Dal 21 al 23 settembre 2018 si è svolto a Rimini il 10° Incontro Europeo delle Comunità Cristiane di Base avente per tema “Cristiane e cristiani per un mondo più giusto e per una Chiesa più povera”. Pubblichiamo la trascrizione della relazione del Prof. Riccardo Petrella, economista, docente all’Università Cattolica di Lovanio, comparsa sul sul n.2/18 della rivista “Viottoli” della Comunità Cristiana di Base “Viottoli” di Pineorolo (http://www.cdbpinerolo.it/)
Riccardo Petrella
Buongiorno a tutte e a tutti. Ringrazio la vostra organizzazione e Massimiliano Tosato per avermi fatto l’onore di essere con voi stamane. In effetti è sempre un onore per un italiano parlare, è il più bel regalo che un italiano possa ricevere. A Natale potete avere dei problemi per non saper cosa regalare ai vostri amici stranieri; però, se sono italiani, il miglior regalo che potete fare a Natale, a Capodanno, a Pasqua, è dirgli “parla” e lui – o lei – sarà tutto felice… Ecco perchè io sono felice di essere qui. E voglio ringraziarvi per questa possibilità perché, tra l’altro, non tutti hanno la parola nel mondo. Sono miliardi che non hanno la parola, che non esistono perché non contano, perché non valgono finanziariamente. Oggi la parola è limitata.
Stamane abbiamo fatto sussurrare a Dio una preghiera e Dio che cosa ha sussurrato all’uomo? E a quanti Dio dà la parola? Sarebbe già una prima questione fondamentale riflettere sul fatto che forse oggi – e questo sarà il tema centrale del mio intervento – non c’è un Dio che parla, o che, almeno, noi non lo ascoltiamo; noi ascoltiamo i potenti, noi ascoltiamo i ricchi, noi ascoltiamo quelli che possono decidere, perché sono ricchi, potenti. E questi potenti ci parlano non di amore, ci parlano di guerra, della naturalità della guerra, ci parlano della naturalità della povertà, ci parlano della naturalità dell’ineguaglianza… e noi ascoltiamo, noi ascoltiamo i potenti, perché anche noi probabilmente crediamo nella naturalità della guerra o che non si può far niente contro la guerra.
Anche noi forse crediamo nella naturalità della povertà: ci sono sempre stati i poveri, ci sono i poveri, ci saranno i poveri, tutt’al più possiamo far la carità, possiamo dare un aiuto ai poveri affinché non soffrano troppo.
Quindi io ho cambiato lo schema del mio intervento; non seguite quello che c’è scritto sul Quaderno con il programma dell’incontro, seguite me, ascoltate me stamane, anche perché ho notato un’altra cosa: un drammaturgo norvegese, Ibsen, diceva che “l’uomo è una parola di Dio che non si ripete mai” e in effetti oggi io sono una parola di Dio, perché sono il solo ad avere la cravatta, bellissimo no? Voi siete una massa informe di persone che non hanno la cravatta, io invece sono unico e in più posso parlare e voi invece dovete ascoltare. Ma quanto aveva ragione Ibsen a dire che ogni persona è una parola di Dio che non si ripete mai!
Io prima vorrei vedere perché i dominanti ci parlano e noi li ascoltiamo. E mi inserisco anche nella logica della preghiera di stamane, che dice: “noi siamo quelli della rivolta e del ribaltamento dei valori che difendiamo da sempre”. Cos’è che ci dicono i dominanti? I dominanti ci dicono, probabilmente, tre grandi cose.
L’utilità
La prima è che il principio fondatore della nostra vita e della vita è l’utilità: se qualcosa non è utile non vale. Dalla fine del XIX secolo (non entro dei dettagli) tutto il pensiero economico sociale delle nostre società dominanti è stato intorno al principio dell’utilità. L’utilitarismo dice che una pianta, un animale, noi, una persona anziana, un bambino, che sia di colore nero o bianco, ha valore se è capace di produrre ricchezza per il capitale esistente. Cosa vale una signora di 83 anni che vive in uno scantinato a Milano e che ha una pensione di 300 euro al mese? Cosa vale? Chi si occupa di questa signora per sapere di cosa ha bisogno? E cosa vale invece quella persona che è capace di avere un potere di acquisto considerevole? Addirittura ci sono persone che oggi hanno così tanta capacità di acquisto che non sanno più cosa acquistare, perché hanno tutto.
Come mai la nostra società oggi considera che sia normale, giusto, legittimo e ragionevole che il presidente direttore generale di Amazon Jeff Bezos abbia guadagnato l’anno scorso 34 miliardi di dollari? Ora, è chiaro, queste cifre non significano niente: cosa fa con 34 miliardi? Ve lo spiego io cosa significano: che un insegnante di scuola elementare italiano, che guadagna 1500 euro netti al mese dopo 10 anni di professione, quindi guadagna 18.000 euro all’anno, e che fa la professione più bella che ci sia, quella di essere insegnante di scuola elementare, ebbene, deve lavorare 1.922.000 anni per guadagnare quanto ha guadagnato senza lavorare, a causa del rendimento finanziario, il signor Bezos.
Che economia è questa? Economia significa “regole della casa”: oikos nomos, economia, autonomia, queste sono le regole della casa, che bella casa abbiamo! Ma anche noi partecipiamo, perché se abbiamo una buona pensione siamo contenti, ed è giusto che abbiamo una buona pensione. Ma forse ci sono 5 miliardi di persone che non hanno la pensione… L’utilità: perché si dovrebbe dare un lavoro a 52 milioni di giovani dei paesi del Mediterraneo quando non valgono niente, non sono competenti, non hanno saperi, da loro non si può estrarre neanche un euro?
Perché dobbiamo dare loro il lavoro? E perché si dovrebbe sviluppare la Calabria, oppure una zona dell’Africa, oppure le favelas di Nairobi? Perché? Cosa ci portano come denaro se noi sviluppiamo i 400.000 abitanti di Richibera, che è una delle più grandi favelas del mondo? Cosa ci portano? E perché dovete sviluppare questa foresta piuttosto dell’altra? Se l’altra foresta ci dà più rendimento finanziario, abbandoniamo questa. Abbiamo abbandonato il carbone in Belgio non perché la gente amasse l’aria pulita o perché voleva evitare la silicosi ai minatori, ma perché importare il carbone dalla Polonia oppure dall’Australia costava meno, per cui c’è tanto carbone ancora nel Belgio, ma ormai non vale un fico secco. L’utilità. Provate voi a non essere utili. Ancora una volta: perché voi valete come pensionati? Perché vi vogliono bene? Se non potete andare al Carrefour o al Metrò o al Walmart, in ogni Stato del mondo, per comprare, chi siete? Questo è il principio dell’utilità.
