Maurizio Portaluri
Quando Salvini ha iniziato ad intensificare la sua propaganda sugli sbarchi di immigrati con la politica “porti chiusi”, Famiglia Cristiana ha pubblicato nel luglio 2018 una copertina con la mano rivolta a mo’di respingimento verso una foto del ministro dell’interno con il titolo “Vade retro Salvini”. Ma i contrasti con il mondo cattolico entusiasta del papato di Francesco erano iniziati molto prima delle elezioni che hanno portato la Lega al governo. Nell’agosto 2017 in provincia di Pistoia don Massimo Biancalani, che ospita nella sua parrocchia un gruppo di immigrati e che pubblicava una loro foto durante una gita in piscina, veniva fatto oggetto dell’irata contestazione del leader politico leghista. La polemica è durata a lungo e don Biancalani è stato oggetto di ispezioni delle diverse autorità preposte al rilascio di autorizzazioni previste per questo tipo di strutture di accoglienza, ma qui ci interessa un episodio occorso qualche settimana dopo l’avvio della polemica e consistito nella partecipazione di alcuni aderenti alla organizzazione di estrema destra Forza Nuova alla messa domenicale presieduta da don Massimo per giudicarne la “cattolicità”.
“Alla fine i militanti di estrema destra, una decina, vanno via tra le urla della folla, qualcuno gli lancia qualche pomodoro, loro sfoggiano guanti neri e saluti romani: ‘Non ci ritroviamo nelle parole di Biancalani, lui ha ammesso di fare politica. Un fascista può essere anche un buon cattolico, certo’ dicono. ‘Nessun punto d’incontro, avevamo usato il termine ‘vigilare’ sulla ‘cattolicità’ di quanto avrebbe detto Don Biancalani ma non c’è stato bisogno di vigilare, ha detto tutto lui; e cioè ha detto che fa della politica, che si occupa del bene della gente, senza entrare nei dettagli. Fatto sta che lui dovrebbe occuparsi del bene delle anime, e stop. Della piscina non ce ne frega nulla. E’ partito tutto dalla sua provocazione: lui ha detto ‘questi qui in piscina sono i miei amici’, gli altri sono fascisti e sono miei nemici. Questo è il punto’ “. in Firenze.repubblica 27.8.2017
Ma lo scontro non è solo pistoiese e neppure solo italiano, riguarda in generale la nuova linea di papa Francesco.
“Dire, come hanno fatto il direttore di Civiltà cattolica, padre Antonio Spadaro, e il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, che Matteo Salvini non è cristiano perché è contro l’immigrazione, è stato un errore. In questa fase la Chiesa fa troppa politica e si occupa troppo poco di fede“. Il cardinale tedesco Gerhard Müller, capofila dei conservatori in Vaticano, in una intervista a Il Corriere della Sera, si scaglia contro quello che lui stesso chiama “il cerchio magico” di Bergoglio.
Secondo Müller nessuno deve “immischiarsi nella politica, quando ci sono un Parlamento e un governo legittimati democraticamente, come in Italia. Meglio parlare con Salvini, discutere, o correggerlo quando è necessario“. E poi, continua, “ci sono Paesi che vogliono scristianizzare l’Italia e l’Europa, mentre Salvini si è rifatto ai patroni dell’Unione Europea, alle sue radici cristiane. Preferisco chi parla di tradizione cristiana a quanti la rimuovono. È assurdo che collaboratori del Papa come Spadaro si ergano a giudici politici. Chi lo autorizza?”. da Imolaoggi del 28.5.2019
La Lega ha fatto propri alcuni temi cari al cattolicesimo conservatore come la separazione tra fede e politica e tra anima e corpo, la immutabilità della struttura gerarchica tridentina della chiesa e la sua avversione per la democrazia, la prevalenza della tradizione – cioè delle usanze e credenze cristallizzate negli ultimi secoli – sul discernimento di fronte alle sfide della modernità, il ripristino della società cristiana dove l’etica cattolica deve essere imposta nella società attraverso la legislazione (divorzio, aborto, subalternità della donna, omofobia) e la xenofobia giustificata dal teorema della “sostituzione della popolazione” che l’immigrazione starebbe realizzando e che porterà a ridurre a minoranza l’attuale maggioranza di europei cristiani.
L’affermazione elettorale della Lega alle recenti elezioni europee a fronte alla critica della politica leghista contro gli immigrati da parte di diversi interventi di papa e vescovi, è stata quindi percepita da una parte del clero come una sconfitta della linea di Francesco e della CEI. A questo risultato ha di certo contribuito il ruolo di leader della “sinistra” che la stampa ha attribuito a Francesco soprattutto dopo la pubblicazione della “Laudato sii” con i suoi contenuti anticapitalistici. Un ruolo che, un po’ convintamente e un po’ autoironicamente, vasti settori della sinistra sociale gli ha attribuito per l’assenza dei temi sollevati dall’enciclica nell’agenda dei leader della sinistra politica italiana, ma un ruolo riconosciuto al pontefice anche dai settori di destra, scontenti proprio per la critica al neoliberismo e quindi ben lieti di attribuire alla parte avversaria l’insegnamento papale per depotenziarlo. Non è un caso che la destra cattolica italiana abbia trovato alleanze con la destra cattolica americana – particolarmente agguerrita contro Francesco per la sua critica al neoliberismo e per il motto “questa economia uccide” – come dimostrano le iniziative comuni realizzate con Steve Bannon, ex consulente del presidente Trump che intende aprire in Italia l’Accademia dell’Occidente giudaico-cristiano.
