“POLITICA, ECONOMIA E AMBIENTE NEL PENSIERO DI PAPA FRANCESCO” Brindisi 15 OTTOBRE 2015 (Palazzo Nervegna) M. Portaluri, A. Greco, C. Mondatore

“AZIONE COMUNITARIA”

La ragione per cui è stato promosso l’incontro su “Politica, economia ed Ambiente nel Pensiero di papa Francesco” non risiede nel voler fare una celebrazione del Papa in un periodo in cui molti dicono di essere d’accordo con lui.

A noi interessa quello che sta dicendo insieme ad altre voci del mondo cristiano e del mondo laico, queste ultime anche da prima. E cioè che così, con questo tipo di società che produce esclusi non si può andare avanti. Che questa distruzione di Madre terra per l’arricchimento di pochi è tutt’uno con l’esclusione sociale. “Che è necessario un cambiamento. Che non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso; su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Che la crescita sostenibile (idea tanto diffusa tra i benpensanti cattolici e non) diventa spesso un diversivo e un mezzo di giustificazione che assorbe i valori del discorso ecologico all’interno della logica della finanza e della tecnocrazia, e la responsabilità sociale e ambientale delle imprese si riduce per lo più a una serie di azioni di marketing e di immagine. Che semplicemente si tratta di ridefinire il progresso….(cfr. Laudato sì n. 194)”.

Certo Francesco non indica i modi del cambiamento, dice che deve essere positivo, non violento, ma è ormai inderogabile.

Ai rappresentati del Movimenti Popolari il 9 luglio scorso a Santa Cruz (Bolivia) ha detto:

Vogliamo un cambiamento nella nostra vita, nei nostri quartieri, nel salario minimo, nella nostra realtà più vicina; e pure un cambiamento che tocchi tutto il mondo perché oggi l’interdipendenza planetaria richiede risposte globali ai problemi locali. La globalizzazione della speranza, che nasce dai Popoli e cresce tra i poveri, deve sostituire questa globalizzazione dell’esclusione e dell’indifferenza!”

E nello stesso incontro ci pare che indichi anche un metodo:

Voi, da parte dei movimenti popolari, assumete i compiti di sempre, motivati​ dall’amore fraterno che si ribella contro l’ingiustizia sociale. Quando guardiamo il volto di quelli che soffrono, il volto del contadino minacciato, del lavoratore escluso, dell’indigeno oppresso, della famiglia senza casa, del migrante perseguitato, del giovane disoccupato, del bambino sfruttato, della madre che ha perso il figlio in una sparatoria perché il quartiere è stato preso dal traffico di droga, del padre che ha perso la figlia perché è stata sottoposta alla schiavitù; quando ricordiamo quei “volti e nomi” ci si stringono le viscere di fronte a tanto dolore e ci commuoviamo, tutti ci commuoviamo. Perché “abbiamo visto e udito” non la fredda statistica, ma le ferite dell’umanità sofferente, le nostre ferite, la nostra carne. Questo è molto diverso dalla teorizzazione astratta o dall’indignazione elegante. Questo ci tocca, ci commuove e cerchiamo l’altro per muoverci insieme. Questa emozione fatta azione comunitaria non si comprende unicamente con la ragione: ha un “più” di senso che solo la gente capisce e che dà la propria particolare mistica ai veri movimenti popolari.

E ancora:

siate creativi e non perdete mai il vostro attaccamento alla prossimità, perché il padre della menzogna sa usurpare nobili parole, promuovere mode intellettuali e adottare pose ideologiche, ma se voi costruite su basi solide, sulle esigenze reali e sull’esperienza viva dei vostri fratelli, dei contadini e degli indigeni, dei lavoratori esclusi e delle famiglie emarginate, sicuramente non sbaglierete.

Se guardiamo a casa nostra, e per casa nostra possiamo dire tranquillamente l’Italia, il Sud, il Salento osserviamo continue evidenze di un pluridecennale inquinamento ambientale, l’incapacità delle amministrazioni di gestire i rifiuti di ogni tipo, gli effetti di anni di uso sconsiderato in agricoltura dei pesticidi, l’attacco alla olivicoltura con il pretesto della Xylella, lo sfruttamento delle risorse del mare e del territorio per l’arricchimento di pochi, la minaccia delle trivellazioni petrolifere. Osserviamo un territorio il cui volto, oltre la bellezza di sole mare vento e beni culturali, è pieno di ombre, immerso in una illegalità diffusa, in un “grigio” dove gli scambi tra persone malavitose e persone rispettabili sono continui, dove la gradevolezza dell’ambiente è mischiata all’ossessione di farlo fruttare, e dove i desideri di ciò che resta di una classe aristocratica dissipatrice sono fatti propri dai nuovi ricchi, individui che hanno la spregiudicatezza di camminare come funambuli sospesi tra politica, affari e luoghi associativi segreti. Sono fenomeni che creano emarginazione, disoccupazione, criminalità, corruzione. I dati diffusi dallo SVIMEZ in agosto parlano di un Sud ormai alla deriva secondo i parametri dell’economia produttivistica.

Di fronte a tutto ciò la popolazione è largamente silente, non reagisce più, senza più fiducia nella politica come strumento di cambiamento, si rinchiude nel proprio interesse privato, cerca di sopravvivere o di coltivare la propria convenienza. La scuola, le associazioni, le chiese, i sindacati cercano di contrastare la decadenza dell’etica pubblica e le crescenti diseguaglianze con interventi sporadici, scoordinati e, a volte, incoerenti. Nel contempo molti uomini e donne, soli o in piccoli o grandi gruppi, anche nelle predette istituzioni o realtà sociali cercano di percorrere vie alternative ma queste iniziative stentano a farsi “azione comunitaria”.

E’ necessario uno sforzo di “utopia” per chiarire a chi in questa società ingiusta sta sopra ma anche a chi sta sotto che è necessario un cambiamento e che questo non è possibile senza la partecipazione delle vittime, con un’azione comunitaria, con l’unità di quanti credono in questa urgenza.

E’ necessario anche uno sforzo di concretezza per definire i contenuti del cambiamento positivo, quel programma sociale che rifletta una economia di fraternità e di giustizia. Uno sforzo concreto perché qui e ora si realizzi un’economia giusta che crei le condizioni affinché ogni persona, uomo o donna, possa godere di un’infanzia senza privazioni, sviluppare i propri talenti nella giovinezza, lavorare con pieni diritti durante gli anni di attività e accedere a una pensione dignitosa nell’anzianità. Questa economia è non solo auspicabile e necessaria, ma anche possibile. Non è un’utopia o una fantasia. È una prospettiva estremamente realistica. Possiamo farlo (cfr. Discorso in Bolivia).

L’incontro di questa sera vuol essere anche uno spazio per cercare questa concretezza per il nostro territorio.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: