RELIGIONE COSMICA E CRISTIANESIMO NON RELIGIOSO

A luglio scorso la Morcelliana di Brescia nella sua celebre collana “Pellicano rosso” ha pubblicato un breve saggio di A. Einstein del 1931 dal titolo “Religione cosmica”. Il testo del 1931 è composto da quattro brevi capitoli (La religione cosmica, che dà il titolo al testo, Pacifismo, Gli ebrei, Opinioni ed aforismi) e da una appendice “Sulla natura della realtà. Conversazione fra A. Einstein e R. Tagore”. L’edizione italiana del Pellicano rosso è arricchita da un introduttivo Apprezzamento di G.B. Shaw e da una postfazione a cura di E.R.A. Calogero Giannetto-A. Taschini, La teofisica spinoziana di A. Einstein.

Tema principale sia del grande fisico che degli autori della postfazione è il rapporto tra scienza, religione e teologia.

Albert Eistein è il simbolo più imponente della scienza del Novecento nell’immaginario collettivo; ha formulato la teoria della relatività ristretta e generale, ha contribuito a sviluppare la teoria dei quanti e ha gettato le basi della cosmologia contemporanea. Invece la sua proposta di una religione cosmica è meno conosciuta.

Secondo Einstein la prima fonte da cui nasce la religione è la paura e il terrore di esseri superiori dai cui capricci dipenderebbero le sorti della vita. E’ questa una forma primitiva di religione che si esplica in un culto sacrificale e rituale che serve a placare la collera divina: questa forma di religione primitiva legittima soprattutto il potere sacerdotale e il potere regale-politico che la sostengono e da cui traggono motivo di esistere. Da questa religione della paura si è passati nell’evoluzione delle varie civiltà ad una religione dei “sentimenti sociali” o “morale”, che si basa soprattutto sull’idea di un Dio provvidenziale, paterno e materno, che ha creato e regge l’universo in funzione dell’umanità. Non solo questa religione morale non si è liberata completamente della religione del terrore di cui mantiene residui, ma ha ancora una prospettiva antropocentrica e per questo antropomorfa.

Religione cosmica significa reverenza per tutto l’universo e compassione per tutti gli esseri viventi, perché per Einstein Dio e universo coincidono. Einstein, seguendo Spinoza, non accetta l’idea di un Dio che ricompensa e che punisce la sua creazione. A chi gli chiedeva se credeva in Dio, Einstein rispose: ”Io credo nel Dio di Spinoza, che si rivela nella ordinata armonia di ciò che esiste, e non in un Dio che si occupa dei destini individuali e delle azioni degli esseri umani”. Secondo Einstein “i geni religiosi di tutti i tempi si sono distinti per il loro senso della religione cosmica, che non riconosce né dogmi né Dio plasmato a immagine dell’uomo. Di conseguenza non può esserci una chiesa le cui dottrine principali si fondano sull’esperienza cosmico/religiosa. Accade, dunque, che precisamente tra gli eretici di tutte le epoche noi possiamo trovare uomini che furono ispirati dalla più elevata esperienza religiosa; spesso essi apparivano ai loro contemporanei come atei, ma a volta anche come santi. Da questa prospettiva, uomini come Democrito, Francesco d’Assisi e Spinoza sono molto simili” (pag. 22).

Da questa visione di una religione cosmica Einstein giunge ad una interpretazione del rapporto tra scienza e religione molto diversa da quella consueta, che le ritiene inconciliabili antagoniste. Einstein sostiene, invece, che la religione cosmica “sia la forza motrice più forte e la più nobile della ricerca scientifica” (pag. 23). Nella pagina finale del testo dimostra come nessuna innovazione scientifica è possibile senza una profonda fede nella razionalità della struttura del mondo. “Un contemporaneo – scrive Einstein – ha giustamente affermato che sono gli individui profondamente religiosi, nella nostra epoca ampiamente materialistica, a essere gli unici onesti uomini di ricerca” (pag. 24). Fino al noto aforisma nel quale Einstein arrivò ad affermare che “la scienza senza la religione è zoppa, e la religione senza la scienza è cieca” (Conferenza del 1941).

Se abbandoniamo il tema centrale del rapporto tra scienza e religione ed esaminiamo il rapporto tra religione cosmica e teologia, Einstein non si trova d’accordo con il filosofo-teologo Tagore.

Einstein incontrò quattro volte Tagore, poeta indiano, premio Nobel per la letteratura nel 1913, riformatore religioso dell’induismo soprattutto con elementi presi dal cristianesimo. Il colloquio che si riporta in appendice del testo è quello dell’incontro avvenuto il 14 luglio 1930.

Il motivo di questa opposizione a Tagore è presto detto: nella modernità, via via che la scienza e la filosofia si allontanavano e si distaccavano dalla teologia, il rischio era quello di ricadere nella prospettiva di una totale dipendenza della verità e del bene dalla soggettività non più divina ma meramente umana, avallata da una religione del tutto antropocentrica. Così si oppone anche alla religione dell’uomo di Tagore e della maggior parte dell’umanità la nuova forma di religione, una religione cosmica.

Interessante sarebbe un confronto tra questo testo e le opere di Pierre Teilhard de Chardin. Altrettanto interessante un confronto tra la tesi di Einstein e quella di D. Bonhoeffer. I tre erano contemporanei. Non so se i tre conoscessero gli scritti l’uno dell’altro. La religione cosmica, La vita cosmica, Il cristianesimo senza religione: richiami affascinanti e suggestivi tra i tre.

Di Einstein è nota una famosa epigrafe: “Vivere in questo mondo è pericoloso non a causa delle persone malvagie, bensì per la gente che non fa nulla per opporvisi”; dedicata a tutti i cristiani protestanti, oppositori del nazismo, internati nei lager e trucidati, è certamente riferita anche alla vita e alla fine anche di Bonhoeffer.

Questi è erede, come sappiamo, di Barth, il primo grande teologo che polemizza contro la religione in modo estremo. Secondo Barth la religione è l’ultimo, il più grande, il più alto e anche il più grave dei peccati dell’uomo, perché è il tentativo di dare la scalata a Dio, di istituire un ponte che mi mette in relazione con Lui. Ma il cristianesimo non religioso di Bonhoeffer è molto più radicale delle affermazioni barthiane. Occorre cioè togliere un’interpretazione religiosa del cristianesimo. Non basta solo togliere un’interpretazione mitica. L’interpretazione religiosa del cristianesimo è quella che fa di Dio un tappabuchi, cioè che usa Dio come un’ipotesi di lavoro. Tutte le visioni del mondo che incapsulano Dio come un elemento essenziale per il sistema l’hanno già tradito e quindi noi dobbiamo provare a fare senza questa visione ideologica. Bonhoeffer propone a questo riguardo la “disciplina dell’arcano“, secondo cui noi oggi dobbiamo proteggere il silenzio, dobbiamo proteggere il mistero, dobbiamo proteggere la differenza, cioè dobbiamo impedire che si utilizzi Dio come chiave per risolvere i problemi dell’uomo. L’uomo ha la forza e il dovere di risolverli da sé, ma così facendo noi lasciamo uno spazio molto più importante per Dio, perché lo poniamo non come elemento per costruire il mondo, ma come la radice ultima della realtà.

Azzardiamo troppo se consideriamo Il cristianesimo senza religione di Bonhhoeffer come il versante teologico della religione cosmica di Einstein?

