ADELE CORRADI, UN PEZZO DI SCUOLA DI BARBIANA

Due giornate di dicembre nella storia di Barbiana: il 7 e il 9 dicembre. Riguardano due donne: la Eda e l’Adele. Due donne, molto diverse tra loro per personalità e ruolo ma unite dall’essere quasi invisibili nel travagliato successo di un maschio-prete, don Lorenzo Milani.

Settant’anni fa, il 7 dicembre 1954, preceduto da un sopralluogo angosciato fatto da Eda Pelagatti e sua madre, saliva a Barbiana, per la prima volta, don Lorenzo Milani.

Il 9 dicembre 2024 l’Adele avrebbe compiuto cent’anni. Per 16 giorni non ha potuto tagliare il traguardo. È morta il 23 novembre u.s. a Firenze. Sarà possibile incontrarla in quel piccolo camposanto di montagna, accanto a don Lorenzo e alla Eda, a Barbiana, luogo in cui hanno avuto un comune destino in vita.

Noi che l’abbiamo conosciuta non facciamo l’errore di ridurre la lunghissima vita di Adele Corradi agli ultimi quattro anni, dal 1963 al 1967, della vita di don Lorenzo a Barbiana. Anche se di questi anni ci ha lasciato un bellissimo libro dal titolo “Non so se don Lorenzo”[1]. In esso si leggono 73 episodi, meglio affreschi o “frammenti di vita, frammenti sparsi affioranti alla memoria col disordine dei ricordi” (pag. 9), scritti in una forma… cinematografica: “…lui era lì, io ero là e ci siamo detti questo, e io ho avuto questa impressione…, in quel giorno mi ha detto questo e un altro giorno quest’altro e la mia reazione è stata questa, io racconto fatti ed episodi”.

Gli scritti di don Milani sono tantissimi[2]. Leggere solo gli scritti è come leggere una didascalia di una foto senza però la foto. Certo anche lo scritto di una didascalia ha la sua autonomia. Ed è così anche per gli scritti di don Milani. Ma dopo aver letto il testo di Adele Corradi, che fotografa la umana quotidianità almeno degli ultimi anni di vita del Priore, la biblioteca degli scritti acquisisce completezza e spessore. Scritto benissimo, il libro non è una storia né un saggio su don Milani, come sottolineava la stessa Adele.

Adele va ricordata per gli anni a Barbiana ma è molto di più: è stata una grande insegnante («diversa da tutte le altre», secondo una dedica che le fece Milani), una grande educatrice, che ha continuato a fare scuola in modo formale e informale, che ha formato generazioni di studenti in Italia e all’estero.

Infine, Adele va ricordata anche per un altro aspetto, che qui ci interessa raccontare.

Il nostro primo incontro con Adele è del settembre del 2013.  Accettò subito l’invito di una sua presenza a Brindisi per incontrare gli amici (un anno più tardi si costituirà il Manifesto4ottobre) e per presentare il suo libro da pochi mesi pubblicato dalla Feltrinelli.

L’incontro di Brindisi del 25 ottobre 2013 è raccontato nel quaderno n.2 di Manifesto4ottobre dal titolo: “Don Lorenzo Milani raccontato da Adele Corradi”. In esso sono riportati anche alcuni “frammenti” del libro di Adele, letti dalla nostra stimatissima Nunzia Antonino[3].

La “professoressa di Barbiana”, una testimone lucida del pensiero e dell’azione del priore, ci raccontò, in quell’incontro, degli alunni e della scuola, della scrittura collettiva, dei luoghi comuni errati sul maschilismo di don Milani.  Espose ciò che lei da insegnante aveva imparato, con ascolto e umiltà, in quella scuola di montagna, di come aveva tentato, adattandolo ai diversi tempi e ambienti, di incarnare, praticare e divulgare il metodo educativo che punta all’inclusione e alla giustizia sociale.

Ma non è solo il suo “racconto” che è rimasto di quell’incontro.

