Antonio Greco
Viviamo una profonda crisi, sia sul fronte del cristianesimo e sia sul fronte della civiltà occidentale. Questa storia lunga duemila anni è giunta a un esito di grave malattia: il cielo rosseggia cupo sia per l’Occidente che per il Cristianesimo.
Dal Settecento la Chiesa Cattolica si è impigliata in duro confronto con la modernità per il potere sul sociale, quasi una battaglia mortale. Una vicenda drammatica, ma di una drammaticità di chi, senza averne consapevolezza, combatte una battaglia persa. Gli effetti di questo conflitto andrebbero valutati su tutti e due i versanti, perché in questo conflitto si sta consumando anche il destino dell’Europa. Tutte e due le parti alla fine si sono esaurite nelle loro potenzialità, è mancato il contributo che potevano continuare a dare rinnovandosi o ripensandosi. Ma pochi hanno colto il nesso tra le due crisi.

Enna: protesta contro gli abusi sessuali nella chiesa cattolica, 11 ottobre 2024
In questi giorni Scholé, della editrice Morcelliana, ha pubblicato l’ultima ricerca di Fulvio De Giorgi con il titolo “Riformare la Chiesa”[1].
Lo sguardo del libro, come si può evincere dal titolo, è rivolto principalmente alla crisi della Chiesa cattolica. Il presupposto che De Giorgi pone alla base della sua ricerca su questa crisi è “la visione della «storia (un’unica storia, quella dell’Occidente in cui vive la storia della Chiesa) come anamnesi»” in cui “una precisa e non superficiale anamnesi della “crisi” è funzionale ad una corretta diagnosi” (p. 12).
Fulvio De Giorgi non si ferma alla sola anamnesi/diagnosi della crisi della Chiesa cattolica. Senza mai rinunciare ai rigorosi e solidi riferimenti storici scientifici, l’autore sottolinea di voler completare la sua visione della storia “sporgendomi, talvolta, sulla prognosi e facendo chiaramente intendere gli indirizzi terapeutici che mi sembrano più validi ed efficaci” (p. 12).
Compito dello storico è quello di articolare la ricerca in modo tale da svolgere una funzione attiva tra passato e presente senza pretendere di risolvere il primo nel secondo. Lo storico De Giorgi precisa correttamente in che senso “si sporge sulla prognosi”: “stabilire se, in futuro, ci sarà un’epoca nuova del cristianesimo (la seconda era cristiana), (…) o solo uno scenario morto e cadente di distruzioni non è compito dello storico. Semmai, è un impegno del credente” (p. 96). “La previsione non rientra nel menù della cucina dello storico. La previsione, come diceva Benedetto Croce, è visione di quello che succede. Se io dovessi fare una previsione (in senso crociano di visione), direi che non avviene niente di tutto questo. Non la abrogazione del codice di diritto canonico, né il superamento della struttura clericomaschilista, né la riformulazione del dogma. E, invece, si avviano processi di fossilizzazione. Se invece la previsione è, come diceva Gramsci, una volizione (tu prevedi perché vuoi e costruisci quello che prevedi), e allora un’altra opzione è possibile. È possibile nelle prospettive che vi ho dato”[2].
La diagnosi storica di Riformare la Chiesa è una diagnosi severa: la Chiesa romana è gravemente malata. La tesi è confermata da un dibattito sulla acclarata crisi, fatto con tagli diversi e toni differenti, per il cui dibattito, solo dal 2017 al 2023, De Giorgi cita 11 importanti pubblicazioni e 4 ricerche pubblicate su riviste[3]. Crisi, fine corsa, la chiesa brucia, mondo post-cristiano, svolta, agonia…: sono i termini che ricorrono in queste pubblicazioni (p. 7-8).
Il titolo del libro di De Giorgi è centrato sul verbo “Riformare”.
Non è “Le christianisme éclaté” (l’esplosione del cristianesimo, tradotto malamente in italiano con “Il cristanesimo in frantumi”) di Michel de Certeau- JM Domenach del 1974 o “L’implosione di una religione” di Bruno Mori del 2002.
Non è nemmeno il “Rifondare la chiesa, una follia inevitabile” di Ortensio da Spinetoli del 1986.
Nel verbo “Riformare” di De Giorgi il suo sguardo è limpido, c’è la sua lettura storica franca e dura ma anche amorevole, e perciò, molto credibile. In esso si attenua la voce allarmata, scompare quella apocalittica.
La copertina del libro ha in testa la raffigurazione dell’Angelus Novus di Paul Klee. De Giorgi riporta il notissimo commento del 1940 di Walter Benjamin e si chiede: “Ma chi è l’Angelo della Chiesa cattolica?”
“A me pare che si possa dire che l’Angelo della Chiesa sia, appunto, l’Angelo della Storia. Ma in un senso un po’ diverso da quello descritto da Benjamin nella prospettiva cristiana dei Novissimi. L’Angelo non è altro che una terza unificazione della relazione dialogica di Dio con l’Umanità. In una dinamica di sguardi intensi, l’Angelo guarda la Chiesa e il suo cumulo di macerie storiche. La bocca si apre per soffiare lo Spirito, che è rivolto alla Chiesa. Ed è pure la voce stessa dello Spirito che richiama la Chiesa ad un ravvedimento evangelico” (p. 240).