La violenza
E questo significa poi, seconda cosa, che il principio basico, come direbbero gli spagnoli, della nostra società è la violenza, non è l’amore. I dominanti non ci insegnano ad amare, i dominanti ci insegnano a essere più forti, a essere più competitivi, a essere geniali, innovatori, a portare soldi, a spendere il più possibile… non ci insegnano a dire buongiorno a chi incontriamo. Il dominante necessariamente oggi nella società è violento: si fa violenza alla natura, la si distrugge senza problemi; e addirittura anche i buonisti, quelli che dicono di essere per lo sviluppo sostenibile, parlano come tutti ma non fanno, parlano di sviluppo sostenibile… Sono quintali e quintali i documenti che l’Onu produce sullo sviluppo sostenibile, sono centinaia le conferenze internazionali fatte dai contadini, dagli industriali, dagli informatici, dai produttori di armi, che fanno riunioni sullo sviluppo durevole e poi non fanno niente, anzi, continuano a produrre uno sviluppo inaccettabile. Violenza alla natura, violenza rispetto ai più deboli.
La violenza: l’economia è violenta, la finanza è predatrice. Il secondo principio fondamentale della nostra società è la violenza. Gli americani sono bravi nella violenza: se voi andate in una qualsiasi città americana vedete che le camionette, i camioncini, tutti hanno su scritto “Only the strong will survive” (solo i forti sopravviveranno).
L’ineguaglianza
E finalmente il terzo principio, oggi caratteristico, che noi accettiamo, è l’ineguaglianza. Noi tutti pensiamo che non siamo uguali. Sì, è bello dirlo nelle preghiere, è bello dirlo quando bisogna parlare in pubblico, che tutti siamo uguali, però in realtà noi crediamo fermamente che gli uomini e le donne non sono uguali, che i bianchi e i neri non sono uguali, che i ricchi e i poveri non sono uguali, che gli intelligenti e gli stupidi non sono uguali, cioè che non sono uguali rispetto ai diritti. Sono differenti, è chiaro, ma rispetto ai diritti l’imbecille o il genio sono uguali. No, non è vero.
Perché allora l’insegnante deve guadagnare 1500 euro e Bezos o un magnate della finanza devono guadagnare 1 miliardo, 2 miliardi, eh? L’ineguaglianza è accettata, metabolizzata da tutti noi con la speranza, beninteso, di essere ciascuno meno ineguale dell’altro. Questo è un pochino quello che ci sussurrano ogni giorno i dominanti alla televisione, alla radio, sui giornali, della nuova macchina BMW che dobbiamo comprare, perché se no non siamo niente, del nuovo telefonino… questo ci sussurrano: delle nuove vacanze all’ultimo minuto, dove non si paga niente, del last minute holiday. Questo ci sussurrano.
E poi avere compassione, non possiamo mica rifiutarci… Si può avere compassione o, almeno condividere i sentimenti della difficoltà, così siamo contenti. Abbiamo avuto compassione e il mondo può continuare. Le guerre, ad esempio: se oggi uno si battesse contro la guerra in Siria, ci sarebbe subito qualcun altro che gli dice: ma chi sei? Ma non hai capito che l’uomo è violento? che l’uomo per natura fa la guerra? che Caino ha ucciso Abele e quindi ci saranno sempre i Caino che uccideranno gli Abele?… Non si può smettere questa guerra. E se uno propone l’interdizione delle armi nucleari, immediatamente un altro dice: come si fa a convincere gli Stati Uniti a deporre le armi? Quelli hanno le armi anche a casa per spararsi fra di loro, figuratevi se vogliono abbandonare le armi nucleari. Impossibile abbandonare le armi nucleari.
E poi la Francia: se la Francia non avesse le armi nucleari non sarebbe niente, non sarebbe una potenza. Andate a domandare ai francesi di abbandonare le armi nucleari, Macron vi dirà: “Mais tu es complètement fou” (sei completamente pazzo). Macron propone l’esercito europeo, figuratevi se abbandonerà l’arma nucleare francese! Perché l’esercito europeo serve a Macron per affermare la Francia, la potenza della Francia, perché non può essere così potente sul piano economico come la Germania. La Germania non può avere le armi, mentre la Francia ha le armi nucleari. Macron est le plus grand européen actuel, perché vuole l’esercito europeo. E’ così carino e gentile Macron! Ha anche lui la cravatta come me, sembra bravo, parla di amicizia, parla di sicurezza, per cui l’esercito europeo… come si può rifiutarglielo? Viene dalla finanza, capisce il mondo, è intelligente, mica è un barbaro come Salvini! Noi italiani non abbiamo Macron, siamo un popolo sfortunato, noi abbiamo Salvini, abbiamo Di Maio, abbiamo Berlusconi, abbiamo Renzi e chi più ne ha più ne metta. Eh, l’ineguaglianza!
Lavorare sui processi
Cosa si può fare? Contro i principi dell’utilità, della violenza e dell’ineguaglianza, cosa si può fare? La mia proposta è che dobbiamo lavorare sui processi: la rivolta è un processo, la rivolta non è solo una soluzione. La rivolta è un processo attraverso il quale nasce la lotta politica civile, non con le armi. Ci vuole quindi un processo di lotta, ma come?
In due fasi: la prima è la decostruzione della legittimità del sistema oggi dominante. Siete pronti a lavorare nel vostro cervello per decostruire i principi fondatori del sistema di oggi? Bisogna farlo. Se non si decostruisce qui, si arriva a dire come Salvini: ”Porti chiusi, cuori aperti”. Non si capisce se il cuore è un muscolo oppure una pietra: immagino che sia piuttosto una pietra, ma se è un muscolo è diverso. Quindi: decostruire! E cosa significa decostruire?
Innanzitutto rifiutare di accettare che l’impoverimento, la povertà, sia considerato un fatto di natura. La povertà non è come la pioggia, che è lì e contro la pioggia cosa si può fare? Avere un bell’ombrello, però la pioggia c’è sempre. No, la povertà non è una pioggia, la povertà è un atto creato da una società ingiusta; e ci sono delle società che sono ingiuste e altre società che sono meno ingiuste, per questo non hanno la stessa povertà di altre società che sono ingiuste. La povertà è un fatto storico, sociale, creato da noi uomini.
Non è Dio che vuole i poveri, Dio non vuole che la gente nasca povera per poi dire: “lasciate i poveri venire a me”, che è un grande egoismo. Dio non è egoista, Dio non ha creato la povertà perché i poveri possano avere domani diritto ai Cieli più dei ricchi, visto che per i ricchi è difficile passare ecc. ecc. Siamo noi che creiamo la povertà.
Se decostruiamo questo, allora capiamo che ha ragione papa Francesco quando dice: “la carità non è una soluzione”. La soluzione sta nel cambiare i fattori strutturali che creano l’impoverimento, non la carità, non l’aiuto: aiutare i poveri a soffrire meno, ma poi continuare a mantenere i fattori strutturali che creano l’impoverimento… Quindi: decostruire! Ciascuno di voi ha il suo compito, non pensate che siano solo gli altri che devono decostruire. E ciascuno di noi sa cosa deve decostruire. Non sta a me dirvelo. E questo processo di decostruzione deve andare al cuore della violenza degli esseri umani. Ecco perché la prima cosa da fare, a casa e poi a scuola, è imparare a saper dire buongiorno all’altro. Noi cristiani ci hanno abituati a pregare… noi si dovrebbe imporre che in tutte le scuole e in tutte le fabbriche ogni giorno si dica: “hai imparato a dire buongiorno all’altro?”. E cosa hai fatto oggi per dire buongiorno all’altro? Oggi invece il vangelo quotidiano è be competitive: sii concorrente, sii competitivo! Impariamo bene a essere competitivi e nessuno ce lo deve insegnare, perché appena uno ci dice di essere competitivo noi sappiamo come: ammazzando l’altro, facendo violenza all’altro, noi lo sappiamo.