Un feeling ininterrotto: dieci anni di amicizia e di affetto

Entrammo in sintonia nel poco tempo di ospitalità, prima a Brindisi e poi a Lecce, oltre il convegno. Sintonia sulla radicalità[4] nello sguardo sulla vita e sulla chiesa, sulla necessità di non rinunciare mai a esprimere le proprie opinioni critiche e sul mettere in discussione soprattutto qualsiasi potere. “Ho imparato a Barbiana – sosteneva – che molte delle verità in circolazione avevano bisogno sempre di verifica[5].

Dal 2013 il contatto, sia pur da lontano, è stato costante. Nell’ultimo anno lo scambio di messaggi è stato più intenso. “Non so se Adele…”. Ma noi osiamo condividere con altri il suo affetto e la sua amicizia.

[13/06/21, 14:29] Adele Corradi: “Caro Maurizio (…) mi dispiace tantissimo di non poter più venire in Puglia perché grandissima è la nostalgia e la voglia di rivedere i luoghi e soprattutto gli amici”.

[13/06/21, 19:18] Adele Corradi: (Caro Maurizio) “Mi rallegro tanto (…)  perché mi par di capire che diventare nonni sia ancora più emozionante che diventare genitori. Ti ringrazio poi dell’idea di mandarmi la biografia del tuo amico[6]. Mi fa molto piacere che tu mi renda partecipe”.

[05/11/22, 16:33] Adele Corradi: (Caro Maurizio) “E ora ecco il messaggio. Leggo sempre con grande interesse il vostro Manifesto e mi è sembrata interessantissima la lettera dei battezzati in attesa del vescovo. Qui a Firenze anche il nostro è dimissionario ma il Papa lo ha confermato per due anni. Forse siamo ancora in tempo per fare le nostre richieste. Devo però dire che non condivido del tutto quello che chiedete. Forse non ricordo bene ma mi sembra che lo desideriate con parecchie virtù. A me sembra che sia una richiesta inutile. A me sembra indispensabile che il Vescovo conosca bene l’ambiente che deve governare. Non deve venire da fuori. Il vescovo di don Milani era un friulano. È stato come mettere una mucca in un pollaio. O meglio: una gallina in un canile. Perché la prima vittima è stato lui. Abbiamo poi avuto un vescovo preso (per una serie di circostanze quasi casuali) dal clero fiorentino. Tutti i preti che conoscevo io lo consideravano una nullità e ha fatto anche errori madornali ma conosceva l’ambiente benissimo ed è risultato un buon pastore. Mi interessa sapere cosa pensate di quello che ti sto dicendo perché ho inoltrato la vostra lettera a un prete di Firenze con la speranza che si muovano anche i battezzati fiorentini e se approvate quel che dico lo dirò anche qui. Ti abbraccio caro Maurizio ma prima voglio dirti che non ho dimenticato il libro su Di Schiena. Non l’ho dimenticato ma non riesco a metter per scritto la mia risposta. Spero che prima o poi mi riesca, se continuo a sopravvivere. Ti abbraccio di nuovo insieme alla tua carissima moglie”.

[09/06/23, 12:48] Adele Corradi: “Caro Maurizio mi piacerebbe provare a scriverti finalmente intorno al libro su Di Schiena ma non so se ce la farò perché non è facile e mi stanco facilmente. Ci tengo moltissimo però di dirti che ho letto con grandissimo interesse l’ultimo Manifesto[7]. Devi dire ad Antonio che quando scrive mi fa sempre un regalo e questa volta è speciale. Io da tanto tempo vorrei trovare un vescovo o comunque una persona cattolica autorevole che promuova una raccolta di firme per chiedere l’abolizione della scandalosa prassi che si conclude col dichiarare santo qualcuno. E in questa occasione sono ammiratissima leggendo l’intervento di Di Schiena a proposito della beatificazione Pio IX. Basta da solo quell’intervento per farmi conoscere Di Schiena molto meglio di tutto il libro che mi hai mandato”.

