriga di più il romanzo di Bassem Khandaqji.  È un autore palestinese nato nel 1983. Fu arrestato nel 2004, quando aveva 21 anni, viene condannato a diversi ergastoli con l’accusa di avere partecipato alla preparazione di un attentato sucida che ha causato la morte di tre israeliani. Lo Human Rights Council dell’Onu ha messo in dubbio le prove: ne chiede la liberazione. Israele guarda dall’altra parte. Attualmente è ancora in prigione. Ha pubblicato raccolte di poesie, romanzi e articoli giornalistici.

Bassem Khandaqji, nonostante sia un prigioniero politico, ha dimostrato di essere uno scrittore di grande talento.

 Da poeta, con i suoi occhi guarda la realtà e insieme sogna. Scritto prima della tragedia del 7 ottobre, ci aiuta a capire, in modo originale, lo stato d’animo delle due parti in lotta. E a non dimenticare che c’è un “prima” del 7 ottobre.

Il romanzo è diviso in tre parti e sette capitoli: le ricerche del protagonista su Maria Maddalena (I), la vita del protagonista Nur (II) che si maschera e prende il nome di Ur (III), ebreo ashkenazita, per spostarsi tra ambienti palestinesi e tra ambienti del nemico occupante.

Una maschera color del cielo

Il romanzo ruota intorno a due assi temporali, il presente e il passato. Il protagonista del presente è Nur, un giovane palestinese di Ramallah. Protagonista del passato è Maria Maddalena. L’intreccio è carico di significati politici molto attuali.

  1. L’archeologo appassionato

Nur è un archeologo palestinese che vive in un campo profughi. La sua vita è limitata dalla situazione politica. Il suo sogno è quello di potersi muovere liberamente nel Paese e di esplorare i siti archeologici che lo affascinano. Si è laureato in archeologia e ha deciso di scrivere un romanzo sulla vita di Maria Maddalena, basandosi sui Vangeli gnostici. Ha una corrispondenza clandestina con l’amico d’infanzia Murad, detenuto nelle carceri israeliane, con cui discute spesso di questioni politiche e ideologiche relative all’occupazione israeliana.

La maschera dell’occupante

Un giorno, per caso, Nur trova una carta d’identità israeliana. Intuendo una possibile via d’uscita, decide di indossare questa “maschera” e di fingere di essere un israeliano. Grazie alla sua padronanza della lingua ebraica e ai suoi tratti somatici che gli permettono di “passare” per un ashkenazita, Nur riesce a costruirsi una nuova identità.

Un’immersione nel mondo dell’occupante

Con il suo falso passaporto, riesce a farsi assumere per una missione di scavi nei pressi di Megiddo. La sua falsa identità e la frequentazione dei colleghi allo scavo gli permetteranno di capire meglio la mentalità degli israeliani. Sarà anche l’occasione per creare e approfondire storie di amicizia, di amore e di sesso con due donne, una palestinese e l’altra israeliana. Nel frattempo, porterà avanti un dialogo interno, intenso e spesso doloroso, tra le sue due identità in conflitto: Nur (il palestinese) e Ur (l’israeliano).

Il conflitto interiore

Mentre da un lato è felice di poter finalmente vivere la sua passione e di muoversi liberamente, dall’altro si sente sempre più estraneo a sé stesso. Il peso della doppia identità lo opprime, lo costringe a vivere una continua menzogna. Si chiede chi sia veramente: il palestinese che sogna la libertà o l’israeliano che ha costruito?

Un viaggio alla scoperta di sé

Attraverso questa esperienza, Nur intraprende un profondo viaggio alla scoperta di sé. Si confronta con la storia del suo popolo, con l’occupazione, con la sua stessa identità. Cerca di trovare un equilibrio tra le due parti di sé, tra il suo passato e il suo presente, tra la sua origine e la sua nuova vita.