Quindi, noi del 10° congresso europeo delle Comunità cristiane dibase impariamo a dire buongiorno all’altro, per prima cosa.
Decostruire la guerra
E’ chiaro che oggi si può decostruire la guerra, per esempio lottando affinché sia ratificato il trattato internazionale, firmato da 122 Stati dell’ONU il 7 luglio dell’anno scorso, che vieta la produzione, la distribuzione, il consumo e l’uso delle armi nucleari. Quanti cristiani nel mondo sanno che c’è questo trattato? E bisogna lottare perché sia ratificato da 50 stati. Beninteso gli Stati Uniti hanno detto che è carta straccia, che non serve a nulla. Ma son cento e più anni che gli Stati Uniti dicono sempre che non serve a nulla tutto ciò che è contrario ai loro interessi…
Ora hanno minacciato di ritirarsi dalla Corte Penale Internazionale: se mai questa iniziasse a indagare su certi comportamenti criminali degli americani rispetto ai neri, rispetto agli altri… Trump ha detto che nessun ufficiale della Corte Penale Internazionale potrà mai entrare in territorio americano. E tanti americani ne sono felici, come tanti italiani son felici di chiudere i porti.
Quindi bisogna lavorare, perchè è possibile far sì che il trattato dell’ONU, che vieta le armi nucleari, diventi realtà. E’ possibile. Però… All’Italia e al Belgio, per esempio, è stato vietato dagli Stati Uniti di partecipare ai gruppi di lavoro dell’ONU in preparazione di questo trattato. Eppure la Costituzione italiana dice che l’Italia ripudia la guerra (art. 11). All’ONU si sta preparando un trattato internazionale di divieto delle armi nucleari e l’Italia non ha potuto partecipare ai lavori. Gli Stati Uniti hanno detto “tu non ci vai” e, siccome l’Italia è un paese sovrano, indipendente politicamente, economicamente e… l’Italia non ci è andata. Così il trattato è stato approvato senza la presenza fisica degli italiani.
E lo stesso è per i Belgi. Io abito in Belgio. Anche il Belgio è un paese indipendente, anzi, si bisticciano tra Fiamminghi e Valloni per sapere chi è più indipendente dell’altro. E perché non sono potuti andare l’Italia e il Belgio? Perché l’Italia e il Belgio fanno parte dei 5 Paesi al mondo che ospitano armi nucleari straniere. Le armi nucleari americane fuori dell’America sono in 5 paesi: l’Italia, il Belgio, l’Olanda, la Germania e… la Turchia.
Ora si capisce perché la Turchia è così potente nei confronti degli americani, perché se la Turchia dice: “Tu non vuoi la politica turca? e io ti chiudo le armi nucleari e do eventualmente un bacetto alla Russia…”. Ecco, si può lottare contro la guerra; quindi, concretamente, dobbiamo batterci per l’interdizione delle armi batteriologiche e delle armi nucleari, è possibile. Non è possibile se non lo vogliamo. E’ possibile: sarà fra 50 anni, fra 100 anni, ma sarà possibile eliminarle.
Il sistema finanziario
Oggi un’altra cosa importante è il sistema finanziario, lo abbiamo visto. Perché non eliminiamo i paradisi fiscali? Paradisi fiscali significa che è legale dichiarare: “io non voglio pagare le tasse e me ne vado laggiù”. Il famoso Bezos, che ha guadagnato 34 miliardi solo perché il valore delle sue azioni è aumentato, non ha pagato una lira di tasse negli Stati Uniti né altrove, anzi quest’anno, è cosa ufficiale, Amazon ha ricevuto 181 milioni di restituzione per motivi fiscali da parte dello Stato americano.
Non ha pagato una lira di tasse, è pubblico, e la fortuna personale di Bezos è oggi di 151 miliardi. Sembra che nessuno mai negli ultimi 200 anni, facendo cura di tutti i cambi di valori ecc., possa dire di essere stato così ricco come oggi Bezos. Nemmeno Rockefeller, che è stato considerato finora il più ricco uomo mai esistito nel mondo negli ultimi 200 anni. Bezos 151 miliardi! Domandatevi quanti Stati nel mondo hanno un prodotto nazionale che supera i 150 miliardi. Però è un dato. Perché cerchiamo i paradisi fiscali? Perché abbiamo accettato che tutte le casse di risparmio venissero privatizzate? Dove sono le casse di risparmio italiane? Non c’è più nessuna banca di risparmio pubblica. Perché l’abbiamo accettato? Perché i sindacati hanno accettato di mettere le loro pensioni sui mercati finanziari? Perché i fondi di pensione? E perché un fondo di pensione degli insegnanti di scuole secondarie di Toronto possiede il 38% del capitale della società di gestione dell’aeroporto di Bruxelles? E forse questi pensionati di Toronto non sanno nemmeno che sono proprietari dell’aeroporto di Bruxelles…
Perché non cambiamo il sistema finanziario? Perché accettiamo che il 30% delle transazioni finanziarie attuali siano automatizzate? E oggi si fanno soldi con delle transazioni al milionesimo di secondo. Io non so se voi capite che cosa è un millesimo di secondo. Nessuno lo sa. Figuratevi un milionesimo di secondo! E si fa soldi. Dov’é allora la funzione della finanza, che è quella di rispettare le regole tra risparmio e investimento, quando si può far soldi semplicemente vendendo e comprando titoli azionari in un milionesimo di secondo? Questo è il sistema attuale.
Dov’è il tempo umano della finanza in tutto questo? Perché non lottiamo contro la finanza al milionesimo di secondo? La gente dice: ma non lo sapevo. Ora lo sai. Allora da domani mattina bisogna battersi per andar contro la finanza del milionesimo di secondo. Perché queste cose sono centrali.
Abolire il diritto di proprietà sul vivente e sull’algoritmo
Perché abbiamo riconosciuto, a partire dal 1980, da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti, la legittimità del brevetto sul vivente? Cioè la proprietà privata sul vivente, sulle cellule, sulle molecole, sulle proteine, i batteri, i microbi, i geni umani… Perché abbiamo accettato il diritto di proprietà privata sul vivente? E oggi ci sono 51.000 brevetti in mano alle imprese private multinazionali agricole, chimiche, farmaceutiche.