All’indomani delle elezioni il presidente della CEI Bassetti ha iniziato ad usare toni più concilianti ed a mostrare disponibilità all’apertura di un dialogo con la Lega. La chiesa italiana dipende economicamente molto dallo Stato Italiano. In virtù del Concordato vari istituti assicurano il finanziamento ed il sostentamento delle sue articolazioni in primis il clero (Chiesa italiana: meno amata e poco amabile. Anche dal papa, di Luca Kocci) ma anche le cappellanie ospedaliere e militari, l’insegnamento della religione, strutture sanitarie e sociali nonché diverse agevolazioni fiscali. Sarà interessante vedere quanto resisterà la gerarchia cattolica in questo braccio di ferro e se non prevarrà, come avvenne durante il fascismo, la preservazione dell’istituzione sulla difesa degli ultimi.
Resta aperto il problema di come si possano spiegare posizioni così divergenti da parte di uomini e donne che si dicono cristiani su temi tanto centrali per qualsiasi etica religiosa come il salvataggio di vite umane in pericolo, la solidarietà umana verso tutte le situazioni di fragilità e di marginalità a prescindere dalla etnia e dalla religione, il valore della coscienza individuale. Non si tratta in realtà di una novità assoluta: tutta la storia del cristianesimo è stata percorsa da correnti contrapposte, talora in maniera cruenta, persino dai primi secoli. Si pensi alle comunità nate intorno ai vangeli apocrifi, allo gnosticismo ed altre correnti interpretative dell’esperienza di Gesù di Nazareth poi sconfitte dalla teologia di Paolo. Il cattolicesimo che difende la Lega è un cattolicesimo che ha solo qualche secolo rispetto alla storia del cristianesimo e sebbene sia presentato come autentico e immutabile ha subito esso stesso molte trasformazioni nel corso del tempo. Il cristianesimo non è mai stato sempre lo stesso neppure dal punto di vista della dottrina e della morale ma si è adattato ai tempi.
Non vi è dubbio che i simboli del cristianesimo siano particolarmente sotto attacco fin dalla prima guerra del Golfo come aveva amaramente previsto subito dopo l’inizio del conflitto padre Dossetti. Ma non si tratta di una guerra di religione come è ormai ben chiaro a tutti ma di una reazione verso l’Occidente invasore del quale il cristianesimo è visto come la religione icona. Il cristianesimo, ed il cattolicesimo in particolare, registra un declino numerico in Europa ma anche negli altri continenti. (A riguardo interessante articolo di Emenuel Pietrobon in Cercasiunfine )
Una crisi che riguarda tutte le religioni le quali stentano a rispondere alle esigenze dell’uomo e della donna moderni con le loro nuove consapevolezze scientifiche. La difesa della tradizione giudaico-cristiano contro il “mondo” e le sue pretese anticristiane appare più come una chiusura a riccio per la difesa di privilegi anacronistici e di una economia neoliberista minacciata dalle sue stesse contraddizioni fatte di guerre e miseria in larga parte del mondo.
Cristiani e musulmani hanno vissuto insieme in pace nella ex Iugoslavia, in Iraq, in Palestina, in Africa ed anche in Europa fin quando la guerra e certe politiche di sopraffazione non li hanno divisi suscitando odii e rancori prima inesistenti e ancora convivono pacificamente in molte parti del mondo.
Ma è giusto chiedersi cosa ne sarà della narrazione cristiana così come maturata nelle prime comunità (quando ancora non si chiamavano “cristiane”, l’aggettivo fu attribuito successivamente dai Romani) e come trasmessa fino a noi da quanti hanno tentato di reinterpretarla nei secoli. E se abbia senso ricercare un bollino di autenticità per quanti continueranno ad ispirarvisi spesso con esiti etici e politici inconciliabili. Tra “prima gli ultimi” e “prima gli italiani” non c’è dubbio per me quale sia l’interpretazione più vicina alla storia delle prima comunità di discepoli. Anche per loro però fu difficile riconoscere pari dignità ai samaritani, ai greci e alle donne. Così come è difficile non riconoscere emergente da quella storia un desiderio di pace e di giustizia che non conosce dualismi (anima corpo, cielo terra) e dove la mondanità non è rappresentata dalla politica o dalla società che si trovano fuori dal recinto della chiesa bensì dalla struttura di potere che si annida anche nella chiesa e in ogni organizzazione sociale basata sulla sopraffazione e sullo sfruttamento di una minoranza sul resto della società (su cosa debba intendersi per mondo utile questo discorso di Ernesto Balducci del 1991). Non è difficile scorgere – come ci ricorda ad ogni piè sospinto Frei Betto – che Gesù fu un perseguitato politico e religioso perché smascherava con la sua prassi di liberazione le prevaricazioni sugli “ultimi” del tempo dei due poteri. Quel che resterà sarà forse il “tempio” della coscienza di quanti si riuniranno riconoscendosi “militanti di una utopia liberatrice”, come scrive sempre Frei Betto, per reinventare un cammino di liberazione degli sfruttati ispirato a quella narrazione originaria come hanno fatto tanti uomini e donne in secoli di cristianesimo.