[31/08/23, 14:21] Adele Corradi: “Caro Maurizio sono molto contenta di leggerti e anche che tu mi domandi delle Lettere[8]. Erano tutte disperse (e pensa che ne ha scritte più di mille) e sono state finalmente raccolte nell’ Opera Omnia. Infatti, il secondo volume dell’Opera Omnia è tutto dedicato alle Lettere. Io ho avuto l ‘idea di sceglierne un certo numero e raccoglierle in una pubblicazione che le rendesse accessibili a chiunque volesse conoscere meglio il Milani. Sicché non sono inedite perché si trovano tutte nell’Opera Omnia ma sono in gran parte poco conosciute o addirittura del tutto sconosciute. Nell’introduzione viene spiegato con che criterio sono state scelte.   Un affettuoso abbraccio a te e ad Albarosa”.

[9/12/2023, 17:31] Cinzia e Antonio: “Cara Adele, ricordiamo con commozione la tua venuta a Brindisi e a Lecce insieme a tua sorella e a una tua amica. Il tuo libro “Non so se don Lorenzo” è per noi un dono prezioso.  Nel giorno del tuo 99esimo compleanno ti siamo vicini con tanti auguri e un abbraccio fortissimo. Cinzia e Antonio”.

[9/12/2023, 22:01] Adele Corradi: “Anche io sono commossa leggendo il vostro messaggio, molto commossa, perché spesso vi penso con grande desiderio di parlare ancora con voi che siete fra i miei ricordi più belli e fra le persone che più mi hanno arricchito. Grazie grazie di cuore”.

[24/02/24, 13:46] Adele Corradi: “Caro Antonio ho spedito a te e a Cinzia un libro[9] perché mi sembra eccezionale. Mi interessa molto sapere cosa ne pensate voi. Quelle poche pagine in cui parla di Adriano Milani, fratello di don Lorenzo mi hanno particolarmente impressionato perché l’ho conosciuto e sono convinta che se esiste il Paradiso a lui è di certo toccato un posto migliore di quello del suo famosissimo fratello. Adriano Milani e Basaglia sono due atei che dovrebbero essere dichiarati santi anche se non credevano in Dio”.

[10/03/2024, 22:26] Cinzia e Antonio: “Carissima Adele, abbiamo finito da poco la lettura del romanzo che ci hai regalato. Un grazie immenso. Non conoscevamo Michele Cecchini. (…)

Il romanzo “E questo è niente”[10] è bello, fresco, interessante, ironico. (…). Ma non dobbiamo dire altro sugli aspetti letterari di questo romanzo a chi scrive altrettanto bene come hai fatto tu con “Non so se don Lorenzo”. (…).

I due fratelli Milani, Adriano e Lorenzo, sono riconosciuti entrambi “rivoluzionari”: il primo rivoluzionario della neuropsichiatria infantile, il secondo rivoluzionario dell’educazione. (…).

Su don Lorenzo, negli anni che ci separano dalla sua scomparsa, soprattutto nell’ultimo anno (anniversario della sua nascita) sembra che sia stata proiettata l’ombra del clericalismo, con lo scopo di neutralizzare il suo messaggio rivoluzionario politico ed ecclesiastico. La chiesa è molto abile in questa operazione: la fabbrica dei santi ufficiali che la chiesa ha costruito nel tempo è servita più a puntellare la “chiesa meretrix” che a testimoniare e far vivere la “chiesa casta”. E, per usare il bellissimo titolo del tuo libro, non so se don Lorenzo… avrebbe piacere per quest’ombra clericale.

Per i due atei potrebbe accadere la stessa sorte: santificare Adriano Milani e Franco Basaglia, secondo le categorie ecclesiastiche, potrebbe significare solo mettere sul candelabro due medici buoni (…). E spegnere la carica civile dirompente delle rivoluzioni dei due con Il rischio che resti solo il contrario. La santificazione ecclesiastica non può significare altro.

Ma i due non si sono limitati a questo essere buoni medici. Hanno dimostrato che è possibile un’altra società, dove tutti si fanno carico dei più fragili. Le catene e le emarginazioni sono inammissibili non solo nei luoghi del disagio psichico ma anche tra i milioni di senza voce annidati nel corpo sociale, poveri, migranti, disabili, diversi. (…).