Non è Dio oggi che possiede la terra, non è Dio oggi che controlla il vivente: sono le imprese che posseggono i 51.000 brevetti sul vivente. Perché accettiamo i 51.000 brevetti sul vivente? Perché accettiamo i brevetti sull’intelligenza artificiale, sugli algoritmi di Ibm, di Amazon, di Google, Facebook, Netflix ecc.? Perché accettiamo che loro posseggano l’informazione? Sono proprietari! Voi sapete che, tra alcuni mesi, se vorrete mandare a una vostra amica la foto del vostro nipotino, voi pagherete: pagherete per mandare la foto che avete fatto, perché Instagram ha ottenuto di avere un algoritmo che vi permette di trasferire in un millesimo di secondo la foto dei vostri nipotini. Sono loro che fabbricano questa ricchezza immateriale. E dovete pagare. Perché accettiamo la proprietà privata dell’algoritmo? Dell’intelligenza artificiale? I signori della memoria non sono i popoli, i popoli non hanno più memoria; sono Google, sono Amazon… Perché gli abbiamo dato la possibilità, la legittimità di essere proprietari dell’algoritmo.
Allora, in tutto questo, noi che ci gargarizziamo di essere un popolo democratico, dov’è la democrazia, scusate? Perché andiamo a votare? E perché domani, invece di andare a votare, staremo a casa in poltrona e faremo clic lì, clic là ogni giorno, ogni dieci minuti, e avremo the immense global democracy? Questa è la democrazia? Ma non conteremo più niente. Non conteremo niente. Per questo ci vuole una rivolta, dobbiamo abolire il diritto di proprietà sul vivente, dobbiamo abolire il diritto di proprietà sull’algoritmo. Se no, potete avere un miliardo di contadini che scendono nei campi per rivendicare che sono loro i giardinieri della terra, ma Maxigenta e Bayer se ne fregheranno altamente, li manderanno a quel paese nel nome di Dio e della felicità di tutti quanti. Siete pronti a lottare contro, per l’abolizione del diritto di proprietà privata sul vivente?
Come fare la rivolta
In tutto questo il grosso problema nostro è di sapere come fare questa rivolta per costruire un mondo diverso: siamo 8 miliardi di persone, tra poco, e abbiamo 4 miliardi di persone che non hanno accesso regolare, solido e rigoroso, all’acqua, nella quantità e nella qualità necessarie. E il nostro sistema ci sta spiegando che le risorse vitali si stanno rarefacendo, che c’è la penuria dell’acqua, che c’è la penuria del suolo fertile, che c’è la penuria delle buone sementi, che c’è la penuria delle foreste buone che si rigenerano, che c’è la penuria dell’acqua buona… e stanno tentando ora in California di vendere il cielo.
Leggevo stamani sul Resto del Carlino che gli italiani devono essere felici perché c’è un’impresa che ha fatto a new water design, cioè ha inventato un rubinetto nuovo… Non si spende niente per i 4 miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua, ma noi avremo nei prossimi alberghi the new water design, che ha avuto il premio per l’estetica.
Il nostro problema è sapere “come” fare la rivolta. Perché è facile per me dirvi cosa si deve fare; se uno vi domandasse: “dicci quali sono le tue proposte”, anche voi sareste capaci di farlo, non avete mica bisogno di Petrella; tutto il problema è sapere “come”. Però il “come” nessuno può dirvelo. Se non lo trovate voi, nessuno può dirvi come.
Nel 1820, quando un operaio valeva meno della merda, nessuno insegnò agli operai come lottare, e cominciarono: cominciarono a mettere una coppola, un cappello, quando un operaio moriva a 40 anni e lasciava moglie e figli senza nessuna sicurezza sociale; gli altri operai, gli altri poveri, non le madri patronesse della chiesa cattolica, mettevano i soldini e lì nacque il mutualismo, dagli operai stessi.
Oggi noi dobbiamo essere mutualisti, ma non mettere i soldini: mettere le nostre idee, il nostro tempo, le nostre emozioni, le nostre utopie.
Noi dobbiamo essere produttori di utopie, non gestori efficienti di quello che abbiamo ora; noi abbiamo il dovere, non il diritto, di avere utopie, il dovere di voler cambiare il mondo e realmente, non a parole, cambiando i fattori strutturali, eliminando il diritto di proprietà privata sul vivente, eliminando i paradisi fiscali, aprendo i porti… e forse avere un po’ più cuori di pietra, ma apriamo i porti anzitutto. Queste cose si imparano insieme.
Impoverimento e comunità locale
Ecco perché la lotta contro i fattori strutturali dell’impoverimento! Ormai da anni mi son permesso di proporre che non si parli più di povertà, perché la povertà è un termine che dice la situazione di uno stato: c’è la povertà. Si deve parlare di impoverimento, dei fattori che creano l’impoverimento, e sono questi che possono essere eliminati. E’ chiaro che la redistribuzione del reddito in maniera più giusta non serve a nulla: non serve a nulla domandare a Bezos che dia 25 dei 150 miliardi che ha, che li redistribuisca diventando filantropo, tanto lui di averne 125 o 150 non lo saprà nemmeno. Bisogna intervenire nei processi di creazione del reddito, non una volta che il reddito è stato creato in maniera ineguale e allora cominciare a dire: “un pochino di briciole lo si dà agli altri”.
La redistribuzione del reddito, una volta che il reddito è creato, non serve a nulla se non ad alleviare un pochino le ineguaglianze, ma non a eliminare le cause dell’ineguaglianza. Bisogna intervenire sulla finalità: quando, ancora oggi, tutto il sistema dell’economia e dello sviluppo sostenibile è basato sul principio che lo sviluppo sostenibile non è una finalità, ma i dominanti ci dicono che è una condizione buona per avere la crescita, non avremo mai uno sviluppo sostenibile finale, perché la finalità resta sempre la crescita. Ancora oggi tutto il dibattito, da 10-15 anni, è sempre sulla crescita, su come far crescere il Pil, come far crescere il Pil per diminuire il debito, come far crescere il Pil per risolvere i problemi della guerra, come far crescere il Pil per risolvere il problema della povertà, come far crescere il Pil… e la chiamano economia circolare: siamo nel circolo dell’impoverimento crescente.
E, allora, ecco perché la comunità locale è importante. Mi rivolgo a persone che stanno sperimentando da anni, da decenni, il concetto di comunità locale. Non è che la soluzione deve partire dal basso: deve partire da tutte le parti, deve partire dal basso, dall’alto, dal cielo, dalla terra, dalle miniere, dalle foreste, da tutti i livelli. Ed ecco l’importanza della comunità locale, che non è unicamente una comunità territoriale, ma è una comunità di vita e questa comunità di vita è locale, mondiale, nazionale, a Rimini come in un quartiere, in Europa come in Africa.
Proposta conclusiva: i beni comuni pubblici
Concludo facendo una proposta, che è anche importante dopo tutte quelle che ho già fatto: bisogna reinventare, bisogna ricostruire i beni comuni pubblici. Abbiamo tutto mercificato, abbiamo tutto privatizzato: l’acqua, il sole, l’educazione, la conoscenza, la salute, i medicinali, le sementi, abbiamo tutto privatizzato e mercificato. Non potete avere una comunità senza beni e servizi comuni pubblici. Non potete avere una comunità senza beni e servizi comuni pubblici governati dai cittadini su base autoregolatrice. Non potete avere una comunità senza beni e servizi comuni pubblici al servizio dei diritti universali. Non c’è comunità locale senza diritti universali.
