ARCHIVIO DI SCHIENA: INTERVENTI 2000-2014 SULLA GUERRA IN PALESTINA – 2

II

Non sarà Bush a portare la pace giusta” (7 aprile 2002)

Nel 2001 continua l’intifada con altri morti. Netanyahu dichiara “morti” gli accordi di Oslo.
Sharon – estrema destra – è eletto primo ministro.

Il 14 febbraio 2001 un autista palestinese uccide 8 israeliani. I territori sono di nuovo chiusi. Gli scontri a fuoco tra palestinesi e israeliani si moltiplicano. Gli israeliani assassinano due dirigenti palestinesi. Continuano gli attentati antisraeliani e tiri verso gli insediamenti sionisti ad opera di palestinesi. Sharon risponde con aerei e navi da guerra, carri armati, elicotteri ed esercito che invadono l’area sotto controllo dell’autorità palestinesi in violazione degli accordi di Oslo. Ogni giorno gli israeliani uccidono una mezza dozzina di palestinesi. Sharon ignora ogni appello alla cessazione delle ostilità attribuendo la responsabilità del conflitto ad Arafat e affermando il diritto di Israele di fondare nuovi insediamenti nei territori occupati e di ingrandire quelli esistenti. La Lega araba chiama al boicottaggio di Israele. Il neopresidente USA Bush brontola ma non molla l’alleato.

L’11.9.2001 terroristi arabi abbattono le torri del World Trade Center di New York e colpiscono il Pentagono. Gli USA scatenano una caccia ai terroristi a livello mondiale e in Afganistan in particolare. Sharon, additando i palestinesi come terroristi, si sente autorizzato a rafforzare la repressione.

Nel 2002 i palestinesi effettuano vari attentati suicidi che costano la vita a circa 120 israeliani, parte dei quali militari in servizio. Dopo che Sharon ha respinto il ragionevole piano di pace saudita, pure approvato dalla Lega araba, col pretesto di combattere il terrorismo palestinese equiparato a Al Quaeda, l’esercito di Israele invade i territori dell’autonomia palestinese e uccide centinaia di palestinesi e ne ferisce migliaia, opera enormi distruzioni (Jenin è ridotto in macerie, l’aeroporto di Gaza, il porto di Gaza, tutti gli edifici pubblici e centinaia di edifici privati, infrastrutture di ogni genere come TV , canalizzazioni, reti informatiche, archivi, ecc. sono distrutti). Tiene prigioniero Arafat nel suo ufficio a più riprese per settimane, assedia la chiesa della natività e rifiuta una commissione d’inchiesta dell’ONU.


 In questo contesto storico è da collocare il secondo intervento di Di Schiena sul dramma palestinese. L’intervento è da leggere tutto. Sottolineo alcune idee nuove rispetto all’intervento del 2000:

  • criminalizzare un intero popolo palestinese da parte di Israele è una barbarie;
  • denunciare la gravità della politica israeliana contro i palestinesi è l’opposto dell’antisemitismo, è testimonianza di contrapposizione al razzismo di qualsiasi colore, è ripulsa morale e politica del terrorismo;
  • il governo israeliano, proprio perché espressione di un popolo che ha tanto sofferto per ostracismi ed eccidi, con la sua politica violenta non può dimenticare la sua storia e non può riservare trattamenti inumani ad altre genti che hanno anch’esse diritto ad un territorio.

Poi l’articolo ritorna su una tesi già espressa nell’intervento del 2000: Sharon può fare quello che sta facendo perché si trova in perfetta sintonia con Bush che lo sostiene e lo utilizza come avamposto dell’impero americano nel cuore del mondo arabo e musulmano. Ma qui entra nel dettaglio e specifica: la politica americana si pone al di sopra dell’ONU umiliandolo, boicottando le sue risoluzioni e non sostenendolo economicamente. Ma c’è un motivo più profondo che va oltre la drammatica questione palestinese: gli Stati Uniti, con la loro politica economica e militare, stanno imponendo al mondo una globalizzazione che affama, che impone ovunque con armi e con guerre locali.

La visione lucida di una mondializzazione neoliberista, che boicotta qualsiasi protocollo ecologico, che produce esclusivamente conflitti tribali, guerre di pulizia etnica, espansionismi bellicosi, integralismi religiosi intolleranti e xenofobie è diventata il cuore del pensiero politico di Di Schiena e il cavallo di battaglia contro cui spenderà le sue migliori energie intellettuali e i suoi anni futuri. Pochi mesi prima, dal 25 al 30 gennaio 2001, a Porto Alegre (Brasile), si era svolto, organizzato da molti gruppi coinvolti nei movimenti di alternativa alla globalizzazione americana, il primo Forum Mondiale.

In un mare di impotenza e di ipocrisia internazionale, Di Schiena, grida quest’altra verità: Bush non sarà mai l’artefice di una soluzione pacifica e giusta della questione palestinese.

E chi potrà affrontare seriamente la questione?

Riprende l’idea politica concreta della necessità di una forza d’interposizione tra le due comunità palestinesi e israeliana sotto una guida sottratta alle logiche di dominio statunitense. Il suo appello non è più alle classi dirigenti europee e al governo italiano ma a una forte mobilitazione dell’opinione pubblica mondiale. Solo una spinta dal basso avrebbe potuto portare giustizia e pace nel vicino Oriente.

Appello, però, rimasto senza ascolto se, appena dopo un mese, in maggio 2002 il Likud e lo stesso Sharon si esprimono contro la creazione di uno stato palestinese e se un mese dopo Israele darà avvio ai lavori di costruzione di un muro per separare fisicamente i territori palestinesi da Israele, separazione che seguiva quella già realizzata qualche anno prima attorno alla striscia di Gaza e che di fatto ha trasformato questo territorio in un ghetto.

Antonio Greco

Non sarà Bush a portare la pace

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