Un forte abbraccio. Cinzia e Antonio.

p.s. Riceverai nei prossimi giorni un nostro “cesto letterario” con il testo della figlia di Franco Basaglia, Alberta, Le nuvole di Picasso[11]. (…).

[10/03/2024, 18:19] Adele Corradi: “Caro Antonio (…) mi sono messa a leggere di furia il libro [di Alberta Basaglia] che è bellissimo e mi ha commosso tanto. L’ho finito ieri e stanotte vi scrivevo mentalmente che volevo mandarvi un altro libro ma non lo faccio perché non sarebbe un regalo ma un investimento. Un’altra volta che mi sono fatta viva con voi mi è arrivato un pacco con un libro straordinario (L’ora di tutti[12]) (…). Naturalmente non solo mi ha commosso il pacco ma anche mi sono piaciute molto le riflessioni su Basaglia e Adriano Milani. Aggiungo che quello che scrivi mi piace sempre. Ti leggo spesso infatti sul Manifesto4ottobre che Maurizio mi spedisce da Brindisi. Ti abbraccio caro Antonio insieme a Cinzia sperando che il fatto che sto vivendo da cento anni serva per farmi compatire e farmi accettare con tutti i miei difetti”.

[28/03/2024, 14:02] Adele Corradi risponde al nostro messaggio augurale di Pasqua: “Cari Cinzia e Antonio ho letto il vostro messaggio… Ecco cosa mi viene spontaneo rispondere.

La mia “resistenza interiore” è fortissima. Io di bene ne vedo tanto intorno a me e anche nel mondo. Non fa rumore e non se ne parla ma il mondo è pieno di persone buone che amano e lavorano facendo del loro meglio. Ho un’amica al CNR a Bologna che da mesi sta coinvolgendo studenti una riflessione sulla “valutazione”. Tutti dicono male dei giovani ma quando ho chiesto a un’amica livornese notizie sull’inondazione di Livorno e sui danni mi ha risposto che i danni erano stati gravissimi ma che era stato bellissimo il lavoro di tutti i giovani per ripulire la città. Auguri pasquali con tutto il cuore dalla mia poltrona.

Il nipote che qui vi presento si chiama Francesco Bonami e come avrete capito è critico d’arte. Potete trovare su internet molte notizie su di lui. Naturalmente ci vogliamo tantissimo bene”.

[19/04/2024, 21:48] Antonio: “Cara Adele, che mi dici del tuo nuovo arcivescovo Gherardo Gambelli? È stato un parroco della chiesa che è in Firenze, ma questa è stata sentita per la nomina? O vi è stato imposto dal Vaticano con la solita procedura medioevale?

Ho finito di leggere il testo che mi hai consigliato di Riccardo Cesari su don Milani[13]. L’ho apprezzato molto. Per più motivi:

 (…) 

La terza anomalia è, secondo Cesari: Don Milani è “un santo del Paradiso” ma” invisibile alla Chiesa”. “Servirebbe un ultimo passo, un ultimo gesto di ringraziamenti: riconoscere la santità di Don Lorenzo”.

Se questo “riconoscere la santità” significa avviare un processo di canonizzazione di Don Lorenzo, non condivido e non sono d’accordo. Mi spiego.

Augurarsi di inserire Don Milani nel cosiddetto “processo di canonizzazione” o in quella che è ormai uso invalso chiamare, e non solo tra i cronisti, la «Fabbrica dei santi» è un errore. E questo non per “la necessità dei miracoli” e non per dubbi sulla qualità delle virtù e del radicalismo evangelico di don Lorenzo, ma proprio per la convinzione intima che un processo canonico, concepito come retaggio di un’età costantiniana della chiesa che occorre lasciarsi alle spalle, è ormai uno strumento inadatto a gestire, senza snaturarla, la ricchezza spirituale della vita di don Lorenzo.

(…)

Forse Cesari non faceva un riferimento ad una canonizzazione di don Milani. Ma nel chiedere un “riconoscimento della santità di don Milani” mi piacerebbe sapere a quale altra forma di santità visibile si riferisse.

