Sono trascorsi tre anni da quando è stato pubblicato il “Manifesto4ottobre” rivolto alla Chiesa di Brindisi e Ostuni. Qualche settimana prima l’avevamo fatto tenere all’Arcivescovo, mons Caliandro, e qualche giorno prima i portavoce del gruppo, Cinzia Mondatore e Fortunato Sconosciuto, erano andati a chiedergli cosa ne pensasse e se ritenesse opportuno che fosse pubblicato.
In questi anni abbiamo dato voce a quanti “non si sono rassegnati al declino della chiesa“. E così abbiamo cercato chi fosse impegnato in questo sforzo per rendere il Vangelo attuale e comprensibile al mondo moderno. A questo scopo abbiamo guardato ai fermenti presenti dentro e fuori la chiesa cattolica, dentro e fuori l’Italia e siamo stati aiutati dalla straordinaria forza trainante di Francesco che è diventato un punto di riferimento anche per molti che si considerano lontani dalla chiesa.
Tre anni sono pochi, ma sono successe anche molte cose in questo tempo: il capitalismo finanziario mostra sempre più la sua incapacità di soddisfare i bisogni di grandi porzioni della popolazione mondiale, alimenta guerre, accentua le migrazioni e discriminazioni, cerca di minare la solidarietà tra i popoli e le persone. I cristiani hanno il dovere di contribuire alla nascita di una società solidale. In una recente intervista il quasi novantenne vescovo Pedro Casaldaliga, emerito di Sao Felix do Araguaia in Brasile, noto come il vescovo dei poveri dell’Amazzonia, alla domanda su cosa cambierebbe nella chiesa cattolica risponde: “mettere il potere nelle mani del popolo, diversamente diventa un problema. Nella chiesa l’essenziale è dar la vita per gli altri e la dedizione evangelica alle beatitudini”.
Nel “Manifesto 4 ottobre” non chiedevamo tanto, ma si indicavano solo alcune priorità: a) le energie maggiori andrebbero spese per fare fronte correttamente alle delicate questioni d’oggi: il lavoro e l’ambiente; la situazione culturale e la presenza nelle istituzioni pubbliche; b) superare il sistema tariffario sostituendolo con altre forme di cooperazione economica che siano svincolate dalla liturgia e dall’amministrazione dei sacramenti; c) l’amministrazione dei beni diocesani o parrocchiali sia composta solo da laici competenti e diretta al miglior uso per il bene della comunità tutta” (Celam 1968); d) i bilanci preventivi e consuntivi della diocesi e delle parrocchie siano resi pubblici almeno sui siti web; e) si cerchi di trasformare le opere di “beneficienza” in opere sociali fondate sulla carità e sulla giustizia, che tengano conto di tutti e di tutte le esigenze, come un umile servizio agli organismi pubblici competenti; f) si operi in modo che i responsabili del nostro governo locale e dei nostri servizi pubblici decidano e attuino leggi, regolamenti e istituzioni sociali necessarie alla giustizia, all’uguaglianza e allo sviluppo armonico e totale dell’uomo tutto in tutti gli uomini, e, da qui all’avvento di un altro ordine sociale, nuovo, degno dei figli dell’uomo e dei figli di Dio; g) vescovi e preti si rifiutino di essere chiamati, oralmente o per scritto, con nomi e titoli che significano grandezza e potere (Eccellenza, Monsignore…); h) si invita ad assumere una prospettiva di sinodalità permanente, con la partecipazione di tutte le componenti ecclesiali, mediante forme concrete da mettere in atto (questionari, forum…ecc.) nelle scelte più importanti sia parrocchiali che diocesane. In particolare l’omelia domenicale sia preparata secondo le indicazioni della Evangelii Gaudium e, comunque, al termine della messa, il celebrante si fermi all’ingresso della chiesa per ascoltare gli eventuali commenti dei partecipanti e favorire anche in questo modo il dialogo con tutti; i) si sperimentino momenti di preghiera presieduti ed animati da donne come avviene ormai in molte chiese del mondo cattolico e si creino gruppi di ascolto per il sostegno contro la violenza alle donne in ogni parrocchia.
Mentre nessuno di questi suggerimenti trovava accoglienza, la diocesi veniva colpita da tre casi giudiziari riguardanti preti accusati di pedofilia o di pedopornografia dalla giustizia civile. Allontanati dal loro incarico, conservavano lo stato presbiterale. Abbiamo chiesto segnali più chiari all’arcivescovo ma soprattutto un percorso formativo per i presbiteri non separato dalla comunità e dalla vita concreta della società.
In questi anni abbiamo incontrato nella nostra terra – e abbiamo divulgato i testi delle loro relazioni – uomini e donne che non hanno perso la speranza in un mondo diverso ed in un cristianesimo vicino all’uomo moderno: Raniero La Valle, Paolo Ricca, Cettina Militello, Carmine Di Sante, Sabino Chialà, Silvia Pettiti. Abbiamo diffuso le riflessioni di uomini e donne in ricerca di nuove strade di umanità: Roger Lenaers, Teresa Forcades, Ortenzio da Spinetoli, Jonathan Sacks, Adele Corradi. Nello stesso periodo sono scomparsi alcuni testimoni di questa speranza: lo stesso Ortenzio, Arturo Paoli, Ettore Masina, Giovanni Franzoni. Nomi e relazioni che trovate nel https://manifesto4ottobre.blog/ e in https://issuu.com/manifesto4ottobre
Nel luglio scorso con il gruppo EGERTHE abbiamo animato la Festa di Maria di Madgala Apostola degli Apostoli con un momento di preghiera ecumenico davanti alla Cattedrale di Ostuni.
Siamo stati impegnati, ciascuno nel proprio lavoro, a difendere e promuovere la Carta Costituzionale non solo nel referendum del 4 dicembre 2016 ma nella vita giornaliera di laici a contatto con le tante crisi della vita politica ed economica italiana.
Da domani, 5 ottobre, è in edicola con un giornale radicalmente laico un libro edito da Ponte alle Grazie “Terra, casa, lavoro. Discorsi ai movimenti popolari” di papa Francesco. Il confronto con il contenuto di quei discorsi spiazza le coscienze intorpidite e rassegnate. A noi la lettura di questi discorsi dice due cose: i limiti del nostro agire con in mano il Vangelo e la Costituzione in terra brindisina sono tanti e per questo, forse, facciamo fatica a trasformare il “manifesto” in “movimento”; ci sentiamo isolati nella chiesa locale ma non soli. Siamo bene accompagnati in questo nostro cammino. Ma sentiamo nostro il messaggio di Papa Francesco non perché rappresenta il nostro pensare e sognare ma perché è più avanti di noi.
Francesco riabilita i profeti di ieri isolati e denigrati: Mazzolari, Milani, Lercaro. Ma non solo per rendere giustizia o per non ripetere gli errori di ieri. Il suo è uno stimolo diretto per l’oggi perché nella Chiesa italiana ritorni la profezia.