2 Replies to “RELIGIONE COSMICA E CRISTIANESIMO NON RELIGIOSO”

  1. Azzardo qualche piccola impressione sulla nota inviata:

    – Benchè gli autori citati abbiano in comune una visione razionale del cosmo sia dal punto di vista teologico che filosofico e scientifico, tuttavia ritengo banalmente che ogni visione materialistica ed evoluzionistica non sia esaustiva del rapporto causa-effetto e non solo dal punto di vista delle cause teleologiche o finali o provvidenziali che dir si voglia, ma neanche, a rigore, di quelle efficienti o naturali o meccaniche che dir si voglia…la religione cosmica di Einstein ha senza dubbio in comune con la visione di Bonhoeffer l’esigenza di superare lo schema della religione con i suoi pericoli e deformazioni, ma poi a mio parere le due visioni non sono per niente compatibili in ordine al rapporto causa-effetto nel principio e sviluppo del cosmo e ancor di più in ordine all’idea di Dio e di Rivelazione…senza dubbio le moderne teologie della croce rimangono l’espressione più coerente delle visioni sia di Bonhoeffer o di Francesco d’Assisi…sono perfettamente consapevole che sono argomenti immensi che vanno sviscerati per cui questa mia nota è solo una impressione parziale, e non supportata dalla lettura del testo proposto…è solo un piccolo contributo alla riflessione…cordiali saluti…Cosimo Miccoli

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  2. “Gli autori citati, dice Miccoli, hanno in comune una visione razionale del cosmo”. Ed “ogni visione materialistica ed evoluzionistica non è esaustiva del rapporto causa-effetto …”.
    Anche una lettura superficiale del testo di A. Einstein, La religione cosmica, non autorizza a concludere che al grande scienziato interessava il superamento dello “schema della religione con i suoi pericoli e deformazioni” né interessava affermare una visione razionale del cosmo, materialista ed evoluzionista, in contrapposizione ad una visione eteronoma e religiosa.
    La lettura del testo ha provocato solo richiami, per me, affascinanti e suggestivi, ad altri due conosciutissimi teologi: Pierre Teilhard de Chardin e D. Bonhoeffer. Ripeto, solo richiami.
    E questo dopo aver letto e studiato i testi del gesuita Lenaers che, in sintesi, sostiene la fine dell’assioma secondo il quale esistono due mondi: terra e cielo (paradiso o inferno), eternità e tempo, soprannaturale e natura, al di là e al di qua, onnipotenza e limite. E’ lo schema del dualismo “eteronomo”, cioè in questo schema il nostro mondo è completamente dipendente dall’altro (dal greco: heteros) mondo, in cui vengono stabilite tutte le leggi (dal greco: nomos) per il nostro mondo. Secondo Lenaers l’emergere delle scienze esatte ha spinto l’uomo moderno a ritenere che non solo il fulmine ma anche un numero sempre crescente di fenomeni fisici e psichici in un primo tempo percepiti come il risultato d’interventi soprannaturali (come epidemie, terremoti, guarigioni improvvise, chiaroveggenza, sogni, apparizioni, voci dall’altro mondo, stimmate e possessioni) ora sono riconosciuti come l’effetto di forse intramondane. Non più, quindi, una visione della vita “eteronoma” ma una visione convintamente “autonoma”.
    Ma anche questa visione autonoma, che porta l’uomo moderno all’ateismo e al materialismo, è causata spesso, secondo Lenaers, dalle rigide posizioni di coloro che propugnano l’assioma eteronomo. Per superare questi due assiomi, Lenaers propone una terza via, che chiama “teonomia”.
    Colui che pensa teonomamente riconosce in Dio (in greco theos) la dimensione più profonda di ogni cosa e pertanto anche la legge (dal greco: nomos) interna del cosmo e dell’umanità. In questo pensiero teonomo esiste un solo mondo: il nostro. Ma questo mondo è sacro poiché è la costante autorivelazione del sacro mistero poiché è la costante autorivelazione del mistero che chiamiamo “Dio”.
    Da questo “nuovo assioma” nascono i richiami ai tre autori citati nella recensione del testo di Einstein.
    La fine dell’assioma eteronomo pone un “richiamo” e un ineludibile incontro-scontro anche per le tante teologie (comprese le teologie della croce) che pullulano nei nostri tempi.
    L’intervento di Miccoli, in sè positivo in un ambiente culturale ed ecclesiastico in cui si dibatte poco o nulla di certi argomenti, pur nella sua brevità, si colloca, però, all’interno dell’assioma eteronomo e legge il mondo con le storiche categorie dualiste che appaiono sempre più incompatibili con la scienza e il pensiero dell’uomo moderno.

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