E sarei molto contento e onorato di poter conoscere il tuo pensiero a riguardo.

Grazie a te e un forte abbraccio. Antonio”.

[21/04/24, 13:36] Adele Corradi: “Caro Antonio riceverai con ritardo il mio GRAZIE per i tuoi preziosi “appunti” perché sono stata due giorni molto male e anche perché rimango spesso senza internet e quando succede non posso naturalmente comunicare con nessuno.

Quello che mi hai scritto mi ha dato grande gioia perché esprime con grande chiarezza e precisione tutto quello che io penso a proposito del libro di Cesari. Il tuo pensiero coincide col mio soprattutto per quanto riguarda la “santità” di don Milani.

Devo dire, per essere più precisa ma esprimendomi in modo grossolano, che trovo il libro del Cesari un po’ troppo “religioso”. Mi spiego meglio. Il Cesari per spiegare le scelte delle persone di cui sta raccontando parla di “chiamate”. Ne parla anche a proposito del mio arrivo a Barbiana, vedendosi poi costretto a citare in nota la mia smentita (v. pag. 382.)

A proposito della santità di don Milani quando il Papa è venuto a Barbiana non è stato avviato l’iter per la beatificazione (prima tappa verso la santità) come per Mazzolari perché, grazie a Dio, Michele Gesualdi chiese espressamente che Milani venisse lasciato insieme a quelli che, in quell’occasione, il figliuolo di don Lorenzo chiamò santi di strada. Speriamo che questa richiesta continui ad essere rispettata.

Ti saluto caro Antonio insieme a Cinzia, con tanta gratitudine e tanto affetto”.

[21/04/24, 18:11] Cinzia e Antonio: “Cara Adele, per prima cosa fai di tutto per stare bene in salute. Il resto conta molto meno. Noi tifiamo molto per te e speriamo tanto di rivederti e abbracciarti. Ti siamo molto grati per i tuoi suggerimenti di lettura, davvero molto stimolanti. È stato per noi un privilegio di cui ti siamo grati. Non conoscevamo la richiesta di Michele Gesualdi al Papa per non avviare l’iter di canonizzazione di don Milani. E questa notizia è molto confortante. Sapevamo che Michele si era fortemente opposto alla trasformazione di Barbiana a santuario, ma non di quest’altra “opposizione”. L’iter di una eventuale processo canonico di don Milani sarebbe una delle più grandi ipocrisie della storia della chiesa cattolica: molti che oggi vorrebbero metterlo in una nicchia, dal 1967 ad oggi non hanno fatto nulla per liberare la chiesa dal clericalismo che ha distrutto e isolato per più di 20 anni don Milani. Sul Libro di Cesari confermiamo la sua utilità. (…).

Se ti va e quando puoi facci sapere cosa pensi del tuo nuovo arcivescovo. Buona serata e un abbraccio. Cinzia e Antonio”.

[21/04/24, 22:04] Adele: “Caro Antonio come tu sospettavi l’arcivescovo è stato calato dall’alto e questa volta è stato fatto in un modo che mi vien fatto di definire virtuosismo. Evidentemente è stata una decisione del Papa che fino all’ultimo momento è rimasto… indeciso. Il curriculum di questo prete è bello e padre Maggi si è congratulato con me dicendo: Finalmente Firenze ha un vescovo cristiano ma secondo me per essere un buon vescovo non basta essere un buon cristiano.

Ne riparliamo domani perché stasera è tardi e di tante altre cose ho bisogno di parlare con te e Cinzia. Per stasera vi auguro una notte serena e un sereno risveglio”.

[02/05/2024, 21:39] Adele: “Caro Antonio a parte gli elogi a me che correggerei limitandoli la tua recensione[14] è bellissima. Mi dispiace non averti risposto immediatamente ma volevo rileggerla molto attentamente e con calma e non sempre mi riesce di trovarla la calma.  Anche questo, come sempre i tuoi scritti, mi rende grata nei tuoi confronti.  Affettuosamente ti abbraccio con Cinzia”.