Ecco perché oggi battersi per l’acqua come bene comune pubblico mondiale è altrettanto importante che battersi contro il diritto di proprietà privata sul vivente. Oggi difendere il pubblico non è difendere lo Stato, oggi difendere il pubblico non significa difendere la democrazia rappresentativa, oggi difendere il pubblico significa salvaguardare, avere cura della comunità globale della vita della Terra. Noi facciamo parte di una comunità globale della vita, noi facciamo parte della vita degli animali, noi facciamo parte della vita delle piante, dei microbi, e loro fanno parte della nostra vita. Oggi è necessario superare il concetto antropocentrico che la vita sulla Terra è al servizio del benessere degli esseri umani, che così sono in grado di celebrare la grande bontà e la grande armonia di Dio. Non siamo qui solo per celebrare Dio: cominciamo a celebrare la vita, e Dio lo capisce, perchè Dio è vita e non ha bisogno delle cerimonie degli esseri umani per sentirsi dire “Tu sei grande, Dio”.
Amiamo la vita e avremo esaltato Dio, però se non amiamo la vita anche degli altri possiamo esaltare Dio quanto vogliamo, ogni domenica, ogni notte, ogni sera, ma non avremo fatto altro che bestemmiarlo e Dio non sarà contento.
Partendo da queste cose vi auguro una bella giornata e vi auguro di dormire bene stanotte, perchè non sono venuto qui per non farvi dormire, ma, anzi, per farvi un pochino svegliare. E perciò sono contento e vi ringrazio di avermi ascoltato.
(testo non rivisto dall’autore. Trascrizione dalla registrazione e formattazione a cura della redazione)
Riccardo Petrella risponde alle domande
Tra le vostre domande ce ne sono tre che riguardano un punto fondamentale, e penso che sia importante incominciare con questo: è relativo al rapporto con la chiesa e al rapporto con la religiosità, con il principio religioso. Penso che sia importante: io non ne ho parlato direttamente, ma in realtà ne ho parlato anche molto. Ce n’è una che dice che bisogna decostruire i principi che legalizzano il sistema: anche il principio religioso? Un’altra dice: la moltiplicazione dei pani è una divisione, quindi è importante sapere che un principio della religione cristiana è fondato sulla condivisione e divisione; che commenti fare su questo? La crescita, come si posiziona?
In nome di Dio
Effettivamente anche il principio religioso deve essere messo in questione, perchè fa parte integrante del sistema. Nel senso che credere in Dio, in teoria, dovrebbe farci tutti gentili, bravi, buoni, dovremmo pensare sistematicamente all’umanità, al creato… La credenza nella divinità dovrebbe farci superare tante forme di egoismo, di individualismo, di materialismo, di utilitarismo, e farci credere che facciamo parte di una stessa comunità. In realtà il nome di Dio ci ha sempre diviso e continua a dividere gli esseri umani. Chi parla in nome di Dio sovente parla dell’altro come di un nemico, perchè non crede nello stesso Dio. Il mio Dio è migliore del tuo, che vuoi farci? Il tuo è secondario, è periferico; il mio è più bello, più grande, più buono… e le guerre di religione hanno seminato la storia.
Io ero un professore all’università cattolica di Lovanio, in Belgio, e il Consiglio di Amministrazione dell’università cattolica di Lovanio è composto dall’assemblea dei vescovi del Belgio, che sono fiamminghi, valloni, eccetera; ebbene, nel 1968 questa assemblea di vescovi, a dominanza fiamminga, ha deciso di espellere tutti i francofoni dall’università cattolica. Ora ci sono due università cattoliche, completamente distinte: l’università cattolica di Lovanio e la nuova università cattolica di Lovanio Nuova, una nuova città. Fino a otto anni fa un professore di Lovanio Nuova non poteva insegnare all’università cattolica di Lovanio e viceversa.
In nome di Dio gli stessi fratelli, le stesse sorelle si sono scannati. E oggi c’è solo un “poveraccio” che osa parlare in nome di Dio in modo differente dagli altri: è papa Francesco. E non è amato dal suo clero. E’ profeta fuori casa, ma in casa sua, se una serie di cardinali potesse, lo liquiderebbero subito in un acido dissolvente totale, integrale.
E i sunniti e gli sciiti, l’Iran e l’Arabia Saudita, si scannano come se si scannassero dei maiali. E tutte queste molecolari chiese dell’America Latina (ce ne sono circa 780 in Brasile): ciascuna vende il suo dio come si vende un hamburger. Si dice: io ho il mio Dio, tu hai il tuo… questo non significa che credere è brutto, significa che è brutto credere come abbiamo creduto finora.
Tutti parlano in nome di Dio… e l’ecumenismo, perchè non avanza? Sono sessant’anni che si riuniscono, che ci sono i Consigli delle Chiese mondiali. Ecumenismo di qua, ecumenismo di là, si scrivono lettere… ma perchè il miliardo e trecento milioni di cristiani più il miliardo e trecento milioni di mussulmani non si mettono insieme?
Il nome di Dio sfortunatamente non ci rende fratelli e sorelle. Se la gente è fraterna non lo è in nome di Dio. Poi, se vogliamo, al di là della spiritualità, se parliamo di religiosità, di religioni e di Chiese pratiche, è ancora peggio. La religiosità è peggio della spiritualità. Ed è per questo che è importante ridare valore, ricostruire il nome di Dio. Perchè se io resto al nome di Dio di oggi non vado molto avanti. E a tutte queste Chiese io l’ho domandato… io sono cristiano e attivo e domando sempre ad ogni Chiesa: ma tu, sei contro o a favore del diritto di proprietà intellettuale sul vivente? Cosa hai fatto, tu come Chiesa, per eliminare il diritto sulle molecole? Il creato dov’è? Dio ha creato le molecole o no? Il diritto di proprietà intellettuale è stato introdotto per la prima volta nel 1980 da una decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti (ancora una volta gli Stati Uniti hanno dimostrato di essere il vero nemico dell’umanità di oggi): tu, Chiesa, lo vuoi eliminare o no?
La proprietà privata è di diritto divino
Due giorni fa ero a Buenos Aires e ho parlato con tutta la Pastorale Sociale della Chiesa di Buenos Aires e di Rosario. E ho posto la domanda: perchè voi non eliminate il diritto di proprietà intellettuale sul vivente? Risposta vaga. Ma, scusate, il creato è Dio che l’ha fatto, no? E perchè ora lo diamo a uno per scopo di lucro? Perchè, non dico nella spiritualità ma nella religione, le Chiese hanno sempre accettato il diritto di proprietà privata.
Il concetto di diritto divino di proprietà privata è stato elaborato dalla tarda scolastica gesuitica spagnola. Verso il 1580/1590 per la prima volta nella Chiesa (perchè la Chiesa è un fatto sociale) hanno definito che il diritto di proprietà privata è di natura divina. La Chiesa cattolica del 1580 era al novanta per cento proprietaria di tutte le terre della Spagna. Dovevano legittimarlo in nome di Dio che erano proprietari di tutte le terre e facevano pagare le tasse. Se no, poverini, come facevano a giustificare che erano proprietari delle terre? Perchè Dio l’ha voluto!
