TRE MADRI

 

deande

Ascolta

https://www.youtube.com/watch?v=-49UpTKWZUw

Madre di Tito:

“Tito, non sei figlio di Dio,

ma c’è chi muore nel dirti addio”.

Madre di Dimaco:

“Dimaco, ignori chi fu tuo padre,

ma più di te muore tua madre”.

Le due madri:

“Con troppe lacrime piangi, Maria,

solo l’immagine d’un’agonia:

sai che alla vita, nel terzo giorno,

il figlio tuo farà ritorno:

lascia noi piangere, un po’ più forte,

chi non risorgerà più dalla morte”.

Madre di Gesù:

“Piango di lui ciò che mi è tolto,

le braccia magre, la fronte, il volto,

ogni sua vita che vive ancora,

che vedo spegnersi ora per ora.

Figlio nel sangue, figlio nel cuore,

e chi ti chiama “Nostro Signore”,

nella fatica del tuo sorriso

cerca un ritaglio di Paradiso.

Per me sei figlio, vita morente,

ti portò cieco questo mio ventre,

come nel grembo, e adesso in croce,

ti chiama amore questa mia voce.

Non fossi stato figlio di Dio

t’avrei ancora per figlio mio”.

(F. De André | G.P. Reverberi | F. De André

© 1971 Universal Music Publishing Ricordi S.r.l)

 

Con Tre madri Fabrizio De André riprende lo schema corale de La Buona Novella, attraverso le voci commoventi delle protagoniste femminili, che esprimono lo strazio per i loro figli morenti: al di là delle colpe per cui sono condannati, rivelano la loro natura di esseri umani.

In questa traccia c’è l’unica concessione al tema classico della resurrezione, presentato però come ulteriore snodo umano e drammatico, che divide le tre madri, unite dallo stesso dolore: se infatti Maria può sperare nella resurrezione di Gesù, le madri di Tito e Dimaco non godono di questa consolazione, che è solo l’immagine di un’agonia. Ma ciò, pur lasciando spazio al tumulto dei sentimenti umani, non degenera in invidia, bensì in ulteriore afflizione:

lascia noi piangere, un po’ più forte

chi non risorgerà più dalla morte.

Emerge ancora l’umanità di Maria che, pur potendo essere confortata dalla speranza della resurrezione, è addolorata dalla perdita dell’umanità del figlio. Le sue parole rivelano la potenza del personaggio, che alla dignità di madre aggiunge un’altissima spiritualità, ricordando i versi (danteschi) che San Bernardo le dedicava nell’ultimo canto del Paradisotu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ‘l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura.

Ma leggiamo le parole conclusive di Maria:

Per me sei figlio, vita morente,

ti portò cieco questo mio ventre,

come nel grembo, e adesso in croce

ti chiama amore questa mia voce.

Non fossi stato figlio di Dio,

t’avrei ancora per figlio mio.

Con questa struggente e bellissima immagine di umanità si chiude il brano.

Oggi Pasqua 2020, sotto quella croce vi sono le madri che muoiono sole, le madri di tanti carcerati, di chi è solo o senza un tetto, le madri delle storie più lontane, delle tragedie dei nostri giorni. Basterebbe pensare alle donne, uomini, vecchi e bambini siriani, proprio in questi giorni incolonnati ai confini della Grecia, una processione laica di dolore infinito, che bussa alle porte dell’Europa e non trova che respingimento.

’La buona novella’’ è il quarto album della produzione artistica di Fabrizio De Andrè, celebre cantautore nonché poeta.

I titoli dei brani di apertura (Laudate Dominum) e di chiusura (Laudate Hominem) dell’album indicano il cambiamento del punto di vista dello sguardo di De Andrè che si sposta continuamente dal richiamo al divino all’umano.

De Andrè, laico, dichiarato ateo, spiega così il perché di questo tema e di questo album:

«Quando scrissi “La buona novella” era il 1969. Si era quindi in piena lotta studentesca e le persone meno attente – che sono poi sempre la maggioranza di noi – compagni, amici, coetanei, considerarono quel disco come anacronistico. Mi dicevano: “Ma come? Noi andiamo a lottare nelle università e fuori dalle università contro abusi e soprusi e tu invece ci vieni a raccontare la storia – che peraltro già conosciamo – della predicazione di Gesù Cristo”. Non avevano capito che in effetti La Buona Novella voleva essere un’allegoria – era una allegoria – che si precisava nel paragone fra le istanze migliori e più sensate della rivolta del ’68 e istanze, da un punto di vista spirituale sicuramente più elevate ma da un punto di vista etico sociale direi molto simili, che un signore 1969 anni prima aveva fatto contro gli abusi del potere, contro i soprusi dell’autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universali. Si chiamava Gesù di Nazaret e secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Non ho voluto inoltrarmi in percorsi, in sentieri, per me difficilmente percorribili, come la metafisica o addirittura la teologia, prima di tutto perché non ci capisco niente; in secondo luogo perché ho sempre pensato che se dio non esistesse bisognerebbe inventarselo. Il che è esattamente quello che ha fatto l’uomo da quando ha messo i piedi sulla terra. Ho quindi preso spunto dagli evangelisti cosiddetti apocrifi. Apocrifo vuol dire falso, in effetti era gente vissuta: era viva, in carne ed ossa. Solo che la Chiesa mal sopportava, fino a qualche secolo fa, che fossero altre persone non di confessione cristiana ad occuparsi, appunto, di Gesù. Si tratta di scrittori, di storici, arabi, armeni, bizantini, greci, che nell’accostarsi all’argomento, nel parlare della figura di Gesù di Nazaret, lo hanno fatto direi addirittura con deferenza, con grande rispetto. Tant’è vero che ancora oggi proprio il mondo dell’Islam continua a considerare, subito dopo Maometto, e prima ancora di Abramo, Gesù di Nazaret il più grande profeta mai esistito. Laddove invece il mondo cattolico continua a considerare Maometto qualcosa di meno di un cialtrone. E questo direi che è un punto che va a favore dell’Islam. L’Islam quello serio, non facciamoci delle idee sbagliate».

Le fonti a cui attinge Fabrizio per i suoi testi sono i 4 Vangeli e in particolare i due Vangeli apocrifi, il ‘’Protovangelo di Giacomo’’ e il ‘’Vangelo arabo dell’infanzia’’.

Quest’ultimi due sono vangeli che raccontano aspetti molto umani e spesso controversi della vita di Cristo. Con la definizione del canone (gli attuali 27 libri) del Nuovo Testamento, definito nel corso del IV secolo, altri Vangeli in circolazione furono definiti apocrifi (falsi) dalla chiesa: non erano ritenuti adeguati per essere compresi dalle masse in quanto rappresentavano il Cristo come figura più umana che divina e per timore che potessero portare i fedeli a dubitare delle istituzioni e delle gerarchie ecclesiastiche ormai affermate e stabili nell’organizzazione sociale.

I protagonisti de “La Buona Novella” sono Giuseppe e Maria in particolar modo, in qualità di genitori, ma anche le figure dei ladroni, Tito e Dimaco, che insieme al Cristo vennero crocifissi, e le loro tre madri, e ovviamente, il popolo, il quale ricopre un ruolo molto forte all’interno dell’opera.

Interessante è sicuramente la figura stessa di Gesù, che in realtà risulta essere quasi marginale, quasi si trattasse di un’entità astratta. Viene presentata e illustrata infatti attraverso la sofferenza degli altri, tramite le storie di altri personaggi, coloro che a lui sono legati o con cui egli semplicemente ha condiviso dei momenti ben precisi della vita.

I protagonisti di quest’opera, quindi, non sono divinità, ma esseri umani, persone in carne ed ossa, e ciò permette all’ascoltatore di comprendere quanto fosse esiguo il valore della vita per coloro che non detenevano potere politico od economico.

Il quadro storico-biblico delle vicende evangeliche serve a Fabrizio per contestualizzare i suoi racconti, che trae dalle vicende umane contemporanee.

L’album è composto da:

  • Lato A
  1. Laudate Dominum
  2. L’infanzia di Maria
  3. Il ritorno di Giuseppe
  4. Il sogno di Maria
  5. Ave Maria
  • Lato B
  1. Maria nella bottega del falegname
  2. Via della Croce
  3. Tre madri
  4. Il testamento di Tito
  5. Laudate hominem

La Buona Novella è uno dei suoi lavori più riusciti.

Segnaliamo infine il documentario del concerto che Fabrizio tenne con la Premiata Forneria Marconi a Genova il 3 gennaio del 1979, realizzato, con la regia di Walter Veltroni, da filmati fortunosamente recuperati: “Fabrizio De André e PFM. Il concerto ritrovato“. Il documentario ha una storia unica e affascinante come, del resto, il suo protagonista.

27 marzo 2020

Cinzia Mondatore

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One Reply to “TRE MADRI”

  1. E’ la Croce che attira tutti a Cristo Gesù come egli stesso disse. La croce, nella quale si intravedono le madri e la stessa Madre Maria ugualmente straziata dal dolore del figlio in croce.Se entriamo nel mistero ci illumina la storia della umanità nel confronto con La Buona Novella che riprende il mondo e la storia dell’uomo redento.dalla nuova storia che l’uomo rinnovato ha il dovere di osservare e credere. Il credo lì è una conseguenza d’amore che riscatta chi vuole salendo sulla croce dove il Cristo ha riscattato tutti già in croce e offre la certezza all’altro che chiede e la risposta è certezza “oggi stesso sarai con me in Paradiso”. Ogni madre si ritrova come in croce e con la fede riscatta la fiducia dell’amore eterno.

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