“FRATELLI TUTTI”: E LE SORELLE?

Maurizio Portaluri

In un articolo apparso su “Adista” – Segni Nuovi – del 14 novembre 2020 la prof.ssa Paola Cavallari, presidente dell’Osservatorio Interreligioso sulla Violenza contro le Donne nonché referente del SAE di Bologna e membro del Coordinamento Teologhe Italiane, esprime alcune critiche sull’impostazione ancora troppo al “maschle” dell’ultima enciclica di papa Francesco.

Per la verità Paola Cavallari aveva sollevato osservazioni sul carattere “autarchico maschile” anche della “Laudato sii”: “un’impostazione analoga conteneva l’enciclica Laudato si’, come ebbi modo di rilevare in un articolo che, pur nella gratitudine per quell’“inaudito” evangelico di cui il testo era testimonianza, evidenziava l’“autarchia” maschile in esso racchiusa [ h t t p s : / / w w w. m o s a i c o d i – pace.it/mosaico/a/47195.html]. Ora quegli spunti mi appaiono avvalorati. Se Francesco, innegabilmente, è persona che, nel suo operare, vola alto, mi chiedo: a quando, il volo alto di fronte alle donne?”

Il titolo

Cominciamo dal titolo dove manca “sorelle” sebbene il Catholic Women’s Council avesse lanciato una petizione ad hoc. “Non è che un frammento di un quadro d’insieme androcentrico che l’ultima enciclica di papa Francesco, Fratelli tutti, ci offre. La mancanza di “sorelle” nel titolo non è un’inezia. L’uso di un lessico escludente si snoda per tutte le pagine. A mo’ di esempio, la frequenza con cui compaiono nel corpo del testo termini-chiave è cifra di tale impianto: mentre il gruppo semantico uomo/uomini/ fratello/fratelli ha l’occorrenza di 114 volte, nel corrispettivo riferito a donne ecc. l’occorrenza è di 25 (senza contare la sezione delle note, il che aumenterebbe la sproporzione)”.

Chi ha manipolato il bene comune?

Nell’analisi delle cose che non vanno l’enciclica condanna senza mezzi termini l’appropriazione dei beni comuni a vantaggio di pochi. “Molto spazio è poi orientato alla strumentalizzazione perversa di categorie politiche originariamente sorte per il bene comune, ma che poi «…sono state manipolate e deformate per utilizzarle come strumenti di dominio» (14). Perfetto, ma in quali mani (appartenenti a quale genere) è tale dominio? …… «A volte mi rattrista il fatto che, pur dotata di tali motivazioni, la Chiesa ha avuto bisogno di tanto tempo per condannare con forza la schiavitù e diverse forme di violenza» Così al comma 86 dell’enciclica. Per le violenze – incommensurabili – che si sono riversate nei secoli sulle donne permane l’oblio. Pur così premurosi nel rovesciamento della piramide, non si contempla la realtà delle donne, quelle in carne e ossa, che vivono, parlano, ragionano a partire dal discernimento della propria soggettività.”

Nulla sulla discriminazione e sulle violenze subite dalle donne.

Riguardo alla violenza manca esplicita menzione delle violenze sulle donne e degli abusi sulle religiose. “La questione dell’esclusione delle donne da funzioni di responsabilità, la mancanza di un esplicitata consapevolezza per le offese e i torti perpetrati nel corso dei secoli (e di un mea culpa, vedi la lettera aperta https://www.cdbitalia.it/chiesa-chiedici-scusa/), la questione degli abusi sessuali e di coscienza sulle religiose (e ovviamente sui/sulle minori) sono imprescindibili in una analisi di nodi e strozzature che logorano lo spirito di fratellanza/sororità.”

La famiglia, d’accordo, ma quale famiglia se le violenze sulle donne si perpetrano nelle mura domestiche?

La famiglia è disegnata come un luogo dove si può litigare ma tutto si ricompone. Ma non si parla delle violenze nelle mura domestiche e quindi del tipo di famiglia a cui si pensa.“La famiglia è istituzione chiave per la stabilità sociale. Ma di quale società? Gesù, nei quattro vangeli, ci offre immagini inedite sulla famiglia. I passaggi sono molteplici e tutti incredibilmente folgoranti…. Silenzio sul fatto che la maggioranza dei femminicidi, degli abusi su donne e minori, dei maltrattamenti e degli stupri perpetrati da partner avvengono tra le pareti domestiche. Omertà sulle moltissime donne insultate, maltrattate, tradite e umiliate dai loro partner maschi, spesso davanti ai figli; sulla complicità (negli effetti pratici) del clero con l’aggressore, nel momento in cui le donne si sentono dire, dal proprio confessore o parroco, di sopportare, di sacrificarsi, perché su di loro grava il compito di reggere la famiglia.”

Se l’amicizia sociale non c’è, non sarà perché non funzionano saperi ed istituzioni pensati al maschile?

Il richiamo all’amicizia sociale è la linfa del testo. Ma, perdonate la mia insistenza: quale tipo di cultura, quali paradigmi antropologici, quali assetti simbolici, quali strutture di peccato destabilizzano e assediano l’amicizia sociale? Non sono forse le istituzioni, l’economia, i saperi in mano maschili? È una conclusione sillogistica allora dedurre che le responsabilità dello sfascio morale e materiale è del genere maschile. Nell’enciclica – e ovunque si edifica un ordine del discorso come neutro universale – il genere dell’ingiustizia non si palesa.”

16/11/2020

L’articolo è integrale è a questo link:: https://www.adista.it/articolo/64432

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One Reply to ““FRATELLI TUTTI”: E LE SORELLE?”

  1. “Assolvo il dire del Papa”per tutte quelle volte che apre il dire con “fratelli e sorelle” accetto l’ardimento umano che certamente include le sorelle.

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