Il libro è dedicato alla “grata memoria di Giuseppe Dossetti, Carlo Maria Martini e Michele Mincuzzi”.
Dopo una brillante premessa (Krisis, Il cielo rosseggia cupo), il testo è diviso in due parti:
- I movimenti profondi della storia e le nuove esigenze con tre capitoli:
Capitolo primo: Il grande cambiamento antropologico
Capitolo secondo: Il cambiamento di epoche per la Chiesa cattolica
Capitolo terzo: Secolarizzazioni e secolarismi
- Pastori lungimiranti e profezie pastorali:
Capitolo quarto: Don Milani il metodo pastorale
Capitolo quinto: Paolo VI: la riforma della Chiesa
Capitolo sesto: Francesco: potere al popolo di Dio
Infine, più che una conclusione, l’ultimo capitolo è una godibilissima sintesi del libro dal titolo: “Il cielo rosseggia la sera – Tempo della storia, tempo della fede, tempo dello Spirito”.
Per un assaggio rinviamo alla nota allegata Spigolature e sintesi soggettive di Riformare la Chiesa.
Un gigantesco cambiamento storico è in atto attorno alla Chiesa cattolica e al cristianesimo: un cambiamento culturale, psicologico, ideale e anche etico-spirituale. Ciò determinerà necessariamente, volente o nolente, cambiamenti anche nella Chiesa. Ma nonostante il gigantesco fallimento pastorale, la resistenza passiva al cambiamento è sempre più difficile da spiegare. Tuttavia, non credo che lo Spirito abbia cessato di soffiare nel mondo e nella chiesa. Soffia nell’arte, nel cinema (bellissimo il film “Vermiglio” di Maura Delpero, poesia pura contro la guerra e critica efficace del mondo cattolico tridentino, proiettato nelle sale cinematografiche in questi giorni), nella letteratura, nella medicina e nella lotta di coloro che vivono per la giustizia e per la pace. Voci spirituali forti ci sono nell’ambito dell’attuale cristianesimo: penso alla inquietudine creativa, anche spirituale, del mondo femminile, a tante bibliste e biblisti pensanti, ai tanti impegnati nel campo ecumenico, alle vite evangelicamente vissute nelle periferie ecclesiali mondiali. Le voci spirituali forti ci sono, e ci sono sempre state, ma vengono ignorate.
In queste ore in cui la Chiesa cattolica è impegnata per il Sinodo sulla sinodalità, voci autorevoli sostengono che la riforma della Chiesa non può venire dall’alto o solo da un papa. La verità è che la chiesa-istituzione odia il cambiamento. E fa leva sul sonno e sull’indifferenza di molti battezzati. La istituzione ecclesiastica, portata ad autoconservarsi, non vuole riconoscere palesemente che non è in grado di sostenere il confronto critico con la modernità perché è stata storicamente sconfitta.
Se dunque la attuale forma di chiesa è superata da quello che accade al di fuori, sta ai credenti con coscienza critica, nei luoghi e nelle condizioni di lavoro vivere, ristabilire il nesso tra modello evangelico e il fare della fede. Solo così, spogliato dal sistema di credenze, sottratto alle pratiche di una critica storica e sociologica autoreferenziale, il Vangelo si ripropone nella sua figura originaria.
Doloroso e faticoso, comunque, rimane il dilemma che lacera il credente in questa situazione: restare aggrappati alla barca ecclesiale nel momento in cui affonda, oppure fare corpo con la storia, condividere la condizione comune senza altra protezione e garanzia che il proprio credere «immotivato», quale fu all’inizio il movimento di conversione dei seguaci di Gesù?
Il libro di Fulvio De Giorgi può costituire uno strumento importante per chi, con “doppio pensiero”, cammina in questo mondo munito del bagaglio dei saperi di questo tempo e delle grandi domande dell’esistenza che la modernità non ha cancellato ma è anche affascinato dal “solo l’Evangelo”.
Leggiamo il libro di De Giorgi, meditiamolo, esercitiamo su di esso, per quanto ne siamo capaci, anche il discernimento. Ma, poi alla fine, ciascuno nel suo settore, provi a incarnarne il messaggio di cambiamento nella fatica delle lotte quotidiane.
10/10/2024
[1] Fulvio De Giorgi, Riformare la Chiesa, Scholé- Morcelliana, Brescia, sett. 2024, pp. 264.
[2] Op. cit., pag. 191. Qui si riporta la versione del testo presente in: Relazione di Fulvio De Giorgi tenuta a Brindisi il 13 agosto 2023:
[3] Ovviamente senza tenere conto della pubblicistica del tradizionalismo para-cattolico che pullula di titoli, “prevalentemente distorsivi e fuorvianti sul piano della ricostruzione storica”.