(…).

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Da maggio scorso non abbiamo più potuto leggere e sentire Adele. Ci preparavamo a farlo per l’anniversario del suo secolo di vita. Ma pochi giorni prima è tornata accanto a don Lorenzo e a Eda.

 Invisibili, il pericolo di un’unica storia.

La vita di Adele ci dice che anche a Barbiana le donne c’erano. E che donne!  

Se Eda, sua madre Giulia e, soprattutto Adele non fossero state a Barbiana, quale don Lorenzo avremmo conosciuto?

Morto nel 1967 don Milani non ha potuto incontrare il pensiero femminista e non ha potuto capire quanto la Chiesa, per uscire dagli stereotipi culturali patriarcali, avesse bisogno della libertà femminile. Ma ha vissuto con donne autonome e straordinarie. La loro storia, insieme a tante altre storie di donne nobili e plebee, mogli e singles, laiche e religiose, ricche e povere, che non solo hanno visto offuscati talento e grandezza per il fatto di essere nate donne, può subire un destino ben peggiore: quello di essere ignorate e completamente dimenticate.

Federico Ruozzi (L’autore è storico del cristianesimo e curatore del Meridiano don Milani) ha scritto su “Domani” del 27 novembre 2024: “Sarebbe bello poter ricordare Adele il prossimo anno con un evento che richiamasse, invece che gli amici “storici” che l’hanno conosciuta, quelli e quelle a cui ha dedicato la vita: ovvero ai giovani. Sarebbe il lascito più importante per riconoscere all’Adele quello che merita: non solo la collaboratrice di don Milani, ma un pezzo di Scuola di Barbiana e della Scuola italiana”.

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5 dicembre 2024

Cinzia e Antonio, Albarosa e Maurizio


[1] Adele Corradi, Non so se don Lorenzo, Feltrinelli editore, Milano, I edizione 2012, pp. 169; II edizione accresciuta 2017, pp. 181.

[2] Cfr. Don Milani, Tutte le opere, a cura di Anna Carfora, Valentina Oldano, Fedrico Ruozzi, Sergio Tanzarella, I Meridiani, Mondadori, 2017, pp. 2976.

[3] https://issuu.com/manifesto4ottobre/docs/quaderno_n.2_lorenzo_milani_raccont_d786bbe507a987

[4] Per capire che significava per Adele Corradi essere “radicali” basta leggere pag. 67 di Non so se don Lorenzo, op.cit.

[5] Non so se don Lorenzo, op. cit. pag. 50.

[6] Fulvio De Giorgi, La buona battaglia del radicalismo evangelico, Michele Di Schiena nella sinistra cattolica, Manni editore, San Cesario di Lecce, 2021, pp.127.

[7] https://manifesto4ottobre.blog/2023/06/07/rapito-un-film-storico-con-spunti-molto-attuali/

[8] Duecento lettere. Nel centenario della nascita di Lorenzo Milani (Autore), a cura di Adele CorradiJosé Luis CorzoFederico Ruozzi, EDB, 2023, pp.416.

[9] Michele Cecchini, E questo è niente, Bollati Boringhieri, 2021, pp. 144.

[10] Cfr. https://manifesto4ottobre.blog/2024/05/04/quando-parla-chi-non-puo-parlare/

[11] Alberta Basaglia, Le nuvole di Picasso, Feltrinelli, Milano, 2024, pp. 112.

[12] Maria Corti, L’ora di tutti, Bompiani editore, Milano, 2001, pp. 368.

[13] Riccardo Cesari, Hai nascosto queste cose ai sapienti. Don Lorenzo Milani, vita e parole per spiriti liberi, Giunti editore, Firenze, 2023, pp. 636.

[14] https://manifesto4ottobre.blog/2024/05/04/quando-parla-chi-non-puo-parlare/

Nella foto Adele Corradi a Brindisi il 25 ottobre 2013 per la presentazione del suo libro con la preside Angela Citiolo e l’attrice Nunzia Antonino (alla sua sinistra)

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