ARCHIVIO DI SCHIENA: INTERVENTI 2000-2014 SULLA GUERRA IN PALESTINA – 1

Le macerie e i tanti morti dei cento giorni, dal sette ottobre 2023 ad oggi, della tragedia israelo-palestinese sono il segno terribile del “sonno della ragione” e, per noi che assistiamo da lontano dal buco della serratura dei mass media, sono l’agonia di un Occidente che sta vivendo gli ultimi sprazzi di luce prima di essere travolto dalla barbarie e dalla catastrofe delle guerre. “Perché una guerra folle (come tutte le guerre), quella tra ebrei e palestinesi, ma forse la più folle di tutte?”

Il tempo della cronaca che scorre accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai nostri piedi. Viviamo un immane nuovo pericolo: sentirsi anestetizzati e accettare il mondo come è e come viene, vivendolo alla giornata, senza interrogarsi su quanto ha alle spalle e quanto ha davanti, e dove ci sta portando. Ecco, interrogarsi è un antidoto alla anestesia. Capire in modo critico, cioè con la capacità di setacciare le notizie che ci vengono propinate per non fermarsi alla superficie dei fatti, è il solo modo per aprirsi all’azione scegliendo da che parte stare e con chi stare.

Rileggere alcuni scritti di Michele Di Schiena sulla lunga guerra in Palestina ci aiuta a tirare avanti, a credere ancora che ci può essere un futuro politico mondiale. E ci aiuta a conservare un po’ di speranza, in tempi che non sarebbero piaciuti per nulla a Di Schiena e che non piacciono neppure a noi.

Sul tema nell’ “Archivio per l’Alternativa MDS” si trovano quattro articoli. Il primo è del 28 ottobre del 2000, pubblicato sul Quotidiano e ha per titolo: Guerra in Palestina, l’Europa deve farsi sentire di più”; il secondo intervento è del 7 aprile 2002, apparso sempre sul Quotidiano: “Non sarà Bush a portare la pace giusta”; il terzo intervento è del 24 gennaio 2009, pubblicato su Adista: “Riflessioni sulla guerra in Palestina”; il quarto intervento è del 3 agosto 2014, pubblicato sul Quotidiano: “Il dramma palestinese”.

Li pubblichiamo uno alla volta inquadrandoli nella cornice storica in cui sono stati scritti.

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“Guerra in Palestina, l’Europa deve farsi sentire di più” (28 ottobre 2000)

Il primo intervento di Di Schiena sul crudele conflitto Israelo-Palestinese è della fine del 2000. Individua in tre scandalosi comportamenti israeliani i motivi che stanno alla base di questo crudele conflitto:

  • la negazione al popolo palestinese del territorio che gli spetta e di un’autentica sovranità, elementi senza i quali questo popolo non potrà mai costituirsi in uno Stato;
  • la violazione dei diritti umani fondamentali a partire da quelli alla vita e alla salute;
  • l’impedimento in danno dei palestinesi del pieno accesso alle risorse e, in particolare, a quella idrica di decisiva importanza in un territorio afflitto da crescente siccità.

Nel 1998 gli scontri tra l’esercito israeliano e i palestinesi in occasione della commemorazione della nascita dello stato ebraico avevano provocato 9 morti e 1200 feriti. Nonostante questi fatti il governo israeliano aveva approvato il piano della “grande Gerusalemme” proposto da Nétanyahu che, in contrasto con le risoluzioni dell’ONU, prevedeva l’annessione a Israele della parte araba di Gerusalemme e di una parte della Cisgiordania.

Nel 1999 il laburista E. Barak è eletto nuovo primo ministro di Israele mentre M. Katsaw del Likoud (destra) è il nuovo presidente di Israele. Il capo del partito israeliano di destra Likoud si reca provocatoriamente sulla spianata delle moschee a Gerusalemme provocando i primi scontri e i primi morti: è l’inizio di una lunga crisi. Riprende l’Intifada palestinese.

Ma nel 2000 Israele reprime manu militari la rivolta palestinese sparando deliberatamente ai bambini: si contano circa 400 morti palestinesi, 60 morti israeliani, 16000 feriti di cui molti gravi da parte palestinese, blocco dei territori e chiusura dell’aeroporto di Gaza, ecc.

Di Schiena si distacca dall’atteggiamento di molti opinionisti e purtroppo anche da alcune scelte del governo italiano Amato II (25 aprile 2000 – 11 giugno 2001; Coalizione politica: Ulivo – PDCI – UDEUR – INDIPENDENTI; Ministro degli Affari Esteri: Lamberto Dini). Si collega con le forze sociali e democratiche del Paese che per l’11 novembre 2000, a Roma, hanno organizzato una Manifestazione Nazionale per la pace in Medio Oriente che ha per tema: “Sia Pace a Gerusalemme”. La manifestazione nazionale era stata preceduta, dal 2 al 9 settembre 2000, da una settimana di studi, di dibattiti e di testimonianze per la pace in Palestina e Israele: “L’Italia per Betlemme 2000”, promossa dall’Associazione per la Pace, fondatail 28 febbraio 1988.

A Bari, a pochi chilometri dalla base militare di Gioia del Colle dove si volevano installare i Tornado della Nato (altro simbolo di un’altra lunga lotta del pacifismo italiano), si tenne il primo congresso dell’Associazione per la pace. Nei saloni dell’Hotel Ambasciatori, si erano riuniti 400 delegati in rappresentanza di cinquemila iscritti: esponenti di gran parte dei vecchi comitati locali, appartenenti a gruppi cattolici, militanti della sinistra, decine di parlamentari, scienziati, giuristi, gruppi verdi, sindacalisti, intellettuali, politici, religiosi che hanno compiuto percorsi aperti nell’impegno pacifista.

Di Schiena inizia il suo intervento citando la prima parte dell’appello di questa Associazione per la sensibilizzazione delle coscienze e la mobilitazione civile in vista della giornata a sostegno del popolo palestinese. Sorvola sulla condanna (scontata anche per Di Schiena) della violenza che proviene anche dalla parte palestinese per arrivare alle sue autonome riflessioni.

  1. L’equidistanza, quando viene stabilità tra forte e debole e tra oppressori ed oppressi, presenta, nella politica interna come in quella internazionale, il volto della peggiore iniquità perché non tiene conto delle responsabilità in ordine ai misfatti e agli sfruttamenti che sono a monte delle vergognose differenze;
  2. Le gravi responsabilità di questa guerra sono tutte a carico di Israele: la Commissione per i Diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una mozione con la quale venivano condannate le violazioni di tali diritti commesse dallo Stato ebraico in danno della popolazione palestinese e l’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato una risoluzione con la quale ha condannato Tel Aviv “per l’uso eccessivo della forza” contro i palestinesi.
  3. Il Governo italiano ha votato contro la mozione della Commissione e si è astenuto nella risoluzione dell’Assemblea.

Nell’autunno 2000 l’ONU ha votato (contrari solo USA e Israele) ben 8 risoluzioni di condanna di Israele per la sua politica nei territori occupati e deciso l’invio di osservatori internazionali e di una commissione di inchiesta il cui lavoro è però ostacolato dal divieto israeliano di indagare sul terreno. Successivamente altre risoluzioni che intimavano a Israele di ritirarsi dai territori occupati sono rimaste lettera morta.

Di Schiena in questa sua prima lettura non tira in ballo motivazioni storiche, filosofiche o religiose come l’antisemitismo, il sionismo, la shoà…ma solo motivi economici e politici per spiegare questa assurda guerra. La guerra palestinese ha una causa politica ed è la volontà del grande ed egemone “fratello” statunitense, che ha stabilito In Israele la sua” Torre di controllo”, di controllare il Medio Oriente, l’unico che resiste al suo impero. La politica economica e la potenza militare degli Stati Uniti non incontrano sullo scenario internazionale apprezzabili ostacoli salvo quello costituito dal mondo arabo, mondo arabo che, pur essendo economicamente povero (nonostante il petrolio) e militarmente debole, appare culturalmente e politicamente “diverso” e “resistente”. L’Europa e il nostro paese sono influenzati dal timore reverenziale verso il modello americano. In Italia questa tesi è dimostrata da tre fattori: – dalle posizioni nettamente antiarabe del centrodestra; dai pronunciamenti della Lega in crisi che esprimono un mostruoso paganesimo cristiano; e, sul piano religioso, con le debite differenze di motivazioni e di tono, dagli umori dell’integralismo cattolico con le incredibili sortite del cardinale Biffi, influente arcivescovo di Bologna.

Con una lucidità molto rara nel 2000, con la consapevolezza che la situazione in Palestina si sarebbe fatta ogni giorno più drammatica e suscettibile di sviluppi imprevedibili, Di Schiena chiude l’intervento, con una proposta politica, concreta e positiva (come faceva per ogni questione trattata), come parte integrante ed essenziale della sua analisi: l’Europa deve assumersi tutte le sue responsabilità e prendere le iniziative che le competono, prima fra tutte quella dell’appoggio alla richiesta che i palestinesi hanno avanzato all’Onu di inviare nei territori una forza multinazionale che possa mettere fine alle violenze ed al massacro. Una richiesta questa che il nostro governo può subito appoggiare per dare alla risoluzione negoziata del conflitto un contributo libero da condizionamenti e forte saggezza.

Antonio Greco

L’Europa deve farsi sentire

foto di Maurizio Portaluri: famiglia palestinese ad un check point (2010)

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