Un romanzo che tocca temi profondi

“Una maschera color del cielo” è un romanzo che va oltre la semplice storia di un uomo che cambia identità. È un’opera che affronta temi complessi come l’identità, la libertà, l’occupazione, il conflitto tra popoli. È un romanzo che ci invita a riflettere sulla complessità dell’essere umano e sulla possibilità di costruire ponti tra culture diverse.

  • Il romanzo nel romanzo

La protagonista del passato è Maria Maddalena[1], figura centrale e non strumentale in tutto il romanzo. Capiremo perché.

Bassem Khandaqji scrive: “il mio disperato tentativo di rintracciare evidenze storiche che possano documentare la biografia di Maria Maddalena al tempo della predicazione di Gesù di Nazareth nella Palestina romana si è rivelato un totale fallimento, e così, dopo un lungo periodo di stasi, frustrazione e sconforto, penso sia giunto il momento di far sì che rigeneranti sforzi da me profusi per più di 5 anni nell’occulto mondo storico e religioso della Maddalena non vadano sprecati; non posso farlo, non permetterò a Dan Brown e a tutti i sacri Graal bevuti alla salute del Codice da Vinci di diffamare la Maddalena con le loro fandonie e di rubarmi la sua biografia. Cercherò quindi di rimaneggiare in chiave romanzesca tutti i dati e le informazioni che avevo raccolto per la mia ricerca storico scientifica, fallita a causa di molti ostacoli e sfide, prima tra tutte la presenza appena accennata, anzi, la quasi assenza della Maddalena nella storia ufficiale, ma anche in quella taciuta” (11).

Questo romanzo nel romanzo è formalmente molto originale. L’autore immagina di dettare delle note vocali registrate, in un periodo molto breve che va dall’alba di lunedì 19 aprile del 2021 al pomeriggio dell’11 maggio 2021 e di inviare queste note ad un suo amico che è in carcere. Le note sono ben 22 e sono tutte trascritte nel romanzo tra parentesi quadre. Ciascuna con la data, con la parte della giornata e con l’oggetto. Solo alcune hanno anche il luogo di Gerusalemme in cui sono state registrate.

Riporto l’oggetto di alcune note: considerazioni preliminari sulla trama del romanzo; la trama ideale, forse definitiva, del romanzo sulla Maddalena; chi è la Maddalena; il profumo di Maria Maddalena; idea su Maddalena davanti alla tomba di mia madre; il rapporto tra la Maddalena e Pietro; i luoghi della Maddalena; lo gnosticismo di Maria Maddalena; Monte Carmelo, il tempio segreto; è la Maddalena il “discepolo amato”?; la Maddalena e Pietro; il matrimonio gnostico; sulla VI Legione romana; il pozzo di Misk è il pozzo della Maddalena.

L’ultima nota, di martedì 11 maggio – pomeriggio, si conclude con: “Gli orizzonti del mio romanzo sulla Maddalena si sono oscurati, e il loro posto è stato preso dalle apparizioni di Sama’” (pag. 191). Sama’ è la ragazza palestinese di una bellezza seducente e dolorosa.

La Maddalena e lo gnosticismo

Nel romanzo di Khandaqji chi è la Maddalena?

Una parte della letteratura cristiana occidentale ha unificato tre figure presenti nei Vangeli canonici. Maria di Magdala, la donna dalla quale Gesù scacciò i sette demoni, che credette in lui e lo seguì dalla Galilea a Gerusalemme, coincide anche con un’altra Maria, sorella di Lazzaro, che versò il prezioso profumo di nardo sui piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli a Betania (Gv. 12,3). E poi c’è una peccatrice che non viene chiamata per nome, ma che si dice essere la Maddalena, di Nain, che versò il profumo su Gesù, gli bagnò i piedi con le sue lacrime e li asciugò con i capelli (Lc. 7, 37-38).

Il cristianesimo orientale, di contro, separa questi tre personaggi e santifica solo Maria Maddalena.

Khandaqji, per esigenze narrative, sostiene la tesi che le tre Marie siano una sola persona.