Diritto divino. Ed è il diritto divino di proprietà privata che ancora oggi è riconosciuto nella dottrina sociale della Chiesa. Però, poi, è stato introdotto il concetto di bene comune da san Tommaso; hanno detto: sì, c’è il diritto divino di proprietà privata, però si deve rispettare il principio della destinazione sociale dei beni privati. Ed è lì tutto il compromesso che da quattro secoli la Chiesa cattolica – ma anche la chiesa mussulmana – ha raggiunto: il diritto proprietario va bene, però c’è la destinazione sociale dei beni.
Chiedo scusa se sono stato lungo su questo punto, ma mi sembrava importante insistere tra di noi, tra comunità, tra cristiani, e non aver paura di dirci la verità. Poi si può condividere o meno, perchè la verità è soggettiva: io vi ho detto la mia.
Allora, la Chiesa c’entra molto in tutto questo. Oggi ci sono delle correnti positive come, per esempio, in Austria: si chiama “l’Economia del bene comune” di Velden, con un imprenditore che si pone sempre il problema della responsabilità degli imprenditori. Qui si pone un problema forte per l’equilibrio sociale. Perchè, cosa significa responsabilizzare gli imprenditori?
Per esempio, la campagna che gli amici svizzeri hanno fatto per le multinazionali responsabili, ormai da più di dieci anni, e tutto il concepimento della politica svizzera di aiuto allo sviluppo, alla decrescita, eccetera, sono centrati sulla responsabilità degli imprenditori. C’è un limite alla responsabilità sociale degli imprenditori: se non si fa profitto, non c’è responsabilità. Anche perchè, dicono, se io non faccio profitto come posso poi essere responsabile? Sì, però metto limiti al profitto; il profitto deve essere giusto. Ma quando e come si decide il profitto giusto? Il sedici per cento netto dopo le tasse o il ventisette? Il quattro per cento o il quarantadue? Chi decide il profitto giusto? I mercati finanziari! E allora capisco bene che le banche svizzere abbiano interesse a definire loro il profitto giusto.
I beni comuni
Passiamo ad un altro punto, e sarò breve. E’ il punto importante sulla questione dei beni comuni. I beni comuni si possono definire tali se ci sono delle comunità capaci di averne l’autogestione. L’autogestione suppone delle relazioni positive tra i componenti, eccetera.
Ora – grazie per questa domanda – un punto importante è che stiamo assistendo ad una forte banalizzazione del concetto di bene comune. Tutto sta diventando bene comune. Perchè?
A seguito di un’influenza considerevole da parte delle università statunitensi (di nuovo loro, purtroppo), una grande donna economista ha ricevuto il premio Nobel per l’economia nel 2009. E’ la sola donna ad averlo ricevuto e l’ha ricevuto per il lavoro che ha fatto sui beni comuni. Elinor Ostrom si chiamava: purtroppo è deceduta. Elinor Ostrom ha aperto la porta all’idea della soggettività dei beni comuni, nel senso che se un gruppo di sessanta famiglie nella periferia di Buenos Aires si riuniscono e coltivano la terra di un giardino urbano per il proprio consumo e non per lo scambio commerciale, questo giardino è un bene comune. Se due milioni di donne dicono: questa margherita, con questo colore giallo particolare, è un nostro bene comune, quella margherita diventa bene comune. Se c’è un forno comunitario in una casa di un villaggio, quel forno comunitario diventa bene comune… Tutto può diventare bene comune, a condizione che ci siano persone che dicono: questo è un bene comune.
Si stabilisce una relazione importante tra bene comune e soggettività: se c’è questo rapporto, è evidente che il problema è sapere chi è “l’appropriatore” del bene comune, e automaticamente si capisce che, se “l’appropriatore” del bene comune lo gestisce su basi autoregolate, questa è la miglior formula di gestione ottimale di questo bene comune. Non lo è né lo Stato né il mercato.
La mia tesi è che non è sufficiente la soggettività, anzi essa è un principio pericoloso, perchè dissocia il bene comune dal diritto universale. La mia tesi è che ci sono beni comuni perchè ci sono i diritti universali. Sono i beni comuni essenziali e non sostituibili per la vita, come l’acqua, il sole, la conoscenza, le proteine, le sementi… che hanno un carattere di oggettività. L’acqua è un bene comune perchè è una condizione fondamentale della vita per tutti: lo era diecimila anni fa e lo sarà fra centomila anni, perchè senza acqua nessuno può vivere: né i microbi, né le piante, né gli animali, né noi. L’acqua è necessaria alla vita in Canada come in Nigeria, sull’Himalaia come a San Francisco. Non c’è né territorialità specifica né spazialità di tempo specifica. Non è perchè c’è gente che ne ha bisogno che l’acqua diventa bene comune: è un bene comune universale.
Le sementi sono un bene comune non perchè ci sono i contadini che dicono “queste sementi appartengono alla terra dei popoli indigeni dal 1400 e quindi questo è un bene comune”, ma perchè le sementi sono importanti per la rigenerazione della vita. Non si può eliminare la diversità sementiera, non si può eliminare la diversità biologica, perchè sono fondamentali per tutte le forme di vita: decisivo è questo legame tra bene comune e diritto alla vita.
Qualcuno ha fatto riferimento all’ecologia integrale: parliamo proprio della vita nella sua globalità, non solamente della vita degli esseri umani, ma della vita dei sistemi naturali. Un bacino acquifero è un sistema, una foresta è un sistema, è un sistema ecologico la spiaggia: la sabbia diventa un bene comune perchè senza sabbia non c’è una politica dell’uso dell’acqua per riposarsi, per bagnarsi, per godere della bellezza della vita. Quindi, è fondamentale il legame fra i diritti universali degli esseri umani e delle altre forme di vita e i beni che sono strumentali a questi. Se uno separa il bene comune dal diritto è chiaro allora che il peso della soggettività diventa enorme, per cui si può dire che il museo di Dior, di tutti i vestiti che ha fatto, può diventare un bene universale a condizione che gli “appropriatori” che gestiscono il museo, che produce soldi, ne facciano una funzione mondiale. Il museo Dior diventa un bene patrimonio della comunità mondiale. C’è differenza fra il ruolo dei vestiti concepiti da Dior, che rispetto con grande ammirazione, e il ruolo dell’acqua, del sole, delle sementi o del linguaggio. Ecco perchè l’autoregolazione della comunità è importante. Perchè c’è il diritto, non perchè c’è un bene voluto da una comunità.
Però oggi vi posso garantire che la maggioranza del mondo accademico universitario non condivide quello che dico; condivide, invece, l’idea della soggettività, dell’utilità. Siccome è utile, in termini non solo monetari, ma anche di scelte, di valori culturali… quello allora diventa un bene comune.
