Gesù ha risposto alla crisi religiosa di Israele “spostando la religione”: “l’ha tirata fuori dal tempio, l’ha tolta dalle mani dei sacerdoti e dei suoi teologi (i dottori della legge), l’ha sradicata dalla violenza dei dogmi, delle norme e dei riti e, fatto questo, ha posto l’elemento centrale della religiosità nella vita stessa, nell’ “umano”, nelle migliori relazioni possibili con ogni essere umano, nell’etica della bontà e della misericordia con tutti, con i credenti, con gli agnostici, con gli atei”.
Un cristianesimo non religioso è la tesi che da anni ormai propugna il biblista spagnolo Josè Maria Castillo meglio espressa nell’ultimo libro LA LAICITA’ DEL VANGELO (pp 170, 2006) che La Meridiana propone in questi giorni ai lettori italiani grazie alla traduzione di Lorenzo Tommaselli
Ne L’UMANITA’ DI DIO (la Meridiana, 2014 https://manifesto4ottobre.wordpress.com/2015/03/15/lumanita-di-dio/ ) Castillo aveva già presentato la difficoltà per l’immanenza dell’uomo di comprendere la trascendenza di Dio e aveva attribuito a Gesù il merito di aver reso umana la divinità indicando una strada “etica”, non ‘dogmatica’, di vincere le nostre disumanità. In quel testo era già stata avviata la critica alla religione come realtà disumanizzante.
“Per rinnovare una religione in disfacimento e screditata, la cosa principale e indispensabile non è rinnovare il dogma, ma attualizzare e potenziale l’etica. Perchè nel nostro comportamento, nel nostro modo di vivere noi possiamo incontrare il Dio Trascendente, del quale noi uomini non potremo mai comprendere e sapere quello che è o quello che vuole. In altre parole non incontriamo Dio nell’ortodossia dottrinale e nell’osservanza cultuale. Incontriamo Dio nella bontà senza alcun limite.”
Nel Vangelo non si dice che i primi discepoli ” si sono messi ad ascoltare Gesù, hanno cominciato ad apprendere i suoi insegnamenti, sono andati a pregare nel deserto, hanno iniziato a praticare determinate norme, leggi o comandamenti e si sono dedicati ad adempiere osservanze rituali. Assolutamente nulla di tutto questo. Solo una cosa: lasciando tutto seguirono Gesù….Il vangelo non è un libro religioso nè una biografia di Gesù… è un progetto per la vita ed offre una serie di convinzioni fondamentali che umanizzano colui che le vive.”
Castillo demolisce ogni riferimento ‘magico’ o ‘extraumano’ della costruzione dottinale religiosa.
“Gesù non ha affidato ai suoi discepoli una missione religiosa ma una missione umanitaria”. Gesù è “una persona che va per la vita non solo aiutando coloro che soffrono, ma anche liberando gli oppressi dai diavoli attuali che causano la diseguaglianza tra gli uomini ed i popoli; che privano i poveri di diritti e libertà e che provocano la grande ingiustizia dell’accumulo, da parte di pochissimi, del potere e del capitale, mentre il resto della popolazione si vede spogliato e sfruttato fino a livelli inimmaginabili. E’ evidente che coloro che si dedicano a fare il bene in questo modo saranno processati come pericolosi e si vedranno perseguitati, accusati e giudicati dai potenti”.
Per Castillo i maestri dello spirito oggi insistono più sulla sequela, intesa come vicinanza a Gesù soprattutto nella pratica religosa, che sulla fede. E la fede non è adesione ad una dottrina. “Quando uno legge quello che raccontano i vangeli sinottici sulla fede, la prima cosa che richiama l’attenzione è che la fede in Gesù … non si riferisce direttamente alla religione, ma alla salute delle persone. La fede in origine non è una questione religiosa ma la forza che ci aiuta a cavarsela di fronte ai problemi ed alle situazioni umane che ci preoccupano… In tutti i casi ai quali questi testi alludono, quello che è in gioco sono situazioni di questa vita. Anzi situazioni di sofferenza nelle quali la fede agisce come una forza con la quale, mediante quello che rappresenta nella vita fidarsi di Gesù, del suo modo di pensare e di vivere, si attiva il potere della bontà e mediante la bontà si recupera la felicità.”
Questa visione radicale della fede e della religione tratta da una profonda conoscenza dei vangeli non può piacere neppure all’estabilishment attuale della chiesa. Castillo lo sa anche per esperienza personale. “Avvertendo così in modo palpabile l’abbandono di quelli per i quali è più forte la paura dei notabili della religione che la apura di lasciare soli i più cari amici della vita” allora possiamo dire di avere fede in Gesù. “Solo chi è disposto a restare solo senza quelli che si identificano nella religione può cominciare a credere veramente in Gesù… per questo si può affermare che, così come i vangeli presentano questa questione, la fede in Gesù e più dura e più esigente della sequela di Gesù. Nel trasformarsi il crisitanesimo in religione cristiana, la fede si è decomposta, fino ad essere vissuta come fenomeno sociale e socializzato in maniera tale che è più una serie di usi, tradizioni e costumi che l’atto duro ed esigente presentato dal vangelo”
Ci viene da pensare agli strenui difensori delle tradizioni cristiane legate al presepe, pronti a far morire in mare i profughi che attraversano il mediterraneo!
Il tema politico è trattato in modo coerente con la premessa: la metodologia dell’umanizzazione proposta da Gesù è quella del porsi tra gli oppressi dal potere, non tra quelli che hanno potere.
“Gesù ha sempre visto come il tema polare del suo progetto il fatto che questo mondo si trasforma dal basso, a partire dagli ultimi, a partire da quelli che non possono nemmeno aspirare a mettersi al di spora di nulla e di nessuno… I primi apostoli hanno seguito Gesù perchè hanno pensato sicuramente che stando con lui avrebbero fatto carriera nella religione e nella vita, sarebbero stati famosi, sarebbero usciti dall’anonimato, sarebbero stati stimati dalla gente e sarebbero arrivati ad essere eletti tra gli eletti di questo mondo” Gesù propone L’ “autostigmatizzazione “, cioè l’esortazione ad abbracciare apertamente e liberamente una posizione inferiore che attrae e sopporta l’aggressione degli altri, e questo presuppone la rinuncia ai propri diritti… ma non è meno vero che assumendo questa rinuncia colui che mi offende non è confermato nel suo comportamento, ma si sentirà insicuro”. Su questo aspetto si potrebbe discutere se la non violenza sia sempre rinuncia alla difesa dei diritti e se la difesa dei diritti debba essere sempre “debole”, cioè senza forza secondo una concezione rinunciataria della nonviolenza.
In tempi di grandi speranze nella chiesa cattolica ed anche fuori di essa, non pteva mancare un chiaro riferimento alla attualità prendendo le mosse dalle lontane origini della grave situazioni di crisi delle chiese nel mondo e nel mondo occidentale soprattutto.
Le chiese organizzate da Paolo nascono prima della redazione dei Vangeli e sono costruite su valori diversi da quelli originanti dalla esperienza storica di Gesù di nazareth, per questo sono gerarchiche e molto incentrate sul ritualismo che invece è assente nella vita nella comunità dei discepoli. Per questo “la Chiesa è andata allontanandosi dal vangelo assomigliando alla struttura essenziale di ogni religione… questo stato di cose non si risolve cambiando la curia vaticana, mettendo altri vescovi, semplificando l’ostentazione e la pompa delle celebrazioni litugiche, nemmeno eleggendo un papa esemplare”
Sembrerebbe una chiusura pessimistica ma invece è realistica e coerente con la visione non religiosa della fede in Gesù.