Maria Maddalena è una donna ricca del villaggio di Magdala, dedita al commercio e proprietaria di una lussuosa casa a Gerusalemme, posseduta da sette demoni vaga per le strade, si prostituisce senza avere coscienza, finché Gesù non la salva. Lei rinsavisce e lo ricompensa con un costosissimo profumo. Crede in Lui, lo segue e guadagna la sua benevolenza. Osserva Khandaqji: “una prostituta non avrebbe potuto permettersi di comprare un profumo del valore di trecento denari, ma una donna ricca come la Maddalena sì” (49). Inoltre, “non è esatto usare il termine «peccatrice» associandolo all’adulterio e alla prostituzione. Il peccato di cui viene accusata la donna può essere la mancata aderenza alle tradizioni e alle usanze della comunità religiosa e alla dottrina ebraica di quel periodo, oppure l’aver creduto in Gesù o aver praticato una forma di culto gnostico segreto.

Il fatto che Gesù risorto sia apparso proprio alla Maddalena, come riporta il Vangelo di Giovanni, non fa che confermare che si trattava di una figura importante e influente, non solo nella vita di Gesù, ma anche nel suo ambiente sociale in Galilea e a Gerusalemme” (50).

Khandaqji per comprendere la presenza fragile e sfuggente, come pure l’ambigua relazione tra la Maddalena e Pietro e il resto degli apostoli, esplora i “vangeli gnostici[2]. La più “grande diffamata”, sostiene Khandaqji, non solo da Dan Brown ma dalla storia, riceve luce e giustizia solo dalla lettura di questi testi.

Per spiegare quale è il significato dello gnosticismo di Maria Maddalena, Khandaqji riporta un brano del Vangelo di Filippo (apocrifo per la Chiesa cattolica) in cui si legge: “La consorte [di Cristo è] Maria Maddalena. [Il Signore amava Maria] più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla [bocca]”. Ma, a differenza di Dan Brown, non crede che questo significhi un matrimonio fisico bensì indica solo il rapporto spirituale gnostico che li univa. “Essi sono un’unica realtà con una dimensione maschile e una femminile, e il bacio, o il rituale dei baci tra loro, come accennato nel Vangelo di Filippo, non ha una dimensione carnale bensì mistica… Se Gesù avesse voluto baciare la Maddalena in modo intimo ed erotico, l’avrebbe fatto davanti ai suoi apostoli, seguaci e credenti?

Credo che nei rituali gnostici i baci siano a significare la conoscenza segreta data in un sussurro. I baci sono gli insegnamenti. Il bacio è il comandamento” (97).

Interessante è anche la nota sulla dibattuta questione se la Maddalena (e non Giovanni) è il “discepolo amato” da Gesù.

La Maddalena, nel Vangelo gnostico dal titolo “Il Vangelo secondo Maria” (scritto in Palestina o in Egitto alla fine del I secolo d.C.) è associata a una conoscenza segreta, trasmessa direttamente da Gesù. Per questo è spesso rappresentata come una figura dotata di una conoscenza profonda e di un ruolo centrale nella trasmissione del messaggio del Cristo. Per questo ruolo spirituale preminente assegnato alla Maddalena, lo scontro tra lei e Pietro, racconta “il Vangelo secondo Maria”, fu durissimo, fino alla esclusione e alla persecuzione della donna da parte di Pietro e di alcuni discepoli.

Questa rappresentazione ha alimentato l’interesse per la figura della Maddalena nel corso dei secoli, trasformandola in un’icona per movimenti esoterici e spirituali.

Infine, nei Vangeli gnostici, la Maddalena non è solo una seguace di Gesù, ma una sua discepola eguale agli apostoli. Non “apostola degli apostoli”, come sostiene la Chiesa Cattolica, ma “apostola di Gesù Cristo” come gli altri apostoli.

Perché un romanziere palestinese ha trovato interesse per la Maddalena?