Io dico: non lottiamo contro questo, lottiamo contro il fatto che diventi esclusivo, vale a dire che non ci sia più relazione con i diritti. Ecco perchè del bene comune è responsabile la collettività, non gli appropriators. Vi segnalo un’altra relazione, per capire il mondo: perchè parlano di appropriators tutti quanti? Perchè del concetto di utilità – che non è una cosa volgare, ma una cosa semplice, fondamentale per la vita – i dominanti sono riusciti a fare la base del loro potere. Più si va verso un’economia detta libera, sempre meno si parla di governo pubblico, anche perchè si è squalificato – molte volte a giusto titolo, ma non sempre – il concetto di Stato.
La governanza
Non si parla più di governo, né di governo democratico. Si parla di governanza. Cos’è la governanza? E’ il sistema attraverso il quale tutti i portatori di interessi – che siano pubblici, privati, locali, mondiali – partecipano al processo di decisione in una società libera e senza frontiere, caratterizzata da scambi di mercato. Il concetto di governanza è la forma più elevata e densa della privatizzazione del potere politico. La governanza parla di stakeholders, dei portatori di interesse. Avete capito cosa sta succedendo? Ci si dice che i soggetti che contano per la democrazia, per la giustizia, per la libertà, per la fraternità, per la responsabilità, eccetera, sono i portatori di interessi. E uno Stato è indotto ad essere un portatore di interessi. Il Parlamento italiano è considerato un portatore di interessi. Nei negoziati, una banca centrale come un’impresa multinazionale sono portatori di interessi. E tutti si ritrovano su un piano formalmente di eguaglianza nei compromessi, direbbero gli amici spagnoli, in questi processi di dialogo, conflitto, dibattito, lotte, in cui i portatori di interessi hanno la legittimità di rappresentare i propri interessi. E, secondo la cultura dominante, più la libertà dei rapporti tra i portatori di interesse è grande più il risultato – contratti, dialoghi, accordi ai vari livelli – è buono e più la democrazia si realizza a livello globale.
Fate attenzione: qui non ci sono più cittadini, qui non si sono più diritti. C’è l’interesse dei portatori di interesse. E tutto può diventare “risorsa”.
Abbiamo ridotto ogni forma di vita a risorsa, e la risorsa ha una logica: ha diritto ad esistere solo se è una risorsa utile. Anche la risorsa umana – perchè, a partire dal 1970/75 negli Stati Uniti, ancora una volta, hanno introdotto il concetto di “risorsa umana” – se non ti da niente, a cosa serve? Prendiamo il concetto che “la vita è risorsa”: il buon Dio non avrebbe mai pensato di dire che la vita è una risorsa. Il bene comune non è più bene comune, dipende se c’è qualcuno che dice: questa è una risorsa, mi è utile.
Il “pubblico” non è più responsabile, ma sono gli imprenditori che devono diventare responsabili, perchè sono loro i dominanti, quindi: finanza responsabile! Domandate ad un banchiere di essere responsabile? Ma andate a passare il tempo sulla spiaggia, che è meglio! Come si fa a domandare ad un banchiere di essere responsabile? di che? E’ responsabile del rendimento dei capitali che tu gli hai dato. Se tu dai ad una cassa di risparmio mille euro, tu consideri questo banchiere molto responsabile perchè ti dà millecento euro di ritorno; se te ne dà novecento lo mandi in prigione. Se no tu sei proprio matto: sei tu che devi andare in prigione, perchè sei matto.
Invece la responsabilità è collettiva. E’ vero che un governo è portatore di interessi corporativistici: ecco perchè abbiamo ragione a non aver fiducia in tanti governi, in tanti Stati. Oggi, però, lo Stato di diritto è ancora l’unico baluardo che difende i cittadini, se fa lo Stato di diritto; se fa lo Stato dittatoriale, se fa lo Stato al servizio dei dominanti, no; ma oggi ancora, nel contesto attuale, lo Stato è l’unico che ci difende, quando lo fa. Se fa rispettare la legge è buono. Se fa una legge, come negli Stati Uniti, per privatizzare il vivente, quello non è un buono Stato. Ecco perchè bisogna difenderci contro lo Stato americano che ha sancito per primo la proprietà privata del vivente.
Tutte queste cose, dette così insieme, ci permettono di capire un pochino meglio il mondo: non ci aiutano a metterci insieme sulle azioni da fare, ma almeno ci siamo capiti un pochino di più.
Lavoro e reddito sociale
Termino con la questione del lavoro. C’è stato un tempo in cui la società ha deciso di creare un sistema di sicurezza sociale generale obbligatoria. A partire dal 1870 ci fu l’obbligo di fare l’assicurazione obbligatoria individuale privata, che poi in Germania fu trasformata pian piano in assicurazione obbligatoria pubblica. Ciò significa che, a partire da più di 150 anni fa, è stato introdotto il concetto del diritto al lavoro, perchè se tu lavori sei pagato, hai un reddito e, se hai un reddito, hai un potere di acquisto; quindi il concetto di lavoro-reddito è fondamentale, è sempre stato fondamentale. Il problema è nato quando, ad un certo momento, non c’è più stata la piena occupazione e l’economia ha detto: io non posso dare lavoro a tutti coloro che sono in età lavorativa. Questo è successo a partire dagli anni settanta: son quasi cinquant’anni che il sistema economico dominante ha detto “io non posso più dare lavoro” ed è per questo che, come succede in ogni economia ineguale, è diventato raro il lavoro che permette di avere un reddito sufficiente per avere un potere di acquisto sufficiente.
Il lavoro precario è un po’ come una tazza di tè per far dormir bene, ma non è lavoro che retribuisce, che dà un reddito sufficiente. E’ chiaro che, a partire da quel momento si studiano e si inventano toccasana, piccole cure, come il reddito minimo: ti do un reddito anche se tu non hai un lavoro. Invece di un reddito monetario avrebbero dovuto dire: ti do un reddito sociale. Non ti do del denaro per comprare quello di cui tu hai bisogno: i servizi pubblici, i trasporti, la salute… Lo Stato avrebbe dovuto dire: tu non hai lavoro? non hai reddito per comprare? Va bene, ti do i servizi, un reddito reale sotto forma di servizi. Non ti do il denaro per comprare qualcosa che dovresti avere, perchè con ottanta euro cosa fai? Compri sì, però… Invece ti dovrei dare un reddito sociale, i servizi. Come sapete, noi tutti abbiamo il nostro reddito reale, che è composto dal reddito monetario (salario, pensione, eccetera) più il reddito sociale rappresentato dall’accesso ai servizi. Ma se tu mi dai del denaro perchè non mi dai più il reddito necessario per comprare i servizi, va bè… ti voglio bene, ma mica tanto. Ecco: tutto il problema del lavoro è lì.
