MEGLIO NON FAR SAPERE A CHI VENDIAMO LE ARMI

Antonio Greco

Questo intervento è stato pubblicato da Quotdiano di Puglia del 12.3.2024 col titolo Tutti per la pace, ma poi ignoriamo le armi.

L’Assemblea del Senato, mercoledì 21 febbraio, ha approvato le modifiche alla legge n.185/1990, recante nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento. Il testo passa ora alla Camera dei deputati.

Il provvedimento, composto da un solo articolo, reca modifiche per rendere la legislazione più adatta al contesto internazionale attuale: si introducono disposizioni per semplificare le operazioni di scambio di armi; si elimina l’Ufficio presso la Presidenza del Consiglio che aveva compiti di promuovere progetti di riconversione dell’industria bellica; si cancella il riferimento ad ONG e organizzazioni della società civile come fonti di riferimento per valutare le violazioni dei diritti umani; viene soppressa la Relazione annuale al Parlamento sulle interazioni tra banche e aziende a produzione militare.

La legge era nata dopo una lunga battaglia di molti movimenti e associazioni. È una legge unica in Europa ed è un piccolo strumento per prevenire molti disastri. Nel silenzio generale sta per essere modificata.

La Relazione annuale del Presidente del Consiglio dei ministri in materia di controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, relativa all’anno 2022, pubblicata nell’ottobre 2023, è composta da 2 volumi (3000 pagine), scaricabili dal sito del Senato.

Impossibile sintetizzarla. Solo alcuni dati:

  • nella sola Italia, “nel 2022 il valore globale delle licenze di esportazione e di importazione, comprese le licenze per operazioni di intermediazione e quelle globali di progetto e di trasferimento, è stato pari a 6,017 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 5,34 miliardi del 2021”;
  • in relazione alle aziende esportatrici, i dati evidenziano come le prime 15 società esportatrici abbiano un peso finanziario pari al 92,59 per cento sul totale del valore esportato con licenze individuali dai 138 operatori complessivi. Le prime 4 aziende sono Leonardo (47,05%), Iveco Defence Vehicles (14,08%), MBDA Italia (7,96%) e Elettronica S.P.A. (4,36 %) e rappresentano circa il 73% del valore complessivo. La Leonardo è destinataria di circa il 23% del totale delle autorizzazioni (496 su 2.155)”.

Dovremmo sapere tutto sull’enorme mercato mondiale delle armi. Ma, al netto delle numerose deroghe alla Legge approvate dal Parlamento per l’Ucraina, la trasparenza nel settore è risultata sempre più opaca. Quello delle armi è un tipo di business in cui è molto facile oltrepassare la soglia della legalità e finire nella zona grigia del traffico internazionale di armi. Con la eliminazione di questa Relazione molto torna nell’ombra.

L’industria delle armi non conosce crisi. La spesa militare globale totale è aumentata nel 2022 del 3,7%. Alla novità della IA nella strategia bellica, si è aggiunta una nuova sfida nel settore con il coinvolgimento del “capitale privato” (che non ha obblighi di rendicontazione) nell’industria bellica statunitense. Il controllo democratico del settore diventa sempre più debole.

Eppure, nessuno vuole la guerra. Siamo tutti per la pace, ma poi siamo tutti compartecipi, anche con scelte quotidiane, del sistema economico militarizzato: accettiamo come una cosa normale che i nostri soldi vengano investiti in una infernale produzione, mentre ci dicono che per la sanità, la scuola e l’occupazione non vi sono soldi.

Ma ci si può arrendere a questa situazione?

Nel quadro di un necessario cambiamento dell’attuale sistema economico e finanziario ultra-neoliberista, sarebbe necessario, fra altre iniziative, spingere dal basso per far crescere queste due proposte:

  • far definire all’Unione europea un proprio modello di difesa differente da quello Nato: non aggressivo ma commisurato alle effettive esigenze di sicurezza e difesa; dotato non solo dello strumento militare, ma anche di forme di difesa civile non armata e nonviolenta come i “corpi civili di pace” proposti da Alexander Langer già dal 1995 e mai presi in considerazione;
  • coniugare la informazione sul mondo delle armi con la disobbedienza civile. Alex Zanotelli si spende da tempo per proporre una azione alla portata di tutti: semplicemente ritirare i propri soldi dalla banca che investe in armi e traferirli in una banca che non investe in armi.

Proposte non facili. Ma, se ci mettiamo dalla parte delle tante vittime, in un mondo che brucia e sanguina a causa delle tante guerre, come non condividere la annotazione riportata nel bel libro scritto dal barese Vito Alfieri Fontana con Antonio Sanfrancesco, giornalista salentino, dal titolo “Ero l’uomo della guerra. La mia vita da fabbricante di armi a sminatore” (edizione Laterza, 2023): “fino a quando ci saranno fabbriche che sfornano senza interruzione proiettili per carri armati, mine, missili e cannoni spedendoli velocemente in tutti quei Paesi del mondo dove si combatte, le guerre non finiranno mai”.

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