Khandaqji sembra utilizzare questa figura per esplorare temi universali come la giustizia, l’identità e la lotta per la libertà, ponendo al centro della sua narrazione la complessa realtà del conflitto palestinese.

La Maddalena, nella sua ricerca di una comprensione più profonda del messaggio di Gesù, incarna la ricerca della verità. Questo tema si collega alla ricerca personale del protagonista, Nur, che cerca di comprendere la propria identità e il suo ruolo nel mondo.

La Maddalena è spesso rappresentata come una vittima di ingiustizie, sia nel Nuovo Testamento che nelle interpretazioni successive. Nel romanzo, questa dimensione è accentuata per sottolineare le ingiustizie subite dal popolo palestinese.

La Maddalena, come figura femminile forte e indipendente, rappresenta la lotta per l’emancipazione delle donne e la sfida ai ruoli tradizionali. Questo tema è particolarmente rilevante nel contesto del conflitto israelo-palestinese, dove le donne hanno spesso un ruolo di primo piano nella resistenza.

La Maddalena è legata alla terra di Israele, un luogo carico di storia e di significati religiosi. Questa connessione può simboleggiare l’attaccamento del popolo palestinese alla propria terra e la lotta per difenderla.

Il filo rosso dell’archeologia

Khandaqji, sullo sfondo di tutto il romanzo, anche del romanzo nel romanzo sulla Maddalena, pone la disciplina dell’archeologia. La ricerca archeologica in una terra intrisa di storia militare romana è solo una metafora degli insediamenti colonialisti dello stato sionista di oggi. Con una forte valenza politica.

Uno dei due professori che guidano gli scavi a Megiddo a cui partecipa il protagonista del romanzo afferma: “La Terra Santa è la Bibbia vivente che parla”. Commenta Khandaqji: “A Nur non piaceva quel discorso di David, intriso di una visione occidentalizzata del suo paese. Si sentiva esiliato dalla propria terra quando veniva descritta in modo così sacro e tagliato su misura in base alla lunghezza e all’ampiezza dei libri dell’Antino Testamento” (149).

In Palestina, dopo la guerra e la politica, viene l’archeologia. Tramite la sua deformazione le città e i villaggi hanno cambiato nome e così l’intero Paese: là dove un israeliano vede la traccia di ciò che c’è scritto nella Torah e con essa una legittimazione di sé stesso in quel preciso luogo, un palestinese ricorda ciò che c’era prima. Prima del 1948, prima della Nakba. Prima che la Palestina smettesse d’esistere nella sua interezza.

 Una maschera color del cielo è un’opera che intreccia fantasia, storia, archeologia e riflessioni politiche. È un lavoro, leggero ma profondo, che si legge tutto di un fiato, in cui le parole trascendono i confini. Annuncia un modo diverso di vedere e capire le cose tragiche di quest’ultimo anno che sono sotto i nostri occhi. Ma non so con quanta speranza di costruire tra Nur, il palestinese, e UR, l’israeliano, “un processo di riconciliazione fino a fare di Israele uno Stato binazionale, con due tradizioni, due culture, due popoli con pieni e identici diritti” (Raniero La Valle, in “www.chiesadituttichiesadeipoveri.it” del 9 novembre 2024).

12 novembre 2024

Antonio Greco


[1] Per uno studio sulla Maddalena nella storia si rinvia al testo di Edmondo Lupieri dal titolo “Una sposa per Gesù, Maria Maddalena tra antichità e postmoderno”, Carocci editore, 2017, recensito in https://manifesto4ottobre.blog/2018/04/09/maria-maddalena-peccatrice-penitente-e-o-apostola-degli-apostoli/

[2]   Per uno studio dei Vangeli gnostici si rinvia al testo di Carla Ricci, MARIA MADDALENA – L’AMATA DI GESU’ NEI TESTI APOCRIFI, Claudiana, 2017. Cfr. recensione in: https://manifesto4ottobre.blog/2018/05/30/lamata-di-gesu-per-un-futuro-di-maggiore-verita/

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