Come dissociare il lavoro remunerato dal reddito. Siamo pronti, noi, ad organizzare un’economia che dica: do un reddito sociale a tutti, anche a chi non lavora? La sicurezza sociale era un po’ questo, perchè diceva: se tu non lavori, se sei disoccupato, ti pago e, se non posso pagarti, ti do assistenza, ti do i servizi. Era abbastanza buono il concetto del welfare scandinavo, non quello italiano e nemmeno quello statunitense, perchè il welfare statunitense è in realtà un capitalismo, non ha niente a che vedere con il welfare. Non ce l’hanno proprio. Permettetemi di ricordare una cosa molto semplice: Obama cosa ha tentato di fare? Obama era riuscito ad ottenere che al dieci per cento della popolazione degli Stati Uniti fosse riconosciuto l’obbligo dell’assicurazione privata. Obama stava tentando di introdurre negli Stati Uniti un concetto che noi abbiamo introdotto in Europa nel 1870: ma nemmeno questo gli hanno fatto fare, perchè non vogliono nessun obbligo di assicurazione privata, non vogliono uno Stato che dica: almeno tu ti assicuri. Libertà totale: non vuoi assicurarti? Non ti assicuri. Ti assicuri? Paghi quello che vuoi e avrai un’assicurazione, terribile oppure niente, è tua libertà. Non hanno voluto nemmeno questo. L’hanno ostacolato, l’hanno buttato via e Trump ha cambiato…
Noi in Europa con il welfare abbiamo fatto tante belle cose. Abbiamo detto: anche se tu non lavori, ti do l’assistenza. Per esempio, perchè oggi in tante cose riusciamo ancora ad avanzare? Ad esempio: in Belgio, in Francia, in Italia, se uno non può pagare la bolletta dell’acqua o dell’elettricità, pagano gli uffici comunali o associazioni. E’ una cosa buona, invece di tagliare l’acqua o la luce. In Francia hanno tentato di tagliare l’acqua, ma molti tribunali hanno detto che non si può. Il tribunale di Limoges l’anno scorso, a febbraio, ha condannato Vivendi perchè ha tagliato l’acqua, dicendo, il tribunale, che il principio di vita è più importante del principio di utilità del tuo capitale. Fantastico, però è solo un tribunale.
Ecco, allora, che il lavoro, oggi, ci pone dei grossi problemi. Non sappiamo più come rispondere, perchè nella cultura dominante tu puoi fare tutto, puoi anche diventare gentile e responsabile, però o lavori, e sarai pagato, o niente.
E il reddito di cittadinanza è un’escamotage. Alcune forme sono buone, ma il reddito di cittadinanza è schiavizzare sempre coloro che non sono più capaci di avere accesso al lavoro che produce reddito monetario, facendolo dipendere dalla società che gli fa l’elemosina.
In realtà non possiamo fare più dell’elemosina. Perchè? I beni comuni non ci sono più. Come fa lo Stato a dire: io ti garantisco l’educazione, io ti garantisco la salute, io ti garantisco… se tutti gli ospedali sono stati privatizzati, se i trasporti ex pubblici sono stati tutti privatizzati, se l’acqua la devi pagare, le sementi le devi pagare, l’educazione la devi pagare? Come fa lo Stato a proclamare quelle garanzie? Da dove caccia fuori i soldi, quando il politico stesso dice: io sono bravo perchè non ti faccio pagare le tasse? E negli ultimi vent’anni tutti i partiti politici si son fatti concorrenza dicendo: io sono più bravo di te perchè ho ridotto le tasse. Renzi diceva di essere il più grande uomo politico, Berlusconi il primo grande ministro di tutta la storia italiana perchè aveva tentato di ridurre le tasse. E che fa ora il nuovo governo? Flat tax, per dire: io sto riducendo le tasse meglio dei governi precedenti.
Sì, ma se lo Stato non ha più redditi, cosa fa? Avrà soldi solo per l’esercito, la polizia, la magistratura. Gli ospedali te li paghi tu! Le strade te le finanzi tu, le paghi tu… I porti? Le chiese? Se le pagano i cristiani.
Finanza e politiche monetarie
Perchè lo Stato non può più fare questo, anche se avesse del denaro? Perchè lo Stato non crea più la moneta. Sì, le banche centrali emettono moneta fisicamente, ma la quantità di moneta che è creata ogni giorno non è più lo Stato a crearla. Lo Stato non ha più potere sulla politica monetaria, che viene creata dai mercati finanziari. Sono dodici banche mondiali che ogni giorno determinano il tasso di interesse. E’ il mondo finanziario stesso che crea la moneta: la moneta non è più un bene pubblico, ma una merce.
Quando uno Stato ha bisogno di denaro si indebita nei confronti dei mercati. Ecco perchè tutti gli Stati sono sempre più indebitati e continueranno ad indebitarsi: perchè non sono più loro a creare la moneta. A partire dal 1974, dal 1976, poi dal 1992 e dal 1994, con l’eliminazione, per esempio, della differenza tra gli Istituti finanziari di risparmio e gli Istituti finanziari di credito, non ci sono più la Cassa di Risparmio, che fa credito, e la banca di investimento, ma c’è la banca globale, la banca totale, e la moneta è diventata merce. Ecco perchè il trenta per cento di transazioni finanziarie al milionesimo di secondo si fanno senza nessun legame con il risparmio e con gli investimenti!
Lo Stato non ha più la sovranità sulle politiche monetarie. A livello europeo l’unica Istituzione che ha uno statuto di indipendenza politica, l’unica, non è il Parlamento europeo, non è la Commissione europea, ma è la Banca Centrale Europea! E’ l’unica delle istituzioni europee che dal punto di vista giuridico ha uno statuto di Istituzione politicamente indipendente, che non deve rispondere a nessuno. Mentre il Parlamento Europeo non può decidere che in accordo con il Consiglio dei ministri e il Consiglio dei ministri non può decidere che in accordo con il Parlamento Europeo; la Commissione Europea non può decidere, ma ha il potere di proporre; il Parlamento Europeo non ha nessun potere di iniziativa politica, non è il Parlamento Europeo che propone le direttive, è la Commissione che propone le direttive e il Parlamento reagisce. I parlamentari non possono dire: facciamo una legge. Se la Commissione non propone, non c’è direttiva. Tutte le Istituzioni sono dipendenti l’una dall’altra. L’unica che non deve dire niente a nessuno, e può decidere tutto quello che vuole, è la Banca Centrale Europea. Però è politicamente indipendente dai Governi, ma dipendente dai mercati finanziari. La sua sovranità è fasulla. E’ reale nei confronti degli Stati, ma è fasulla nei confronti delle monete.
Questo è il mondo in cui noi viviamo. Una cosa che da anni propongo, con altri, è eliminare l’indipendenza politica della Banca Centrale Europea e ridare una moneta che sia una moneta politica. La moneta deve essere quella dello Stato. Siccome non c’è più responsabilità politica dello Stato, personalmente penso che tra trenta o quarant’anni lo Stato Maggiore Militare degli Stati Uniti sarà privato. Molte cose sono già private nel settore militare, tutta la gestione dei servizi allegati all’attività militare è privatizzata; arriveremo al nocciolo dello Stato Maggiore che sarà composto dalle imprese che costruiscono le armi e saranno loro lo Stato Maggiore che deciderà. L’indipendenza politica…. Mi fermo qui.
(Trascrizione dalla registrazione e formattazione a cura della redazione)